La CO2 va fermata alla fonte

La rimozione del carbonio dall’aria e il suo stoccaggio negli oceani sono essenziali, ma non possono sostituire gli interventi immediati sull’inquinamento climatico

Zeke Hausfather e Jane Flegal


L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite sul clima avverte che il mondo potrebbe aver bisogno di rimuovere miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera ogni anno nei prossimi decenni, oltre a rapidi tagli alle emissioni, per prevenire o riportare il pianeta a livelli di riscaldamento sempre meno pericolosi. Un numero crescente di gruppi di ricerca e startup sta lavorando a una varietà di modi per farlo, inclusa la costruzione di impianti che aspirano gas serra e l’uso di vari minerali per intrappolare il carbonio sulla terra o negli oceani.

Ma la rimozione del carbonio è diventata un argomento delicato. Ci sono reali preoccupazioni che la crescente attenzione all’abbattimento dei gas serra possa incoraggiare governi e imprese a ritardare o addirittura evitare il modo più ovvio e diretto per affrontare il cambiamento climatico: impedire in primo luogo alle emissioni di raggiungere l’atmosfera. 

La consolante percezione che potremmo essere in grado di continuare a pompare grandi livelli di anidride carbonica e semplicemente ripulire l’atmosfera in futuro è un esempio di quello che è noto come “rischio morale”. Il pericolo è di perpetuare l’uso dei combustibili fossili e di spingere i costi per affrontare il cambiamento climatico sulle generazioni future.

Si tratta di una preoccupazione legittimaAlcune aziende hanno erroneamente indicato che la rimozione del carbonio potrebbe permetterci di continuare a produrre quasi la metà degli attuali livelli globali di emissioni. Ma ciò richiederebbe l’aspirazione e lo stoccaggio di anidride carbonica a livelli che sono quasi certamente irrealizzabili dal punto di vista tecnico, ambientale o economico, se non su tutti e tre i piani.

C’è, tuttavia, anche un rischio reale maggiore di quello morale: rinviare gli investimenti necessari e mettere a repentaglio la nostra capacità di raggiungere gli obiettivi climatici futuri. Sfortunatamente, dopo decenni di ritardo, ora non ci sono praticamente altre strade per raggiungere i nostri obiettivi climatici che non richiedano sia la riduzione immediata delle emissioni sia lo sviluppo della capacità di aspirare grandi quantità di anidride carbonica nei decenni a venire. 

Intervenire su più piani

Perché non possiamo semplicemente fermare il cambiamento climatico arrivando a emissioni “zero assoluto“? Il recente rapporto IPCC delle Nazioni Unite identifica quattro diversi ruoli per la rimozione del carbonio negli scenari di modellizzazione del clima che limitano il riscaldamento ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali entro il 2100. 

In primo luogo, mentre i combustibili fossili possono essere sostituiti con alternative di energia pulita in gran parte dell’economia, ci sono alcune emissioni di anidride carbonica in corso da settori che sono difficili da decarbonizzare completamente. Si tratta di industrie importanti, come l’aviazione, il cemento e la produzione di acciaio, in cui semplicemente non abbiamo tecnologie prive di carbonio accessibili e scalabili disponibili. Questi settori probabilmente continueranno a produrre alcuni miliardi di tonnellate all’anno che devono essere neutralizzate attraverso la rimozione del carbonio.

In secondo luogo, l’anidride carbonica non è l’unico gas serra che riscalda il pianeta. Altri, tra cui metano e protossido di azoto provenienti da fonti come il bestiame, i rifiuti animali e l’uso di fertilizzanti, sono molto più difficili da eliminare completamente. Il rapporto IPCC ha rilevato che le tecnologie disponibili potrebbero probabilmente ridurre le emissioni di questi gas di circa il 50%, che potrebbe arrivare al 66% con ulteriori cambiamenti nei comportamenti (per esempio, la dieta). Anche in questo caso, tuttavia, la rimozione del carbonio dovrebbe controbilanciare la notevole quantità rimanente

In terzo luogo, è sempre più probabile che il mondo vada oltre il nostro obiettivo climatico più ambizioso di limitare il riscaldamento a 1,5 °C. Viviamo in un mondo che si è già riscaldato di 1,2 °C, lasciando un margine di carbonio evanescente su cui lavorare. Sfortunatamente, anche portando le emissioni di anidride carbonica a zero, il mondo non si raffredderà, ma smetterà semplicemente di riscaldarsi. L’unico modo per invertire permanentemente il riscaldamento è attraverso la rimozione del carbonio.

