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Una volta archiviati nel DNA, teoricamente si potrebbero stipare tutti i dati del mondo in uno spazio minimo. Il vero problema sarebbe ritrovare il file di cui si va alla ricerca.

di Anne Trafton

Gli esseri umani generano milioni di gigabyte di dati ogni giorno e un modo promettente per preservarli è codificarli nei nucleotidi del DNA. Dopotutto, il DNA si è evoluto per immagazzinare enormi quantità di informazioni ad altissima densità, ed è anche notevolmente stabile. 

Ma una volta che i file sono stati archiviati, e gli scienziati hanno già dimostrato che è possibile, recuperare quello che si sta cercando è un compito arduo. Ora i ricercatori del MIT guidati da Mark Bathe, professore di ingegneria biologica, hanno dimostrato un modo semplice per farlo.

Il team ha codificato diverse immagini nel DNA e ha incapsulato ogni file in una piccola particella di silice etichettata con “codici a barre” di DNA a filamento singolo corrispondente al suo contenuto. Per estrarre un’immagine specifica, aggiungono primer al database del DNA che corrispondono alle etichette che stanno cercando, per esempio “gatto”, “arancione” e “selvatico” per l’immagine di una tigre. 

I primer sono etichettati con particelle fluorescenti o magnetiche e facilitano l’estrazione di eventuali corrispondenze lasciando intatto il resto dei file del DNA. Il processo consente anche dichiarazioni logiche booleane, simili a ciò che è possibile in una ricerca su Google.

Bathe lo immagina come un modo per gestire i dati a cui non si accede molto spesso. Il suo laboratorio sta creando una startup, Cache DNA, che sta sviluppando una tecnologia per l’archiviazione a lungo termine del DNA.

“Il DNA è mille volte più denso persino della memoria flash”, afferma: tutti i dati del mondo potrebbero teoricamente stare in una tazza di caffè. E, aggiunge, “una volta realizzato il polimero del DNA, non consuma alcuna energia. Si può scrivere il DNA e poi conservarlo per sempre”.

immagine: Ogni sfera di silice contiene sequenze di DNA che codificano una particolare immagine e l’esterno della sfera è rivestito con codici a barre nucleotidici che descrivono il contenuto dell’immagine. Per gentile concessione dei ricercatori

(rp)