Intervista a Danila De Stefano, psicologa clinica, che nel 2019 ha fondato Unobravo, piattaforma che offre servizi di terapia psicologica online e che ha cambiato il modo di trattare i problemi di salute mentale. “Abbiamo digitalizzato un servizio tradizionalmente offline per rendere più accessibile il supporto e combattere i pregiudizi”.
Cos’è per te l’innovazione?
È la capacità di concepire qualcosa di nuovo, che ancora non esiste, e riuscire a immaginarselo già realizzato. Per trasformare le proprie visioni in realtà è necessario procedere con costanza e gradualità. È, inoltre, fondamentale osservare attentamente il mondo circostante e comprenderne i bisogni, così da poter concepire nuove soluzioni realmente efficaci e capaci di apportare un miglioramento alla vita delle persone e risolverne i problemi reali.
Qual è il ruolo del leader nel processo di formazione o trasformazione della cultura dell’organizzazione?
Credo che non esista un unico profilo di leader. I leader possono avere caratteristiche personali e skills molto diverse tra loro: alcuni possono essere visionari, altri eccellenti nel gestire le persone, ad esempio. In generale, ritengo che il compito fondamentale di un leader sia quello di ispirare, motivare, guidare e indirizzare gli altri verso un obiettivo comune, facilitandone al contempo il lavoro. Un leader dovrebbe essere parte integrante del suo team, non comportarsi come se fosse al di sopra degli altri. Oltre a una buona dose di leadership e carisma, un bravo leader dovrebbe, infatti, dimostrare comprensione ed empatia verso gli altri e sviluppare tutte quelle competenze relazionali che favoriscono la creazione di una cultura aziendale sana e positiva e che consentono di instaurare dei legami autentici sul luogo di lavoro.
Il digitale come sta rivoluzionando l’industry della salute?
Il digitale sta apportando delle trasformazioni molto significative e che coinvolgono numerosissimi aspetti del settore della salute. Unobravo, ad esempio, lo fa attraverso la digitalizzazione di un servizio che tradizionalmente si svolgeva offline: la seduta di terapia psicologica. In parallelo, sono moltissime le aziende che stanno seguendo la strada dell’innovazione, digitalizzando tutta una serie di processi che un tempo avvenivano in presenza.
La digitalizzazione ha come conseguenza un’importante riduzione dei costi vivi. Ciò fa sì che i servizi sanitari possano essere più facilmente accessibili e ad un pubblico sempre più ampio. I costi tendono, infatti, ad essere mediamente inferiori rispetto a quelli associati ai servizi di assistenza sanitaria tradizionali. Un altro aspetto rivoluzionario è rappresentato dalla maggiore flessibilità che consente alle persone di accedere ai professionisti della salute ovunque si trovino. La trasformazione digitale a cui abbiamo assistito negli ultimi anni sta contribuendo ad abbattere alcune delle barriere che un tempo ostacolavano l’accesso ai servizi e non permettevano alle persone di curarsi e stare meglio. Tra tutti i vantaggi apportati dalla digitalizzazione, garantire una maggiore accessibilità ai servizi è l’aspetto che trovo più innovativo e benefico.
Qual è il futuro del rapporto medico-paziente di persona?
Dal mio punto di vista, il rapporto medico-paziente di persona è destinato a continuare a evolversi. Negli anni a venire le interazioni di persona diventeranno sempre meno frequenti e necessarie rispetto a oggi. Il rapporto medico-paziente di persona si confinerà soprattutto a tutte quelle terapie e procedure che richiedono un contatto fisico diretto o la compresenza di ambo le parti.
Anche i rapporti medico-paziente di persona verranno comunque arricchiti da avanzamenti tecnologici, non necessariamente limitati alla sfera del digitale, ma anche riguardanti l’utilizzo di nuovi hardware che saranno integrati nella relazione al fine di migliorarla. Parlando di hardware, mi riferisco a tutti quei dispositivi che possono contribuire a rendere migliori, più rapide ed efficaci, sia le diagnosi che le terapie.
Che ruolo gioca il talento in questo momento nella competitività di un’organizzazione?