Infine, ridurre la CO2 può essere un’importante copertura contro le incertezze nel sistema climatico. Mentre la maggior parte dei nostri scenari di riduzione delle emissioni mira a una probabilità del 50% di limitare il riscaldamento a 1,5 °C o del 66% di limitarlo a 2 °C, non è ancora chiaro quanto sia sensibile il clima all’aumento dei livelli di gas serra. Ciò significa che esiste una reale possibilità che non sapremo quanto riscaldamento si verificherà fino a quando non sarà troppo tardi per evitarlo. Avere opzioni praticabili per la rimozione del carbonio può fornirci un modo per rispondere a tali spiacevoli sorprese climatiche. 

Sebbene il rapporto delle Nazioni Unite non lo espliciti, altri hanno notato che la rimozione del carbonio potrebbe anche aiutare l’equità climatica globale, fornendo ai paesi ricchi un mezzo per riparare alcuni dei danni causati dalle loro emissioni passate mentre concedono alle nazioni più povere un po’ più di tempo per passare a tecnologie più pulite. 

La gestione delle aspettative

Allo stesso tempo, è importante riconoscere la necessità di evitare di puntare troppo sull’eliminazione dell’inquinamento a posteriori. Potremmo non essere in grado di ridurre i costi di una rimozione affidabile e permanente del carbonio quanto speriamo e i governi futuri potrebbero dimostrarsi riluttanti a implementarlo sulla scala che i modelli assumono. Anche se riuscissimo a ridurre il costo della rimozione permanente del carbonio a 100 dollari per tonnellata, il che sarebbe un importante risultato tecnico, si arriverebbe a spendere circa 22 trilioni di dollari per invertire il riscaldamento di un decimo di grado Celsius.

In altre parole, tagliare le emissioni oggi sembra costare di meno che ridurle in futuro. E questo prezzo diminuirà man mano che sviluppiamo altre tecnologie per ripulire i settori dell’economia oggi fuori portata. Quindi, come possiamo andare avanti per sviluppare e scalare soluzioni di rimozione del carbonio senza creare il rischio di ritardare i necessari tagli all’inquinamento climatico? 

Dovremmo iniziare con l’essere scettici su qualsiasi rappresentazione della rimozione del carbonio come la soluzione magica che evita la necessità di profondi tagli alle emissioni. Dovremmo garantire che qualsiasi impegno netto zero da parte di governi e aziende assegni un ruolo sostanzialmente maggiore alla riduzione delle emissioni rispetto alla rimozione del carbonio. Dovremmo diffidare di qualsiasi modellazione che basi un uso elevato della futura rimozione del carbonio sull’idea che spendere soldi per affrontare il cambiamento climatico in futuro sia più facile che spendere soldi oggi. 

Come semplice regola empirica, dovremmo puntare a un mondo in cui raggiungiamo lo zero netto tagliando oltre il 90% delle emissioni attuali e rimuovendone meno del 10%. Dovremmo anche evitare compensazioni di carbonio dubbie e crediti che non riducono in modo affidabile e permanente i gas serra e che possono distorcere la percezione delle persone sui veri costi della rimozione del carbonio e sul difficile compromesso tra ridurre le emissioni e prevenirle. 

Le aziende devono considerare prioritaria la riduzione del proprio inquinamento climatico in ogni modo possibile, a monte e a valle della catena di approvvigionamento. Devono fare valutazioni rigorose e oneste per determinare le fonti e i livelli di qualsiasi inquinamento climatico che non possono ancora eliminare completamente. Infine, devono creare un portafoglio di opzioni di rimozione del carbonio affidabili e durature che consentano loro di raggiungere in modo credibile i loro obiettivi di zero netto. 


Zeke Hausfather è il responsabile della ricerca sul clima dello Stripe Climate e uno degli autori del sesto rapporto di valutazione dell’IPCC. Jane Flegal è responsabile dello sviluppo del mercato e delle politiche di Stripe Climate.

Immagine: Kevin Frayer / Getty Images

(rp)

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