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Le tecnologie immersive: opportunità a livello europeo

Entro il 2025 il mercato delle tecnologie immersive potrebbe raggiungere i 65 miliardi. Ingenti finanziamenti e la promozione di standard comuni stanno favorendo la creazione di prodotti, ma anche di un approccio human-centric alla tecnologia tipicamente “Made in Europe”. Ecco come noi europei potremmo diventare i pionieri di un nuovo “umanesimo digitale”.

Le tecnologie immersive (XR) sono più che semplici visori: sono una porta che ci porta verso un nuovo universo tutto da esplorare, il metaverso. L’accesso a questo mondo, però, va reso sicuro e consentito a chiunque: per questo motivo serve che venga regolato e promosso a livello europeo. 

Quello dell’XR è un mercato che nel 2025 potrebbe raggiungere i 65 miliardi di fatturato e dare impiego a quasi 900.000 persone secondo recenti stime.

Dati alla mano, il settore nei prossimi due anni potrebbe crescere tanto da fare da traino all’economia europea. Questo perché la pandemia da Covid-19 ha velocizzato molto lo sviluppo del settore XR, creando da un lato nuove opportunità economiche e, dall’altro, un urgente bisogno di promuovere la coesione di questa industria a livello europeo. Se non si creeranno degli standard simili tra i vari paesi e mercati, infatti, il rischio enorme a cui si potrebbe andare incontro è quello della frammentazione. Ciò significa che anziché avere un unico metaverso, ce ne saranno tanti.

Anche l’avvento dell’intelligenza artificiale, su cui ci si sta focalizzando molto, in realtà non è che un passo in più nella direzione del radicamento delle tecnologie immersive. Infatti, una maggior automazione è essenziale per lo sviluppo di tecnologie immersive funzionali. Nonostante l’IA sembri oggi la questione principale, è importante saper pensare a lungo termine: in un futuro non troppo lontano, l’XR sarà al centro dell’attenzione, in quanto rappresenta per l’Europa un’opportunità economica senza precedenti.

Quali sono i primi passi intrapresi dalle istituzioni europee in tema XR?

Essendo l’avvento delle tecnologie immersive imminente, seppur al momento non evidente ai più, le istituzioni europee stanno già agendo per disciplinare tale fenomeno. I rischi collegati alla mancanza di regolamentazione non sono solo quello della frammentazione tra i vari stati europei, ma anche del mancato rispetto dei diritti umani (che l’Unione Europea ha posto tra i suoi valori fondanti con il Trattato di Lisbona).  

Per questo motivo, la Commissione ha adottato questa estate una Strategia sui Mondi Virtuali che prevede, nella transizione verso il Metaverso, i seguenti punti: un approccio che abbia l’essere umano al centro; lo sviluppo delle imprese europee; l’utilizzo delle tecnologie immersive in ambiti pubblici (come la salute); la prevenzione per evitare la nascita di oligopoli nel settore (favorendo l’apertura e la trasparenza del mercato).

Il primo punto si riferisce al bisogno, ormai imperativo, di creare prodotti tecnologici che mettano al centro i consumatori. In Europa la sensibilità dei cittadini per temi come l’inclusività e la protezione dei dati è sempre stata più sviluppata che nel resto del mondo. L’Unione Europea è prima al mondo ad aver implementato una regolamentazione di protezione dati olistica come GDPR, simile al più recente CCPA in California e, sull’inclusione, l’EU si è impegnata in favore dei diritti umani promuovendo una serie di iniziative per la D&I (Gender Equality Strategy, Antriracism Action Plan,Roma Strategic Framework, Strategy for the Rights of LGBTIQ persons, Strategy for the Rights of persons with disabilities).

Tuttavia, dopo il Coronavirus ci si trova a dover ripartire economicamente. In questo senso, l’industria tech europea nel mondo post-pandemia si può proporre come promotrice di un nuovo umanesimo digitale, creando ed esportando non solo prodotti di alta qualità ma anche standard etici ormai indispensabili in questo settore.

Perché l’Europa riesca a raggiungere questo ambizioso obiettivo e diventare una potenza mondiale nel digitale entro il 2025 serve però che anche le altre tre condizioni si verifichino: ovvero che i mondi virtuali siano accessibili a tutti, che non si vengano a creare oligopoli di poche società Big Tech (che al momento sono impegnate a creare ognuna Mondi Virtuali a sé stanti) e che tali tecnologie vengono utilizzate a scopo non solo di lucro.

Un ruolo di primo piano deve essere giocato dai governi che devono essere chiamati a investire in quest’ambito e a utilizzare le tecnologie immersive per fini quali il miglioramento della sanità pubblica e dell’istruzione. Soprattutto in materia di sanità, le applicazioni delle tecnologie immersive sono molto numerose e possono portare a un grande miglioramento della qualità della vita nel nostro continente. Per esempio, la realtà virtuale può essere applicata per interventi chirurgici, ma può anche migliorare la vita di tutti i giorni a persone con problemi di salute mentale o di patologie croniche grazie a un monitoraggio più efficace delle loro condizioni.

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Le opportunità a livello economico

Infine, bisogna sottolineare che un Metaverso europeo si può realizzare solo se negli anni a venire si svilupperanno sempre di più imprese europee in grado di realizzare questa visione. Ciò significa che per avere un unico Mondo Virtuale comune in Europa, in cui non vi siano differenze dovute alla nazione in cui ci si trova o al tipo di azienda che produce il visore utilizzato, bisogna non solo sviluppare degli standard comuni ma, soprattutto, promuovere l’industria europea.

L’industria tech europea per poter fiorire deve cogliere le occasioni date non solo da privati, ma anche dalle istituzioni che con programmi di finanziamento mirati promuovono la crescita. Ad esempio, il Programma per il mercato unico da più di 4 miliardi promuove esattamente l’accessibilità ai finanziamenti delle piccole e medie imprese.

Un’attenzione particolare poi spetta all’Horizon Europe, che rappresenta un’opportunità senza precedenti per l’innovazione e la ricerca scientifica: tale programma dispone di un budget di circa 95 miliardi di Euro ed è il più vasto al mondo in questo ambito. Con il Next Generation EU le possibilità sono diventate ancora maggiori, visto gli sforzi delle istituzioni per finanziare la ricerca scientifica e favorire la transizione digitale nel periodo di ripresa post-pandemia.

In questo momento quindi le opportunità per i cittadini, le imprese e i ricercatori europei sono davvero tante e diverse. Bisogna solo coglierle.

Elena Bascone è una professionista italiana delle politiche pubbliche con una fervente passione per la XR. Ha lavorato per la Commissione europea e il Consiglio d’Europa.

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