I dati non bastano a cambiare i comportamenti personali

Avere i vaccini all’orizzonte non significa che si potranno abbandonare altre strade per gestire la diffusione del covid-19. 

di Lindsay Muscato

Le app di tracciamento dei contatti digitali sono emerse per la prima volta all’inizio della pandemia. Funzionavano su un semplice smartphone e avrebbero dovuto far sapere se una persona era stata vicina a qualcuno che era risultato positivo. Finora, non hanno contribuito nella misura prevista e hanno affrontato critiche su usabilità, privacy e altro ancora. Ma sono strumenti a basso costo basati sulla tecnologia già nelle nostre tasche. Hanno ancora un ruolo ora, soprattutto negli Stati Uniti, dove i casi di covid-19 continuano a crescere?

Ho parlato di questi problemi con Rajeev Venkayya, ex consigliere per la difesa biologica della Casa Bianca sotto George W. Bush e responsabile della strategia nazionale di quell’amministrazione per la preparazione alla pandemia. Successivamente, ha assunto la responsabilità della distribuzione dei vaccini presso la Fondazione Gates. Ora è a capo del settore dei vaccini di Takeda, un’azienda farmaceutica giapponese che spera di produrre il vaccino candidato di Novavax. 

Ha un senso dire alle persone di utilizzare un’app di tracciamento dei contatti a questo punto della pandemia,con un vaccino all’orizzonte? Qual è l’utilità di questa tecnologia?

Prima di tutto, dobbiamo fare un passo indietro e vedere a che punto siamo nella pandemia. Siamo in un passaggio difficile, con casi di trasmissione in aumento, ricoveri ospedalieri e decessi generalizzati. In questo contesto, il tracciamento dei contatti gioca un ruolo diverso rispetto a quando si hanno livelli di trasmissione relativamente bassi. E’ improbabile che ci si possa affidare ai test e al tracciamento come strumenti principali. È come svuotare una barca ormai allagata. 

Quindi è inutile scaricare un’app?

Non intendevo dire questo. A livello individuale, infatti, ora è addirittura più importante scaricare un’app di tracciamento dei contatti rispetto a tre mesi fa, perché nella comunità circola molti più virus rispetto ad allora. Se oggi vai a fare la spesa, anche se tutti indossano mascherine, si è esposti ad altre persone e ci sono maggiori probabilità di contrarre il virus oggi rispetto a tre mesi fa. Un’app di tracciamento dei contatti aiuterà a proteggersi, permettendo di sapere se si è stati vicino a qualcuno che ha il covid. 

Con l’arrivo del vaccino, quali altri modi per contrastare il virus rimangono validi? 

Le notizie sui vaccini sono più che incoraggianti. È una buona notizia vedere livelli così alti di efficacia e anche sapere che i primi due vaccini sono decisamente efficaci nel prevenire malattie gravi. Detto questo, ci vorrà del tempo prima che le aziende forniscano abbastanza vaccini per fermare effettivamente la pandemia e, negli Stati Uniti, si pensa che accadrà a metà del prossimo anno. Se si verificano ritardi nella produzione, un fenomeno che si ripete spesso nel settore dei vaccini, sarà molto importante avere a disposizione tutti gli altri strumenti, inclusi test e sistemi di tracciabilità affidabili, per cercare di limitare il danno.

All’inizio, il vaccino verrà somministrato alle popolazioni ad alto rischio, che saranno operatori sanitari e persone in strutture di assistenza a lungo termine, e poi forse alcuni lavoratori delle infrastrutture critiche, ma non sarà sufficiente per interrompere la trasmissione nella comunità. Se si vuole raggiungere questo obiettivo, si deve probabilmente raggiungere il 50 per cento o più della popolazione per limitare davvero la quantità di virus che sta circolando. Quindi ci vorrà del tempo prima di arrivarci. Anche se un vaccino è disponibile, ci saranno persone che vorranno aspettare ancora un po ‘di tempo per vedere come vanno le cose con il vaccino prima di essere disposte a prenderlo.