Il talento dovrebbe essere presente a tutti i livelli: quando si formula la strategia aziendale, ma anche nella pianificazione accurata dei passi da compiere per realizzarla e nello svolgimento di ciascuno degli step e processi necessari. Intuizione, approccio strategico, preparazione e pianificazione sono tutti ingredienti fondamentali per puntare in alto e magari riuscire.
Tuttavia, ciò che ritengo ancora più essenziale è riconoscere il talento nelle proprie persone. Un’organizzazione deve cercare attivamente il talento e aspirare ad attrarre i collaboratori migliori, ma anche metterli nelle condizioni giuste e dar loro tutti gli strumenti affinché possano collaborare tra loro in modo efficace. Senza persone straordinarie, diventa arduo compiere imprese straordinarie. Talvolta, però, persone eccezionali possono non essere valorizzate appieno se si trovano nel contesto sbagliato. Pertanto, la sfida non è solo attrarre le persone giuste, ma anche dar loro un ruolo adatto e creare le condizioni ottimali affinché possano esprimere appieno il proprio talento e contribuire, così, in modo significativo al successo dell’organizzazione.
Che consigli darebbe a un altro leader in temi di innovazione, trasformazione digitale e talento?
Concentrarsi su ciò di cui si ha una comprensione profonda e per cui si è eccellenti.
Ad esempio, se si decide di esplorare un nuovo mercato, è fondamentale averne una conoscenza approfondita. Il mio suggerimento sarebbe, quindi, di avvicinarsi il più possibile ai propri utenti e clienti Oppure, se esiste una community, come nel nostro caso, di creare quante più conversazioni, confronti e momenti di dialogo possibili per “entrare” in quel mercato e capire appieno le esigenze delle persone. Solo tenendo un approccio meticoloso, dedicato e orientato all’ascolto è possibile dare vita a qualcosa che abbia davvero un valore e il giusto potenziale per avere successo.
Gli investitori e l’ecosistema dell’innovazione sono interessati alla vostra azienda. A questo proposito, quali sono i prossimi obiettivi di crescita e sviluppo di Unobravo?
Uno dei fattori che sicuramente ha giocato un ruolo importante nell’interesse degli investitori verso Unobravo è il fatto di essere riusciti a raggiungere con rapidità il punto di pareggio economico (break-even) e, quindi, a garantirci una sostenibilità economica. Rispetto alle startup tradizionali ci posizioniamo come un’azienda a minor rischio.
Il nostro obiettivo primario è di mantenere questo status di azienda che genera profitti, così da poter continuare a reinvestire gli utili nella nostra crescita. Ciò non esclude la possibilità di coinvolgere degli altri investitori in futuro. La decisione di cercare nuovi finanziamenti dipenderà principalmente dal decorso del processo di internazionalizzazione che abbiamo intrapreso e dalle nuove linee di business che stiamo sviluppando.
Perché Unobravo ha tanto seguito e successo?
Grazie all’impegno e alla determinazione che mettiamo ogni giorno in questo progetto, ma anche grazie a un pizzico di fortuna, che non guasta mai! Siamo stati fortunati a essere i primi. Quando abbiamo dato vita a Unobravo non c’era, infatti, nessun altro in Italia che avesse sviluppato una piattaforma di psicologia online. Anche il momento è stato ottimale, specialmente considerando gli sviluppi successivi legati alla pandemia che hanno favorito lo sdoganamento dei servizi digitali.
All’inizio, nel 2019, non potevamo prevedere tutto questo, ma a posteriori possiamo dire che la fortuna ha sicuramente contribuito al nostro successo. Oltre a questo, ovviamente anche il merito ha giocato un ruolo molto importante: abbiamo saputo interpretare efficacemente i bisogni dei pazienti e dei terapeuti, creando un valore condiviso basato sulla nostra profonda comprensione del mercato. Il mio background da psicologa mi è stato di grandissimo aiuto per far sì che Unobravo andasse nella giusta direzione fin dal principio. Col tempo, poi, Unobravo ha potuto contare sul supporto di moltissimi professionisti altamente competenti e talentuosi che si sono uniti a noi nel corso degli anni.
