Il progetto Dragonfly, per costruire un motore di ricerca a misura di censura per il mercato cinese, è stato definitivamente abbandonato, dopo le pesanti critiche del governo degli Stati Uniti.
di Charlotte Jee
L’amministratore delegato di Google, Karan Bhatia, ha dichiarato davanti al Judiciary Committee del Senato americano: “Il progetto Dragonfly è terminato”.
Il magazine digitale “The Intercept” ha riferito che il progetto si era “effettivamente concluso” a dicembre del 2018, come confermato da Google al sito “The Verge” a marzo, ma alcuni dipendenti di Google ritenevano che l’azienda continuasse a lavorarci. La dichiarazione di Bhatia è la prima conferma pubblica che il progetto è stato abbandonato.
Dragonfly sarebbe dovuto essere un motore di ricerca per la Cina che, a quanto si dice, avrebbe collegato le ricerche degli utenti ai loro numeri di telefono personali, rendendo più difficile evitare la sorveglianza ufficiale. Avrebbe operato come parte di una joint venture con un partner cinese, rimasto sconosciuto. Il motore di ricerca avrebbe dovuto inserire nella lista nera determinati termini di ricerca.
E’ facile capire l’interesse di Google per il mercato cinese, il più grande del mondo. Tuttavia, non sarebbe stata un’impresa facile da gestire, specialmente nel contesto delle preoccupazioni statunitensi sulla censura, oltre alla guerra commerciale e alle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Google ha lanciato un motore di ricerca in Cina una volta, nel 2006, ma è uscita dal mercato cinese nel 2010 dopo gli attacchi degli hacker alle banche dati riservate. E anche nel caso Google fosse ancora interessata a penetrare in Cina, è tutt’altro che chiaro se la Cina condivida questo desiderio.
Immagine: Chiccabubble from the Noun Project | Erin Winick