La terapia di Trump è stata testata con cellule abortive?

L’amministrazione Trump ha cercato di porre seri limiti alla ricerca sui tessuti fetali, ma nel momento in cui è stata in discussione la vita o la morte del presidente nessuno si è opposto all’utilizzo di queste cellule.

di Antonio Regalado

Questa settimana, il presidente Donald Trump ha esaltato le cure d’avanguardia per il coronavirus che ha ricevuto come “miracoli che discendono da Dio”. Se questo è vero, allora Dio impiega linee cellulari derivate dal tessuto fetale umano. Secondo Regeneron Pharmaceuticals, l’azienda che ha sviluppato il farmaco sperimentale, gli anticorpi monoclonali che Trump ha ricevuto la scorsa settimana sono stati sviluppati con l’ausilio di una linea cellulare originariamente derivata dal tessuto abortivo.

L’amministrazione Trump ha sempre adottato una linea ferma contro la ricerca medica che utilizza tessuti fetali da aborti. Per esempio, quando nel 2019 ha scelto di ridurre i finanziamenti del National Institutes of Health per tale ricerca, i sostenitori hanno accolto questa vicenda come “una grande vittoria pro vita” e hanno ringraziato personalmente Trump per aver intrapreso un’azione decisiva contro ciò che hanno definito “una pratica di sperimentazione oltraggiosa e disgustosa”.

Ma quando il presidente è stato contagiato dal covid-19, la sua amministrazione non ha sollevato obiezioni sul fatto che i nuovi farmaci si basassero anche sulle cellule fetali e gli attivisti anti-aborto sono rimasti in silenzio. Molto probabilmente, la loro ipocrisia è stata del tutto inconsapevole. Molti tipi di ricerca medica e sui vaccini impiegano forniture di cellule originariamente acquisite da tessuti abortivi. Ci sarebbe voluto un esperto per rendersi conto che era il caso della terapia di Trump.

La scorsa settimana, mentre mostrava sintomi preoccupanti di covid-19, il presidente ha ricevuto un cocktail emergenziale di anticorpi prodotti da Regeneron. Secondo l’azienda, queste molecole si trovano nelle cellule dell’ovaio di un criceto, le cosiddette cellule “CHO”, e non in quelle umane. Ma le cellule originariamente derivate da un feto sono state utilizzate in un altro modo. 

Secondo Regeneron, i test di laboratorio utilizzati per valutare la potenza dei suoi anticorpi hanno impiegato una fornitura standardizzata di cellule chiamate HEK 293T, la cui origine è il tessuto renale di un aborto nei Paesi Bassi negli anni 1970.

Da allora, le cellule 293T sono state “immortalate”, nel senso che continuano a dividersi in laboratorio, un po’ come nel caso di un cancro, e hanno subito altri cambiamenti genetici e aggiunte. Come spiega Regeneron, molti laboratori impiegano cellule 293T per produrre “pseudoparticelle” virali, che sono strutture simili a virus che contengono la proteina “spike” del coronavirus mortale. Il loro impiego è necessario per testare l’efficacia dei diversi anticorpi nel neutralizzare il virus.

I due anticorpi che Regeneron alla fine ha proposto come trattamento sperimentale, che potrebbe aver salvato la vita a Trump, sarebbero stati selezionati utilizzando questi test. Poiché le cellule 293T sono state acquisite così tanto tempo fa e hanno prosperato così a lungo in laboratorio, non si pensa più alla loro origine.

“È una questione di punti di vista”, afferma Alexandra Bowie, portavoce di Regeneron. “Ma le linee cellulari 293T disponibili oggi non sono considerate tessuto fetale, altrimenti non le avremmo utilizzate”. L’amministrazione Trump ha cercato di bloccare o ridurre la ricerca che richiede l’impiego di tessuti da aborti eseguiti di recente. Ad agosto, per esempio, un nuovo consiglio creato dal Dipartimento della salute e dei servizi umani, e pieno di personalità contrarie all’aborto, ha votato per non concedere i finanziamenti a 13 delle 14 proposte.

I rifiuti si sono concentrati sulle nuove forniture di tessuto fetale e non sulla ricerca in corso che coinvolge linee cellulari più vecchie e ben consolidate in uso da molti anni, come quelle utilizzate da Regeneron. Rimane comunque il fatto che uno dei motivi per cui alcuni scienziati vogliono studiare il tessuto abortivo è per poter creare nuove e preziose linee cellulari.

Immagine: Il presidente Donald Trump con Amy Coney Barrett, appena nominata alla Corte Suprema. Getty

(rp)

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