Un nuovo tipo di analisi, che si potrebbe applicare anche ad altri sport, mostra perché il Barcellona del 2009-10 si distingue da tutte le altre squadre.
di ArXiv
E’ riconosciuto all’unanimità che una delle migliori squadre di calcio della storia sia il Barcellona della stagione 2009-10. Sotto la guida ispirata dell’allenatore Pep Guardiola, hanno vinto sei importanti competizioni tra cui il campionato di calcio spagnolo, noto come La Liga, la UEFA e la Champions League, la competizione più prestigiosa del calcio mondiale. Nessun’altra squadra ha accumulato così tanti trofei in un periodo di tempo così breve.
Le squadre di Guardiola hanno uno stile unico di calcio e il Barcellona lo incarna. La squadra mirava a mantenere il possesso della palla, effettuando passaggi brevi e rapidi tra giocatori ravvicinati e quindi pressando immediatamente l’avversario quando il possesso della palla veniva perso. Questo tipo di calcio è noto in vari modi come tiki-taka o calcio totale, e nessuna squadra lo ha interpretato come il Barcellona.
Ma mentre la strategia di gioco può essere descritta in termini generali, chi analizza i fenomeni sportivi cerca di ricostruirla attraverso l’analisi dei dati che le aziende del settore raccolgono abitualmente.
Secondo i sistemi di misura convenzionali – numero di goal, passaggi, tiri e punti – il Barcellona supera chiaramente i suoi concorrenti. Ma l’insieme dei dati non rende conto dello stile di gioco. Chi studia il mondo dello sport vorrebbe invece trovare il modo di spiegare in cosa consista effettivamente la differenza nel gioco tra il Barcellona e altre squadre.
Javier Buldú dell’Universidad Rey Juan Carlos, in Spagna, e alcuni colleghi hanno utilizzato la scienza delle reti per definire l’inconfondibile stile del Barcellona. “Combiniamo l’uso di diverse metriche di rete per svelare i segreti del Barcellona allenato da Guardiola, che è stata considerata una delle migliori squadre della storia del calcio”, affermano i ricercatori.
L’uso della scienza delle reti per studiare lo sport è un approccio relativamente recente. L’idea è quella di rappresentare ciascun giocatore di una squadra come un nodo e creare un collegamento tra i giocatori ogni volta che si passano la palla. Più è alto il numero di passaggi, più il collegamento diventa forte.
I dati includono anche la posizione di ciascun giocatore quando viene effettuato un passaggio. Alla fine della partita, questa rete è una immagine fedele dei collegamenti tra i giocatori e del modo in cui il gioco si è evoluto.
Ma è possibile spingersi oltre: i ricercatori di altre discipline hanno usato la scienza delle reti per studiare Internet, la diffusione di malattie, gli incendi boschivi e persino lo scoppio delle guerre. Gli scienziati che si occupano dei fenomeni sportivi possono utilizzare questi potenti strumenti matematici per analizzare la natura della rete di una squadra e i nodi più importanti al suo interno.
Vari ricercatori hanno già applicato questo approccio al calcio. Hanno scoperto che le reti formano “piccoli mondi”, vale a dire è possibile suddividere la rete in un ridotto numero di collegamenti rispetto ai giocatori della squadra, che alcuni giocatori sono più “centrali” di altri, ossia la palla ha molte più probabilità di essere passata da e verso di loro, e che certi moduli di gioco, o schemi, sono ricorrenti, come giocare la palla tra tre giocatori che formano un triangolo.
Buldú e colleghi spingono questo approccio un gradino più avanti. Invece di guardare la rete della partita intera, hanno analizzato il modo in cui cambia durante il gioco. Lo fanno generando la rete creata dai primi 50 passaggi e quindi utilizzando una finestra scorrevole per vedere come questa rete cambia man mano che la partita si evolve. Ciò significa aggiungere il 51° passaggio alla rete mentre si toglie il primo passaggio e così via, ottenendo una panoramica del modo in cui le situazioni si modificano nel corso della partita.