Se si possiedono già gli anticorpi, l’organismo reagisce in modo diverso al vaccino?

Se si è stati esposti in precedenza, il vaccino dovrebbe egualmente garantire un’immunità migliore di quella che si è ricevuta con l’infezione naturale. Gli studi clinici che sono stati condotti, almeno nella maggior partedei casi – di cui sono a conoscenza – non hanno escluso persone che avevano precedentemente avuto infezioni da covid. E non credo che nessuno abbia detto che verrà negato il vaccino a chi ha avuto precedentemente il covid. Ci sono un paio di ragioni per agire in questo modo. 

La prima è che c’è molta variabilità nei livelli di anticorpi che possiamo misurare dopo che una persona ha contratto la malattia. Quindi non si sa se quel livello di anticorpi, per quella persona, sarà protettivo, a meno che non venga misurato. Anche se ciò accadrà, non abbiamo ancora un’idea chiara di quale livello si deve avere. La seconda è che per l’esperienza avuta con altri tipi di coronavirus sappiamo che la protezione contro la reinfezione svanisce o diminuisce nel tempo. Infine, è opinione condivisa che in molti casi i vaccini forniscono una protezione più duratura rispetto alle infezioni naturali.

I vaccini saranno diversi. E’ il caso di prenderne più di uno?

In generale, no, non si dovrebbe assumere più di un vaccino contro qualsiasi agente patogeno o virus. Molti di loro richiedono due diverse somministrazioni e mi sembra logico che si assuma lo stesso vaccino di cui si è presa la prima dose. Questo non vuol dire che in futuro non sarà possibile scegliere un vaccino diverso come seconda dose, ma abbiamo bisogno di raccogliere dati per capire se si raggiungono livelli di protezione simili o migliori nel caso di vaccini diversi.

Se si è già stati esposti, aumenta il rischio di avere una reazione autoimmune quando si assume il vaccino?

Ancora non ne abbiamo prova. l medici l’hanno chiamato “miglioramento della malattia”. In sostanza è l’idea che se si è esposti a un virus o potenzialmente a un vaccino una volta e si ottiene una risposta immunitaria non completa, come una risposta immunitaria parziale, la volta successiva che si viene contagiati si potrebbe contrarre una forma più grave della malattia a causa del sistema immunitario iperattivo. E’ accaduto con la febbre dengue. È una possibilità teorica con questo vaccino. Ma tutte le indicazioni dicono che non sarà un problema, sulla base di ciò che si è visto finora.

Lei prevede qualche problema di cui non si sta parlando ora?

Il processo di distribuzione sarà molto complesso. Ogni stato avrà il proprio sistema per farlo. Quindi mi aspetto dei passaggi a vuoto. Penso che ogni stato stia, auspicabilmente, definendo la pianificazione che deve attuare, ma non abbiamo mai fatto niente di simile prima. Un altro possibile problema è che i requisiti della catena del freddo per i vaccini a mRNA sono diversi dagli altri vaccini. Quindi dobbiamo avere congelatori lungo tutta la catena di fornitura, invece di avere solo frigoriferi, che è ciò a cui le persone sono più abituate. 

Inoltre, sarà necessario assicurarsi che le persone prendano la seconda dose dello stesso vaccino, quando previsto.
Avere un sistema affidabile per assicurarsi che ciò accada sarà molto importante. Spero che gli stati pongano grande attenzione a non rimanere scoperti con le dosi. Sarà anche molto importante monitorare eventuali effetti collaterali dopo che le persone avranno ricevuto il vaccino. Dobbiamo essere davvero trasparenti su questo aspetto.

Cosa abbiamo imparato finora in questa pandemia sul rapporto di fiducia tra le agenzie sanitarie e i cittadini?

