
L’intelligenza artificiale (IA) e la blockchain stanno ridefinendo il modo in cui le imprese operano e le società vengono governate.
Le cosiddette tecnologie esponenziali, non stanno solo trasformando i processi, ma stanno anche convergendo in un ecosistema integrato. In questo scenario, l’analisi isolata delle singole tecnologie può non essere più adeguata. E’ necessario considerarle come parte di un contesto più ampio, dove si influenzano e co-evolvono.
La decentralizzazione, un principio chiave della blockchain, può offrire importanti lezioni strategiche per l’IA. La centralizzazione del potere decisionale e dei dati, attualmente dominante nel settore dell’intelligenza artificiale, rappresenta una minaccia per la concorrenza e l’innovazione. Ogni nuova versione di sistemi avanzati come ChatGPT, ad esempio, elimina intere porzioni dei portafogli dei fondi di venture capital focalizzati sull’IA. Tuttavia, un approccio decentralizzato non riguarda solo la concorrenza: ha implicazioni politiche, economiche e sociali.
Accesso, governance e resilienza
Oggi, consideriamo l’accesso a Internet un diritto universale. Lo stesso concetto potrebbe presto essere applicato all’IA. L’accesso a queste tecnologie dovrebbe essere universale e senza restrizioni, esattamente come avviene oggi per le blockchain pubbliche. Affidarsi a una singola entità privata o governativa per la gestione dell’accesso all’IA può portare a pericolose concentrazioni di potere e limitare la libertà di innovazione.
Governare i dati utilizzati per addestrare le intelligenze artificiali è altrettanto cruciale. Nel mondo delle criptovalute esiste un motto: “se non possiedi le chiavi, non possiedi i fondi”. Chi possiede le chiavi crittografiche dei propri asset digitali ne ha il pieno controllo. Applicando lo stesso concetto all’IA, possiamo dire: “se non possiedi il modello, non controlli la mente“. In altre parole, se non si ha il controllo diretto del modello che guida o influenza le nostre decisioni, si rischia di essere succubi degli interessi di una controparte con obiettivi e priorità non allineate alle nostre.
Un’infrastruttura tecnologica monolitica è vulnerabile. La presenza di un singolo punto di fallimento può compromettere l’intero sistema. Adottare un’architettura modulare e decentralizzata, al contrario, aumenta la resilienza e garantisce una maggiore affidabilità.
Lo yin e lo yang della trasformazione Digitale
La combinazione di IA e blockchain può essere vista come il yin e lo yang della trasformazione digitale. L’IA rappresenta l’abbondanza digitale, la capacità di scalare la conoscenza quasi all’infinito. La blockchain rappresenta la scarsità digitale, la capacità di dimostrare crittograficamente la scarsità di un bene digitale. La prima ondata di digitalizzazione, verificatasi all’inizio del secolo, ha ridotto i costi di copia e distribuzione dei prodotti digitali. Ora, con le capacità generative dell’IA, stiamo abbattendo anche i costi di produzione. Questo potrebbe portare, da un lato, ad una democratizzazione nella generazione dei contenuti, ma, dall’altro, anche a un’inondazione dei social media con informazioni false. L’impatto di un utilizzo in larga scala dell’AI per la disinformazione potrebbe mettere a rischio i processi rappresentativi alla basa delle istituzioni democratiche. Per ovviare a tale problema, l’utilizzo combinato dell’AI per la generazione di contenuti digitali e della blockchain per la notarizzazione degli stessi potrebbe fornire un’utile prova rispetto alla provenienza dei dati. Pur non garantendo la correttezza delle informazioni, potrebbe comunque offrire una certezza sull’origine delle stesse.
Un’economia basata su agenti autonomi
Con il crescente utilizzo di tecnologie basate su agenti autonomi, stiamo entrando in un’economia in cui le macchine agiscono sempre più come agenti economici autonomi, riducendo il bisogno di intervento umano. Questo potrebbe portare a un aumento della produttività e a una riduzione del debito pubblico in paesi altamente indebitati e con piramidi demografiche rovesciate come l’Italia, ma anche alla scomparsa di molti lavori tradizionali. È quindi necessario esplorare nuovi modelli di redistribuzione della ricchezza generata. Un’opzione esplorabile che sta emergendo in questi anni è l’introduzione dei token crittografici come terzo pilastro della formazione del capitale delle imprese, in aggiunta al capitale proprio e al debito. Mentre questi ultimi rappresentano rispettivamente un diritto sui flussi di cassa futuri e sui beni dell’azienda, i token rappresentano una diritto sul valore futuro generato dalla crescita della base di utenti installata. Ad esempio, il progetto Artificial Superintelligence Alliance, un’iniziativa all’incrocio tra blockchain e IA, utilizza i token come mezzo di scambio per facilitare la cooperazione tra agenti distribuiti, permettendo ai possessori dei token di beneficiare indirettamente dalla crescita dell’economia creata dagli agenti autonomi.
Una visione culturale
Infine, l’IA è spesso percepita in modo diverso nelle varie parti del mondo. In Occidente, le narrazioni dominanti tendono a enfatizzare scenari distopici, come Skynet e Terminator. Al contrario, in oriente, l’intelligenza artificiale e i robot sono spesso visti come alleati e assistenti. Questa differenza culturale sottolinea l’importanza di considerare i nostri pregiudizi quando immaginiamo il futuro dell’IA. Non dovremmo lavorare per creare una sorta di “Dio dell’IA”, ma piuttosto per potenziare l’intelligenza umana, arricchendo e amplificando le capacità cognitive dell’individuo. Piuttosto che sviluppare un’intelligenza collettiva che ci superi, dovremmo mirare alla costruzione di una collettività intelligente formata da menti umane potenziate.
In sintesi, la convergenza di IA e blockchain offre opportunità straordinarie, ma richiede anche un’attenta riflessione sui temi della decentralizzazione, governance, accessibilità e resilienza. Se ben integrati, questi strumenti possono contribuire a una trasformazione digitale più equa e sostenibile, ponendo le basi per un futuro in cui l’innovazione tecnologica non solo amplifica il potenziale umano, ma ne rafforza i valori fondamentali.
Enrico Ferro è C-level Strategist, Innovation Advisor, PhD Scientist, Angel Investor, e Community Builder. Attualmente ricopre il ruolo di Head of Strategic Advisory in LINKS Foundation.