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Le nuove linee guida del governo cinese sulla libertà e la protezione della privacy segnalano un’ apertura al dialogo sul modo di utilizzare la tecnologia.

di Will Knight

Questa settimana, scienziati e ingegneri cinesi hanno rilasciato un codice di comportamento per l’intelligenza artificiale che potrebbe segnalare la volontà di Pechino di ripensare ai principi dell’etica in campo tecnologico. Fino a oggi, il governo cinese è stato ampiamente criticato per avere utilizzato l’intelligenza artificiale come un modo per monitorare i cittadini, ma le linee guida appena pubblicate sembrano molto simili ai codici di comportamento definiti dalle aziende e dai governi occidentali.

Gli standard etici di AI sono stati annunciati lo scorso sabato dall’Accademia di Pechino per l’Intelligenza Artificiale (BAAI), un’organizzazione sostenuta dal Ministero cinese della Scienza e della Tecnologia e dal governo municipale di Pechino. Si tratta di 15 principi fondamentali alla base della ricerca e dello sviluppo nell’IA, tra cui “la privacy, la dignità, la libertà, l’autonomia e i diritti umani”.

Anche se sarebbe gioco facile liquidare i discorsi sulla privacy e sulle libertà individuali come ambigui, questo documento ufficiale segnala una disponibilità sorprendente a discutere tali questioni all’interno dei circoli politici cinesi. “Credo che sia uno sviluppo positivo”, afferma Yasheng Huang, esperto di business e politica in Cina presso la Sloan Business School del MIT. “Su questioni serie come i diritti umani, accolgo sempre con piacere la disponibilità al colloquio del governo cinese”.

Gli standard etici sono stati elaborati in collaborazione con le più importanti università e aziende tecnologiche che si occupano di IA in Cina, tra cui la Peking University, la Tsinghua University, l’Institute of Automation e l’Institute of Computing Technology dell’Accademia cinese delle scienze e le tre più grandi aziende tecnologiche del paese: Baidu, Alibaba e Tencent.

“Lo sviluppo dell’IA è una sfida comune per tutta l’umanità. Solo attraverso il coordinamento su scala globale possiamo costruire un’IA rispettosa dell’uomo e dell’ambiente “, ha detto Zeng Yi, direttore di BAAI, al “Quotidiano del Popolo”, l’organo ufficiale del Partito Comunista Cinese. “I principi di Pechino riflettono la nostra posizione, la nostra visione e la nostra volontà di creare un dialogo con il resto del mondo”.

La mano tesa dei cinesi

È, ovviamente, un momento critico per le relazioni tra Cina e America, soprattutto quando si parla di tecnologie emergenti. Allarmati dai progressi della Cina in aree come l’IA e il 5G, l’amministrazione Trump ha usato le leve del commercio globale per attaccare e in alcuni casi paralizzare le principali aziende tecnologiche cinesi.

Il gigante delle telecomunicazioni Huawei, per esempio, è stato preso di mira con controlli sulle esportazioni e sulle importazioni che minacciano di compromettere la sua attività. Questa politica sta creando sfiducia e divisioni che minacciano di creare nuove linee di faglia nel mondo tecnologico, che è diventato maggiorenne nell’era della globalizzazione e ha finito per trarre linfa dallo sviluppo economico che l’ha accompagnato.

Si dice che il governo degli Stati Uniti stia considerando controlli rigorosi sulle esportazioni delle aziende cinesi che vendono apparecchiature e software di sorveglianza, come Hikvision e Dahua Technology, per il ruolo che queste aziende giocano nel coadiuvare il governo cinese a implementare la sorveglianza.

Huang dice che l’intelligenza artificiale solleva questioni etiche e quindi offre agli Stati Uniti e alla Cina l’opportunità di affrontare tematiche come le libertà personali. 
Aggiunge, inoltre, che è insolito per il governo cinese offrire flessibilità in tali aree. “L’elemento centrale della disponibilità a discutere di determinati problemi è l’ammissione di fatto che si tratta di questioni che non hanno il diritto di controllare al cento per cento”, conclude Huang.

Nonostante la guerra commerciale in corso tra i due paesi, alcuni esperti occidentali hanno cercato di costruire ponti. Pochi giorni fa, il World Economic Forum ha annunciato i propri principi di intelligenza artificiale, elaborati in collaborazione con accademici, imprenditori e politici di Stati Uniti, Cina e altri paesi. Uno dei co-presidenti dell’organismo che si occupa di intelligenza artificiale del WEF è Kai-Fu Lee, un importante investitore finanziario in IA, con sede a Pechino, che in precedenza ha contribuito a stabilire gli avamposti di Microsoft e Google in Cina.

Lee afferma che all’interno del WEF si è discusso del fatto che gli standard etici cinesi sembrano molto simili a quelli sviluppati dai paesi e dalle società occidentali. Trovare un terreno comune di confronto nel clima attuale è indubbiamente difficile. Il Partito comunista cinese mantiene uno stretto controllo sulle aziende nazionali e non mostra di voler ridurre il controllo esercitato sui cittadini. Ma per Huang del MIT le difficoltà ancora esistenti rendono ancora più importanti i principi guida dell’IA di Pechino. A suo parere, “non aprire il confronto con la Cina sugli standard etici sarebbe una mossa controproducente”.

Immagine: MS. Tech