La risposta non è semplice. Non si può pensare che sia sufficiente fornire alle persone più dati e aspettarsi che agiscano in modo diverso. I messaggi devono agire su più fronti e non arrivare solo dal livello nazionale. A livello statale e locale, i leader religiosi o di altro tipo hanno la responsabilità di trasmettere fiducia nella comunità. Gli amici e la famiglia, idealmente, dovrebbero amplificare questi messaggi.  Celebrità e influencer non si possono tirare indietro. Tre ex presidenti americani si vaccineranno in diretta. 

Un altro elemento è che, purtroppo, la questione si sta politicizzando. Alcune situazioni qualche anno fa normali sono diventate oggetto di controversia perché le persone non si fidano delle istituzioni, comprese quelle scientifiche, e delle autorità e questo è davvero un ostacolo per portare avanti qualcosa di semplice come il tracciamento dei contatti. 

È incredibile per me che le mascherine, il tracciamento dei contatti e i vaccini siano argomenti così divisivi in questo momento. Questa è stata in realtà una delle ragioni principali del nostro fallimento, in questo paese, nel rispondere efficacemente a questo virus. Se stessimo solo combattendo il virus, potremmo sconfiggerlo. Ma ci troviamo, invece, a contrastare il virus e la disinformazione che è ovunque. Ovunque.

Mi viene in mente il modello di formaggio svizzero, dove una sola misura non è sufficiente, ma tutte insieme possono costituire una solida barriera.

Sì, è una buona analogia. Quando ero alla Casa Bianca, il nostro gruppo ha pensato di applicare il modello del formaggio svizzero alla pandemia. Era un framework di gestione del rischio che James Reason ha inventato qualche tempo fa. Un ragazzo del nostro team aveva una larga esperienza nel campo della sicurezza sanitaria dei pazienti, con i quali viene adottato questo modello di formaggio svizzero che prevede più approcci diversi per prevenire errori. 

Nessuno misura è perfetta, ma quando le si mette tutte insieme, si evitano la maggior parte degli errori. Così lo abbiamo applicato nel 2006 alle pandemie, al distanziamento sociale, alla verifica e all’isolamento, all’annullamento di grandi raduni, alla chiusura delle scuole. 

Ma questi sistemi sono efficaci solo quando la situazione è ancora sotto controllo o anche nella fase che stiamo vivendo?

l test e il tracciamento sono utili anche quando la diffusione del virus è così estesa, ma non rappresentano il punto di svolta per la pandemia. L’unica cosa che funziona ora è un qualcosa di simile al lockdown per due o tre settimane per riportare la situazione sotto controllo.Solo a quel punto, un buon tracciamento dei contatti avrà un impatto molto maggiore sull’epidemia generale. 

Quindi pensa che gli Stati Uniti dovrebbero fare un altro lockdown?

Il problema è che in molti casi si stanno prendendo misure di compromesso. La situazione è più seria nel Midwest e nell’Ovest, dove non si ha l’obbligo di indossare la mascherina e i ristoranti e i bar sono ancora aperti. Si fa affidamento sulla responsabilità personale quando le persone stesse non credono nel covid. Quindi si compie un’operazione completamente inutile perché i cittadini non la vivono come una responsabilità personale.

Lei ritiene che l’amministrazione Biden interverrà in modo radicale?

Ho letto che stanno pianificando l’obbligo nazionale della mascherina per 100 giorni. Mi sembra una iniziativa interessante. Ad aprile, ho chiesto che si facesse qualcosa del genere. In realtà, i governatori dovrebbero proporre una qualche forma mirata di lockdown, da estendere probabilmente anche alle scuole, almeno per alcune settimane. Se si vuole provare a tenere la situazione sotto controllo, probabilmente si deve agire su più piani. Chiudere ogni compartimento di trasmissione del virus significativa per un periodo di tempo. 

Qui in Massachusetts, non credo che si stia facendo tutto quello che potremmo fare. I numeri sono terribili. La sorveglianza delle acque reflue è fuori controllo. Forte è anche la preoccupazione per l’ondata di possibili casi legati al Ringraziamento e, ovviamente, quelli legati al Natale.

Immagine: Rajeev Venkayya. Liz Linder

(rp)

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