Nel 2016 siamo stati conquistati dalle intelligenze artificiali per la casa

Amazon ha lanciato Alexa, Google ha presentato Home, e persino Mark Zuckerberg ha realizzato la sua intelligenza artificiale personale.

di Jamie Condliffe

Quest’anno, molti di noi hanno accolto uno sconosciuto in casa e se ne sono innamorati. Sto parlando, ovviamente, delle intelligenze artificiali a comando vocale.

Il successo dell’Alexa di Amazon, il lancio di Google Home, e la missione di Mark Zuckerberg per costruire il suo assistente artificiale personale, dimostrano che le interfacce conversazionali, il cui successo era stato previsto da noi proprio per il 2016, sono qui per restare.

Lo smart speaker Echo di Amazon, un canale ideale per l’assistente AI Alexa, è entrato in commercio negli Stati Uniti a partire dal 2015. Quest’anno ha fatto la sua comparsa anche in Inghilterra e Germania. Alcune stime indicavano che nei primi nove mesi del 2016 erano già stati venduti due milioni di unità.

Intanto, Google lanciava Home. Alimentato dall’AI della società, il piccolo speaker è stato lodato per la sua intelligenza, al punto da sembrare nettamente superiore alla controparte di Amazon. Come sottolineava Tom Simonite, nessuno dei due prodotti è perfetto. A novembre scriveva:

“Come Echo, Google Home è abile solamente in alcune operazioni, come controllare la musica. Non può connettersi a molti altri dispositivi o servizi. E proprio come il prodotto di Amazon, è limitato dalla associazione a un solo account e dall’incapacità di riconoscere individui, aspetti che prevengono la possibilità di gestire azioni differenti e personalizzate in base all’utente specifico”.

Nonostante gli evidenti limiti, diverse persone sono state conquistate da questi assistenti artificiali. Come riportato di recente da New Scientist, oltre 100.000 persone augurano il buongiorno ad Alexa ogni mattina, mentre 250.000 si sono offerti in matrimonio.

Da cosa dipende tutto questo entusiasmo? Come sottolineato da Blackchannel, la peculiarità della parola è che consente alle interfacce conversazionali di penetrare in maniera molto personale nella nostra vita quotidiana. In sostanza, dopo poco tempo cominciamo a interagire con una intelligenza artificiale come se fosse una persona reale. Personalmente, non ho dichiarato il mio amore per il Echo Dot, il parente ristretto di Echo, ma l’ho trovato sufficientemente coinvolgente da volerlo utilizzare tutti i giorni.

Non sono l’unico a pensarla a questa maniera. Lo stesso Mark Zuckerberg si è convertito all’assistente personale artificiale – seppure non si tratti di uno dei prodotti di Google o Amazon. Poco tempo fa, infatti, Zuckerberg ha descritto il successo dietro lo sviluppo della sua versione personale di un assistente AI, di nome Jarvis. Questa versione è in grado di controllare luci, musica e alcuni elettrodomestici per la cucina. Pur ammettendo la complessità di un sistema che non è ancora pronto per essere presentato al mondo, Zuckerberg ha intenzione di continuare a svilupparlo perché ormai è abituato a usarlo tutti i giorni.

Anche gli assistenti AI oggi in commercio sono in costante via di sviluppo, con aggiornamenti e funzioni che vengono introdotte regolarmente. Sviluppando nuove soluzioni per comprendere e interpretare il significato delle nostre parole, e incoraggiando terze parti a sviluppare nuovi servizi per i dispositivi, società quali Google e Amazon sperano di accrescere le operazioni che questi assistenti artificiali potranno compiere in casa per noi. Entro la fine del 2017 potremmo essere in grado di dettare una lista della spesa e ricevere i prodotti direttamente a casa senza fatica. Questa, per lo meno, è la mia speranza.

Related Posts
Total
0
Share