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Food tech, tra Open Innovation e tradizione. Intervista a Michela Petronio

Anche in un settore, come quello del cibo, che in Italia è molto legato alla tradizione, l’innovazione si fa strada. Tra tecnologie innovative e startup anche un grande Gruppo come Barilla guarda al futuro del cibo, dell’alimentazione e della salute.

Michela Petronio è Vicepresidente di BluFuture, l’area di Corporate Venture del Gruppo Barilla che collabora e investe in start up del settore Food e incuba progetti di Innovazione. Ha ricoperto per il Gruppo Barilla numerosi ruoli in aree di Ricerca, Sviluppo e Innovazione. Ha collaborato in progetti scientifici internazionali promuovendo l’Open Innovation e fondando il programma di accelerazione per start up Good Food Makers.

Che cosa è per lei l’innovazione?

L’innovazione è un mindset: il modo in cui mi sveglio al mattino senza sapere cosa succederà domani. È quella spinta alla positività che apre la strada verso il domani, il pensare di poter trovare una soluzione ai problemi della vita. Per me è la curiosità di vivere cercando quei piccoli segnali di futuro che sono già qui fra noi oggi.

Michela Petronio
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Qual è il ruolo del leader nel processo di formazione e trasformazione della cultura dell’organizzazione?

Penso che oggi un leader abbia soprattutto un ruolo da coordinatore, è più raro incontrare il “one man show”. Un leader deve riuscire a portare gli stimoli giusti e fare in modo che le persone lavorino sulle domande più importanti. Perché perdersi è facile e il leader deve sempre aver chiaro il contesto e indicare la strada.

Esistono molti stili di Leadership. Penso che l’importante sia essere autentici e non interpretare uno stile che non ci appartiene, farsi delle domande, e anche guardarsi alle spalle per verificare costantemente chi abbiamo dietro: perché se dietro non c’è nessuno che ti segue, vuol dire che, come leader, stai fallendo.

Infine, il leader deve sapere individuare e coltivare i talenti, deve riuscire a valorizzarli. Oggi, in un mondo sempre più complesso, serve talento che abbia capacità di sintesi e sappia unire i puntini.

L’industria del food è un settore che nella tradizione ha le sue radici e il suo futuro. In questo scenario, come si possono integrare digital, tecnologia e innovazione?

Partirei da una premessa: la natura umana ci porta, anche per motivi evoluzionistici, a favorire la scelta di prodotti alimentari famigliari e legati alle nostre tradizioni. Da quando siamo neonati ricerchiamo il gusto dolce e rifiutiamo l’amaro, è fisiologico. Per un’azienda alimentare queste considerazioni sono fondamentali. L’innovazione nel food non è come per l’elettronica, dove innovare porta sempre nuovo interesse per i consumatori. L’innovazione nel food segue un processo più delicato, perché il cibo fa parte della nostra storia personale e della nostra cultura: non si può semplicemente “cambiare”.

Presso i mulini Barilla, ogni singolo chicco di grano duro viene controllato attraverso un sistema di selezione ottica che scarta materiale estraneo e chicchi non idonei alla macinazione e vengono svolte ulteriori analisi per garantirne la massima qualità e sicurezza alimentare.

Oggi la tecnologia e l’innovazione ci possono aiutare efficacemente a preservare gli ingredienti e a garantirne la sicurezza. Una volta il grano veniva raccolto e pulito in modo sommario, oggi invece ci sono tecnologie molto sofisticate che consentono di controllare, grazie a sistemi di visione avanzata, la qualità di ogni singolo chicco. C’è più conoscenza e i processi di produzione vengono studiati per far sì che gli ingredienti non vengano “stressati”. L’innovazione nel food, quindi, porta ad aumentare la conoscenza delle materie prime, del loro valore nutrizionale e dei processi di trasformazione in alimenti, e ci dà modo di ottenere benefici per la nostra salute preservando anche quella del nostro pianeta.

GranoScan è l’applicativo Barilla di Intelligenza Artificiale nato dalla volontà di realizzare uno strumento sempre più vicino all’agricoltore che, partendo da una semplice foto scattata da smartphone o tablet, possa essere di supporto nell’identificare le principali avversità del grano e dunque aiutare nella determinazione degli interventi.