Infine, credo che il terzo ingrediente fondamentale del nostro successo risieda nella nostra missione: abbattere lo stigma associato ai temi di salute mentale e, al contempo, normalizzare e democratizzare l’accesso alla psicoterapia. Per troppo tempo, in Italia, si è portata avanti una dialettica machista, che ha fatto sì che la vulnerabilità e le fragilità fossero relegate nell’oscurità e fossero qualcosa di cui non parlare apertamente. Unobravo ha assunto un ruolo molto importante nella lotta allo stigma e ai pregiudizi e ha permesso a molti di poter finalmente dare voce ai propri bisogni reali. La nostra missione risuona con le esigenze di tante persone, per questo in molti si sono uniti alla nostra rivoluzione gentile.
Unobravo è stato sicuramente un pioniere. Ad oggi, però, ci sono molti altri player che si sono uniti al nostro movimento e che contribuiscono attivamente a normalizzare l’accesso alla terapia e a promuovere il benessere psicologico. Questo è sicuramente un trend molto positivo e siamo fiduciosi che in futuro la salute mentale possa rivestire un ruolo sempre più centrale nella società e nella vita di ogni persona.
Il 10 ottobre è la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Quali iniziative avete messo in campo negli ultimi anni per sensibilizzare e fare informazione su questo tema.
Di recente, abbiamo assistito a un forte progresso del dibattito pubblico su queste tematiche. Nonostante i tanti passi avanti fatti finora, lo stigma è ancora molto radicato e ci vorrà del tempo prima che si riesca ad estirparlo del tutto. Per questo, Unobravo non perde mai occasione per promuovere attività di sensibilizzazione, creare occasioni di dialogo e diffondere maggiore consapevolezza sull’importanza del prendersi cura del proprio benessere psicologico.
Dallo scorso anno, abbiamo iniziato a diffondere questo messaggio anche attraverso degli eventi e delle campagne. Queste iniziative ci hanno permesso di raggiungere un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. A maggio 2022, il mese dedicato alla consapevolezza della salute mentale, abbiamo lanciato Felicittà – Il festival della salute mentale, mentre ad ottobre dello stesso anno, per la Giornata Mondiale della Salute Mentale, abbiamo realizzato la Don’t Escape Room, un cammino esperienziale attraverso cui imparare ad accogliere la propria sfera emotiva.
A maggio 2023 abbiamo, invece, dato vita ad UNDRESSED, un’iniziativa di ampio respiro che comprendeva numerose attività, tra cui una guerrilla e un’experience interattiva a Milano e online, e che si snodava durante tutto il mese di maggio. Con UNDRESSED abbiamo voluto invitare le persone a spogliarsi dei pregiudizi e mettersi a nudo, dando voce ai propri pensieri più intimi.
Per il 10 ottobre di quest’anno abbiamo, invece, lanciato la campagna #PensatiGiusto con cui vogliamo incoraggiare le persone ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé, imparando ad abbracciare ogni pensiero ed emozione.
A fare da fil rouge a tutta la campagna è lo slogan “Non esistono pensieri sbagliati, ma solo persone giuste con cui parlarne”, con cui vogliamo enfatizzare che non esistono pensieri sbagliati, ma solo emozioni e sentimenti che, per la loro complessità, possono necessitare di una riflessione più approfondita per essere processati e accettati. In questo senso, la psicoterapia può costituire una risorsa preziosa.
Oltre ad affissioni e attività sui social, la campagna #PensatiGiusto include anche una experience in Piazza San Babila a Milano. Nella Giornata Mondiale della Salute Mentale inviteremo le persone a diventare protagoniste della campagna facendosi fotografare o scrivendo il proprio “pensiero sbagliato” su una cartolina, in forma anonima. Le foto e i messaggi più significativi verranno proiettati in tempo reale sul maxi-ledwall presente in piazza.
Attraverso #PensatiGiusto e tutte le altre iniziative vogliamo contribuire a sensibilizzare sempre più persone e dare il nostro apporto alla lotta allo stigma che, purtroppo, costituisce ancora la più grande barriera e la ragione principale per cui alcune persone guardano tutt’oggi con sospetto alla psicoterapia.