Per prima cosa, generano le reti di passaggio delle due squadre che si incontrano per ogni partita della Liga giocata nella stagione 2009-10. Sono 380 le partite giocate tra le 20 squadre nella fascia più alta del campionato nazionale spagnolo.
Poi calcolano una serie di funzioni di rete ben note per ogni squadra. Queste misure includono il coefficiente di raggruppamento, che descrive il modo in cui i giocatori dei triangoli si scambiano la palla tra loro (questo dato è molto più alto per il Barcellona rispetto a qualsiasi altra squadra), il percorso medio più corto all’interno della rete, che descrive la precisione degli scambi (molto più breve per il Barcellona rispetto a qualsiasi altra squadra) e l’autovalore più alto della matrice di connettività, che misura la forza della rete (più significativo per il Barcellona rispetto a qualsiasi altra squadra).
Buldú e colleghi, grazie all’osservazione della evoluzione nel tempo delle reti a 50 passaggi, sostengono di “essere in grado di identificare le metriche di rete che aumentano la probabilità di segnare o subire un goal, dimostrando che non tutte le squadre si comportano allo stesso modo e come l’organizzazione del Barcellona di Guardiola sia diversa dalle altre”.
Questo rivela, ad esempio, come il baricentro di una squadra – la sua posizione centrale sul campo – cambi nel tempo. Secondo questa misura, il Barcellona gioca più avanti rispetto alla maggior parte delle altre squadre (solo il Real Madrid ha valori superiori). Il baricentro del Barcellona è anche più stabile rispetto alle altre squadre.
E’ stata misurata anche la probabilità che i giocatori passino il pallone in avanti, indietro o orizzontalmente. Ancora una volta il Barcellona ha una sua particolarità, in quanto i passaggi hanno maggiori probabilità di essere orizzontali rispetto a qualsiasi altra squadra. Ciò riflette la strategia di passarsi la palla in attesa di opportunità per attaccare.
Il perno del gioco centrale del Barcellona è rappresentato da Xavi, che è ampiamente riconosciuto come uno dei migliori centrocampisti di tutti i tempi.
Ma l’analisi rivela anche alcuni punti deboli. La probabilità che il Barcellona conceda un goal aumenta quando è maggiore la dispersione dei giocatori nel baricentro della squadra, in altre parole quando i giocatori stanno distanti tra loro. Ciò indica un tallone d’Achille che altre squadre potrebbero tentare di sfruttare.
Il dato più singolare è che le altre squadre non si comportano allo stesso modo. Il Valencia, per esempio, ha maggiori probabilità di segnare un goal quando il baricentro si allarga.
Naturalmente, questo tipo di analisi non rappresenta una formula magica che altri team possono usare per replicare il successo di Barcellona. Una cosa è identificare modelli di gioco performanti, ma un’altra è riprodurli in pratica.
Lo stile di gioco del Barcellona è il risultato di un programma di allenamento che viene sviluppato a partire dal suo settore giovanile. In effetti, sette dei 10 giocatori che hanno giocato più di 1.000 minuti durante la stagione 2009-10 sono arrivati dal serbatoio delle squadre giovanili del club.
Ci vorranno molto tempo e investimenti per ripetere questo successo altrove. Ma è esattamente quello che Guardiola sembra fare nel suo attuale club, il Manchester City, che sta dominando la Premier League inglese da alcune stagioni. Sarebbe interessante vedere se Buldú e i suoi colleghi possano identificare anche i modelli di gioco caratteristici di Guardiola in questa squadra.
La scienza delle reti apre anche altre possibilità, per esempio calcolare l’influenza del singolo giocatore o come un cambio di posizione possa influenzarne le prestazioni. E non è solo il calcio che può trarne beneficio: lo stesso approccio può essere applicato a quasi tutti gli sport di squadra.
Immagine: Squadra del Barcellona Hassan Ammar
(rp)