L’innovazione negli anni è anche servita per trovare soluzioni che ci consentano di controllare i terreni con i satelliti. Pensate che lo sviluppo varietale del grano richiede diversi anni e quando poi viene coltivato nei campi è in balia degli eventi naturali. Grazie proprio a sistemi digitali collegati alla tecnologia satellitare, possiamo sapere prima se un evento avverso è in arrivo e aiutare gli agricoltori a prendere decisioni più informate.

L’innovazione oggi ci permette, inoltre, di utilizzare processi e tecnologie per garantire massimi livelli di sicurezza alimentare e minimizzare i rischi di frode. Oggi è possibile controllare, tracciare, informare. Si può fare informazione, ad esempio, attraverso un QR code sul pack del prodotto che rimanda i consumatori a conoscere meglio gli ingredienti, la filiera, la produzione, nell’ottica della massima trasparenza.

La “Carta del Mulino” Barilla è composta da dieci regole per la coltivazione sostenibile del grano tenero. L’obiettivo di queste regole è di migliorare ulteriormente la qualità del prodotto, promuovendo la biodiversità, proteggendo gli insetti impollinatori e portando valore all’intera filiera.

Credo che l’innovazione non debba dimenticare il passato ma, anzi, prendere ispirazione da esso: mi riferisco, ad esempio, alle nuove tecniche agronomiche che puntano alla rigenerazione dei terreni, che mirano a portare i campi nel loro ideale stato di biodiversità. La tecnologia al servizio della tradizione può e deve aiutare a preservare il nostro patrimonio agronomico e agricolo.

Tra dieci anni avremmo più consapevolezza di cosa fa bene e cosa nuoce alla nostra salute, e questo impatterà sicuramente sulle abitudini alimentari.
La scienza evolve molto velocemente e le discipline si mescolano. Per esempio, studi recenti dimostrano l’importanza non solo del “cosa” mangiamo, ma anche del “come” lo mangiamo. I momenti di condivisione del cibo a tavola, il tempo che dedichiamo ai pasti, sono elementi importanti per la nostra salute fisica e psicologica.

Le piadelle toast Mulino Bianco sono un prodotto innovativo che nasce dallo studio delle abitudini alimentari contemporanee. Quadrate, sottili e morbide, perfette per essere piegate in quattro e scaldate velocemente nel tostapane quando hai poco tempo e non vuoi sporcare.

Un’altra buona ragione per valorizzare il ruolo culturale e sociale del cibo: le tradizioni alimentari.  Per sviluppare prodotti sempre più adatti alle nostre esigenze, ci viene in aiuto anche la cosiddetta “Consumer Science”. Oggi, in quanto consumatori, siamo tante persone in una, con esigenze che possono cambiare anche nel corso di una sola giornata. Di conseguenza, quando si studia un nuovo prodotto non si pensa più solo ad una tipologia di persona, ma si considera quella persona nella sua evoluzione quotidiana. Un nuovo prodotto deve servire bene nel momento in cui rappresenta la soluzione che stiamo cercando, e questa può essere anche molto diversa per la stessa persona in diverse situazioni.

Quali sono i trend tecnologici più interessanti della vostra industry?

Stiamo assistendo a un’accelerazione dell’evoluzione delle tecnologie alimentari, che storicamente sono cambiate più lentamente che in altri settori industriali. Un esempio sono le tecnologie di fermentazione (usate da millenni nella preparazione di pane, birra e formaggi), che stanno evolvendo grazie ai progressi nel campo delle biotecnologie e che portano a scoprire nuove applicazioni nel mondo dei microorganismi, dei lieviti, dei funghi, delle alghe. Questi organismi oggi sono studiati come possibili nuove fonti proteiche in alternativa a quelle animali che, come sappiamo, hanno un grande impatto sulla salute del pianeta. Oppure, vedremo tecnologie utilizzate storicamente in settori diversi dal Food, come il Pharma, venire utilizzate per creare biomasse a uso alimentare soprattutto in paesi con scarsità di quelle risorse.

Tutta quest’accelerazione oggi è possibile perché l’informazione è sempre più condivisa, e questo è positivo perché consente di fare passi avanti costruendo sulla conoscenza sviluppata da altri.

L’innovazione è necessaria. Il punto è come usarla ed è doveroso porsi anche domande etiche, come sta accadendo nel recente dibattito sull’uso intelligenza artificiale. È molto importante rispondere a queste domande ed è necessario porre delle regole. Regole che, però, non limitino l’innovazione e la scoperta.

