Un robot può apprendere come camminare se è collegato a gambe umane

I robot potrebbero essere in grado di muoversi in ambienti sconosciuti se copiano ciò che facciamo.

di Charlotte Jee

Per un robot, salire o scendere le scale può rappresentare un problema insormontabile. Far sì che imitino il modo in cui riusciamo a spostarci così facilmente è una potenziale soluzione. Questa considerazione è la premessa di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università dell’Illinois e del MIT, pubblicato su “Science Robotics”.

I ricercatori hanno creato un’interfaccia uomo-macchina che replica i movimenti di un operatore, che salta, cammina o passeggia su una piastra dotata di sensori di movimento, su un robot. Il sistema traccia anche i movimenti del corpo dell’operatore, utilizzando un giubbotto anch’esso cablato con sensori. I dati acquisiti dal busto e dalle gambe vengono quindi mappati su un robot a due gambe (in particolare, una versione più piccola del robot Hermes sviluppata dal MIT).

Il sistema funziona in entrambe le direzioni, vale a dire consente all’operatore di “sentire” ciò che sente il robot. Se ci si imbatte in un muro o si spinge un oggetto, questa sensazione viene ritrasmessa alla persona dall’altra parte tramite un feedback tattile. Ciò consente alla persona di adattarsi di conseguenza, applicando una pressione maggiore o minore secondo necessità.

Questo feedback include misure di sicurezza che interrompono automaticamente il sistema di alimentazione se il robot sperimenta pericolosi livelli di forza, come spiega João Ramos, un ricercatore dell’Università dell’Illinois e coautore del documento.

Il set-up attuale è piuttosto semplice: numerosi cablaggi, alcuni ritardi nella comunicazione e movimenti abbastanza lineari. Si limita a compiti specifici, più che essere un sistema generalizzato per tutti i movimenti. Tuttavia è un passo verso robot più mobili e utili.

Diagramma del robot.University of Illinois

“Far muovere i robot in autonomia è la più grande sfida nella robotica. Se si usa il potere della mente umana per raccogliere informazioni sensoriali sul mondo, il robot può elaborarle collegandosi a un sistema di controllo per svolgere compiti come il bilanciamento o il passo “, afferma Mike Mistry, che studia robotica all’Università di Edimburgo e non ha partecipato a questo studio.

Il collegamento a un essere umano potrebbe aiutare i robot a intervenire in situazioni catastrofiche che mettono a rischio la vita dei soccorritori. I ricercatori affermano che un sistema come questo potrebbe essere utilizzato per aiutare nelle operazioni di pulizia robotica come quella dopo il disastro della centrale nucleare di Fukushima Daiichi in Giappone nel 2011.

Gli esseri umani, da una distanza di sicurezza, avrebbero potuto guidare i robot e farli spostare nel sito nel modo voluto. E mentre al momento non vi è alcun apprendimento automatico coinvolto nel processo, Ramos ritiene che i dati acquisiti dal sistema possano essere utilizzati per rendere i robot autonomi.

“Tra 50 anni avremo robot completamente autonomi. Ma il controllo umano offre potenzialità che non abbiamo ancora esplorato, quindi nel frattempo ha senso combinare robot e umani per sfruttare al meglio entrambi”, ha concluso Ramos.

Immagine: Joao Ramos, ricercatore dell’University of Illinois. University of Illinois

(rp)

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