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Il gruppo di ricerca creativo affiliato al Pentagono crede che il prossimo passo nell’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale richieda una migliore comprensione del funzionamento del cervello.

di Jackie Snow

Premessa: la DARPA ha sviluppato interfacce cervello-computer che permettono a pazienti paralizzati di imparare a controllare arti robotici. C’è un solo problema: il cervello non cessa mai di imparare e sperimentare con nuovi modi per portare a termine un compito, ma il software che traduce i segnali cerebrali in comandi per gli arti robotici non riesce a stare al passo. Secondo quanto dichiarato da un direttore della DARPA sul Wall Street Journal, l’IA potrebbe essere d’aiuto.

Come: la DARPA vuole fare uso del ‘reinforcement learning’, un processo grazie al quale le macchine vengono messe in condizione di imparare per tentativi, migliorando il proprio software grazie agli errori fatti. La tecnica si è rivelata eccellente nell’insegnare alle macchine a giocare con i videogame, ma movimenti quotidiani come afferrare una tazza sono molto più complessi. Per creare una IA capace di quanto la DARPA desidera, serve una maggiore comprensione di come il cervello riesca a portare a termini i propri compiti con tanta facilità.

Ma: questo livello tecnologico è al momento fuori portata. Per quanti miliardi vengano attualmente investiti nelle IA, l’interfaccia con il cervello non è l’obiettivo più ambito; né abbiamo una vera comprensione di come il cervello acquisisca le proprie incredibili abilità, per non parlare della capacità di continuare ad imparare e adattarsi ai cambiamenti. C’è ancora molta strada da fare prima che l’utilizzo di arti robotici mossi da IA divenga comune.

(lo)