L’innovazione sostenibile guida lo sviluppo del packaging Barilla. Per la pasta Blue Box, il 99+% della carta e cartone provengono da filiere gestite in modo responsabile e la rimozione della finestrella di plastica evita di immettere sul mercato plastica superflua.

In campo alimentare possiamo tutti provare a chiedere a Chat GPT cosa cucinare per cena. Chat GPT risponderà con una ricetta. Ma poiché oggi la condivisione delle ricette avviene soprattutto sui social media, è facile che la risposta possa essere una ricetta bella da fotografare ma non altrettanto valida da un punto di vista gastronomico. Questo è un esempio molto banale della cautela che dobbiamo avere tutti nell’uso degli strumenti che il progresso tecnologico ci offre, senza perdere mai di vista i nostri obiettivi. Per fortuna abbiamo secoli di tradizione nel mondo del cibo e certamente anche molti nuovi strumenti per valorizzare questa tradizione.

Pensando invece al lungo processo con cui oggi si sviluppa un nuovo packaging, che coinvolge spesso diversi attori, tra cui agenzie creative e di pubblicità, vediamo in questo caso che l’applicazione dell’intelligenza artificiale può aiutare i professionisti a velocizzare il loro lavoro, riducendo molto i tempi e amplificando le idee creative.

Tutte queste dinamiche ci fanno capire quanto è delicato il ruolo dell’innovatore in un’azienda, sia perché esiste di base una resistenza a uscire dalle proprie zone di confort, sia perché il nuovo crea discontinuità e, quindi, anche rischi e margini di errore, che devono sempre poter essere mitigati.

Come funzionano il vostro acceleratore e il vostro fondo?

Abbiamo dedicato molti anni in passato a esplorare opportunità di collaborazione con i centri di ricerca e le università per scoprire i nuovi trend tecnologici. Nel 2015 questa attività ci ha portato in Silicon Valley, dove ci siamo resi conto era nata una comunità di startup nel settore Food con un approccio molto dirompente. Abbiamo realizzato subito che le startups potevano essere degli stakeholders importanti e che era necessario trovare un modo per confrontarsi con queste realtà così piccole, ma al contempo così innovative. Così abbiamo costituito un piccolo fondo di Venture Capital, grazie al quale nel 2019 abbiamo lanciato anche un Acceleratore Corporate.  Grazie a questi strumenti, oggi riusciamo a connetterci in modo stabile con questo ecosistema che comprende diversi attori (incubatori, ricercatori, start ups, investitori, imprenditori) e che spinge l’innovazione in tutto il settore. Possiamo facilmente raggiungere molti interlocutori diversi a seconda del tema che vogliamo esplorare per avere nuove idee, soluzioni, modelli di business.

Oggi gli obiettivi dell’acceleratore sono due: dare l’opportunità alle startups di testare le loro soluzioni innovative e dare l’opportunità alla corporate di imparare e apprendere l’impatto di queste soluzioni in modo pratico mediante delle piccole collaborazioni.

Good Food Makers è un programma che accelera lo sviluppo e amplifica l’impatto delle startup attive nella filiera del cibo. Pensato per connettere gli obiettivi strategici Barilla e le realtà innovative che condividono con noi valori e priorità.

Ogni anno lanciamo ai manager della nostra azienda una call interna per identificare 4 sfide, e ci rivolgiamo alla comunità globale di startups per trovare soluzioni innovative a tali sfide.

Recentemente abbiamo cercato soluzioni di Packaging circolare per la riduzione e il riutilizzo degli imballaggi e dei rifiuti correlati; soluzioni digitali per promuovere corretti stili di vita e abitudini alimentari; nuovi ingredienti naturali per amplificare il valore nutrizionale, sensoriale e ambientale dei nuovi prodotti e, infine, nuovi sistemi per migliorare la qualità logistica, utilizzando l’Intelligenza Artificiale per la tracciabilità e il monitoraggio dei fornitori.

L’acceleratore ha successo perché lavora su problemi reali, problemi concreti per i nostri manager, e per i quali ricerchiamo soluzioni innovative nell’ecosistema startup.

