Secondo l’ultimo rapporto del panel sul clima delle Nazioni Unite senza tagli radicali alle emissioni di carbonio il fallimento delle politiche per bloccare l’aumento delle temperature sarà senza appello. E senza piani B
di James Temple e Casey Crownhart
Un nuovo cupo rapporto del panel sul clima delle Nazioni Unite sottolinea il prezzo che il mondo sta pagando per i lunghi ritardi nell’affrontare il riscaldamento globale nonostante decenni di avvertimenti. L’anno scorso, il biossido di carbonio legato all’energia in tutto il mondo ha superato i 36 miliardi di tonnellate, stabilendo un nuovo record appena l’economia globale è risorta dalle profondità della pandemia.
Poiché le emissioni continuano ad aumentare, avverte il rapporto, i livelli di gas serra che il mondo può ancora rilasciare prima di spingere il pianeta oltre soglie di riscaldamento molto pericolose sono diventati allarmanti. Ciò significa che la sola riduzione delle emissioni quasi certamente non sarà sufficiente, ma il mondo dovrà anche creare le infrastrutture, i sistemi e le politiche necessarie per aspirare miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’aria ogni anno.
“La rimozione dell’anidride carbonica è essenziale per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero”, ha affermato Diána Ürge-Vorsatz, vicepresidente del team di lavoro che ha prodotto il rapporto di quasi 3.000 pagine, durante una teleconferenza. L’IPCC, il gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ha prodotto una serie di rapporti di vasta portata con valutazioni di ordine scientifico sui rischi del riscaldamento globale e quest’ultimo, il terzo volume del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC, valuta le opzioni per ridurre le emissioni e limitare l’impatto del cambiamento climatico.
Il rapporto conclude che le nazioni dovranno ridurre drasticamente le emissioni in tutti i settori, compresi i trasporti, l’energia e l’industria pesante. Ciò richiederà il rapido passaggio dai combustibili fossili alle fonti di energia pulita, nonché cambiamenti sostanziali nel modo in cui produciamo cibo e altri beni. “Il verdetto è chiaro”, ha detto António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. “Siamo su una corsia preferenziale per il disastro climatico“.
Il rapporto dedica un capitolo alla rimozione del carbonio, evidenziandone in quattro punti l’importanza e le difficoltà da affrontare:
1. La rimozione del carbonio non ha alternative
Il rapporto delle Nazioni Unite indica che ora è quasi impossibile prevenire 1,5 ˚C di riscaldamento globale senza interventi sostanziali per rimuovere il carbonio, e sarà anche molto difficile evitare che si arrivi a 2 ˚C. Il livello minimo di rimozione dell’anidride carbonica richiederebbe la riduzione delle emissioni globali di gas serra a circa 31 miliardi di tonnellate all’anno entro il 2030, come rileva il valore mediano. Ciò significa quasi dimezzare le emissioni in otto anni.
La riduzione delle emissioni richiederebbe rapidamente transizioni vertiginose verso nuove tecnologie, nonché forti riduzioni della domanda di energia, che comporterebbero cambiamenti del comportamento umano e miglioramenti dell’efficienza senza precedenti. Un ridimensionamento del l’obiettivo a 2 ˚C fornirebbe sostanzialmente un ulteriore decennio per dimezzare l’inquinamento climatico, con una previsione di 29 miliardi di tonnellate di emissioni entro il 2040.
La velocità e l’entità dei tagli richiesti in entrambi i casi semplicemente non sono realistiche, afferma Julio Friedmann, responsabile scientifico di Carbon Direct, una società di ricerca e investimento focalizzata sulla rimozione del carbonio. A suo parere, non abbiamo fatto abbastanza per passare a modi più puliti di gestire le nostre economie e di conseguenza non abbiamo a disposizione forme di intervento in settori come l’aviazione, la navigazione marittima e in prodotti come i fertilizzanti, il cemento e l’acciaio.
2. Si dovrà intervenire in tutti i settori
I modelli che limitavano il riscaldamento a 2 ˚C si basavano su tre metodi principali di rimozione del carbonio: piantare alberi, ripristinare foreste con relative pratiche di gestione del territorio, sistemi di estrazione della bioenergia dalla biomassa e di cattura e stoccaggio del carbonio, nota come BECCS. Queste tre linee di intervento, secondo il rapporto, dovrebbero rimuovere fino a 17 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno entro il 2050 e 35 miliardi entro il 2100.
3. E’ necessario un portafoglio di opzioni di rimozione del carbonio
Il rapporto sottolinea che approcci diversi alla rimozione del carbonio presentano vantaggi e sfide molto diversi. I sistemi basati sul piantare alberi e ripristinare le foreste, per esempio, sono i più diffusi oggi. Ma il carbonio può tornare nell’atmosfera quando le piante muoiono o bruciano negli incendi. Quindi queste soluzioni hanno probabilmente una vita più breve rispetto ad altri metodi come lo stoccaggio geologico, che blocca il carbonio sottoterra.
La cattura diretta dell’aria può rimuovere e immagazzinare in modo permanente il carbonio, ma le macchine sono attualmente di dimensioni limitate e costose e la tecnologia consuma grandi quantità di energia e acqua. I modelli del rapporto IPCC fanno affidamento sulla BECCS, che rappresenta un ibrido di approcci basati sulla natura e sulla tecnologia, con alcuni dei vantaggi di ciascuno. BECCS, tuttavia, richiede l’utilizzo di grandi quantità di terra e potrebbe, tra le altre sfide, entrare in competizione con le esigenze della produzione alimentare.
Il rapporto rileva un’ampia varietà di altri modi per catturare l’anidride carbonica, compreso l’uso di minerali per aumentare l’alcalinità dell’acqua di mare. Ma ancora non ci sono dati sufficienti per confermarne la validità.
4. L’aumento richiederà finanziamenti e decisioni politiche
Gli autori del panel sul clima sottolineano che il raggiungimento di elevati livelli di rimozione del carbonio richiederà importanti attività di ricerca e sviluppo per determinare i metodi più efficaci, ridurre al minimo gli impatti ambientali e sviluppare rapidamente grandi progetti nel mondo reale. “Abbiamo bisogno del contributo di tutti per attuare la decarbonizzazione”, ha scritto Frances Wang, responsabile di programma della ClimateWorks Foundation.
Il problema è: chi pagherà le centinaia di miliardi di miliardi di dollari necessari per rimuovere così tanta anidride carbonica anno dopo anno? Il rapporto afferma che accelerare la ricerca e lo sviluppo sulla rimozione del carbonio – e convincere le aziende a farlo effettivamente – richiederà l’adozione di politiche governative per imporre o incentivare la rimozione del carbonio, nonché sistemi di controllo per garantire che le azioni intraprese stiano ottenendo i benefici climatici dichiarati. In quest’ambito non mancano, naturalmente, esempi virtuosi di aziende,e perfino multinazionali energetiche, che hanno avuto la sensibilità e il coraggio di guidare il cambiamento.
Ma al momento il mondo sta producendo circa 6 miliardi di tonnellate di emissioni annuali in più rispetto a quando è stata pubblicata l’ultima valutazione importante, nel 2014. L’unica alternativa, ora più che mai, è cambiare strada.