Ritengo che sia fondamentale, nella collaborazione tra Corporate e startup, avere un obiettivo comune chiaro. Quello che manca spesso, quando ci si avvicina a una startup è un’analisi puntuale delle proprie necessità, di quali siano i problemi legati al business che dobbiamo risolvere. Questo è il vero compito dell’Innovatore: avere chiaro il problema e trovare soluzioni a problemi rilevanti.

Spazio Design Thinking Barilla presso la sede di Pedrignano, Parma.

Oltre alla Strategia aziendale, su questo punto utilizzare il Design Thinking può essere molto utile per fare ordine e definire le priorità. È una metodologia che mette al centro le persone e le loro reali necessità, e può venire applicata in molti ambiti. È quel tipo di analisi che ti porta a comporre e scomporre i problemi e a scoprire per esempio insieme agli utenti finali che una piadina di forma quadrata, rispetto alla tradizionale di forma rotonda, può essere molto più comoda da usare quando messa in un tostapane, evitando che la farcitura esca.

Che ruolo gioca il talento in questo momento nella competitività di un’organizzazione?

Il talento è importante e va valorizzato. Negli anni siamo diventati modello di Diversity & Inclusion per le aziende. Lo dico perché per innovare, la diversità e l’inclusività sono fondamentali. La ricchezza di diversità delle persone che collaborano porta sempre un’illuminazione. Il talento va anche coltivato, e a questo scopo in azienda esiste un vero e proprio “talent program” per essere sicuri che venga non solo intercettato, ma che gli sia dato anche modo di esprimersi.

Che consigli darebbe a un altro leader riguardo a innovazione, trasformazione digitale e talento?

I consigli sono sempre difficili da dare. Mi piace raccontare quello che ha funzionato e quello che non ha funzionato da noi, considerando che ogni caso è a sé stante. Innanzitutto, cerca di capire dove sei, com’è la tua organizzazione e quanto distante sei dall’obiettivo. Questo senza necessariamente copiare gli altri, bisogna trovare il proprio approccio.

Qual è il futuro dell’innovazione per Barilla e per il settore food?

Pasta Evangelists (Barilla Group), startup specializzata in take away e delivery di box di pasta fresca di alta qualità in tutto il Regno Unito. A ottobre 2023 inaugura il primo sito di produzione, il più grande pastificio del Regno Unito, a Londra.

In generale assisteremo sempre più a una convergenza fra nutrizione e salute, le persone prenderanno sempre più consapevolezza di quanto sono legate e questo probabilmente porterà a una diversificazione di prodotti. Barilla promuove da sempre il modello alimentare Mediterraneo, che riceve unanimi consensi dalla comunità scientifica, per cui la nostra strada per il futuro è stata tracciata più di 140 anni fa: mantenendo la tradizione della cultura italiana e riaffermando il ruolo sociale del cibo, che è la cosa più bella.

Nel settore sono inoltre presenti altri macro-trends, come quelli relativi all’evoluzione dei modelli di business, tra cui il più evidente è quello del Food delivery esploso in pandemia, ovvero la consegna della spesa o dei pasti a domicilio, anche in abbonamento.

BluRhapsody by Barilla è una nuova linea di pasta prodotta interamente grazie all’utilizzo della stampa in 3D, che consente la creazione di formati di pasta unici.

L’industria alimentare, dopo la rivoluzione industriale, ha seguito come molte altre industrie le economie di scala. Questa situazione, secondo me, si invertirà. Oggi osserviamo già alcune tendenze di scale-down, si fa ricorso a produzioni più localizzate, vicine ai punti di distribuzione, a km 0. Si stanno sviluppando soluzioni che limitino l’impatto sul pianeta della supply chain del cibo. Esistono già nuove applicazioni, abilitate anche da sistemi digitali, che hanno l’obiettivo di servire le persone con prodotti che vengono da piccole produzioni e che ne garantiscono l’origine e la qualità.

Quale sarà la prossima rivoluzione per il settore food?

Penso, e spero, che la prossima rivoluzione nel settore includerà anche l’educazione alimentare. Le prossime “pandemie”, infatti, riguarderanno le problematiche connesse a una alimentazione non corretta, e anche il tema ambientale giocherà un ruolo chiave. Entrambi questi temi sono strettamente legati alle scelte alimentari delle persone, perciò sarà sempre più cruciale il ruolo dell’informazione su cosa, quanto e come mangiare, con l’obiettivo di proteggere la nostra salute e quella del nostro pianeta.

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