Computer quantistici a confronto

I ricercatori hanno messo a confronto per la prima volta due tecnologie di computazione quantistica.

di amie Condliffe

All’angolo rosso, con un peso di appena cinque qubit, un computer quantistico dell’Università del Maryland a College Park; all’angolo blu, con lo stesso peso, il rivale sviluppato da IBM. Benvenuti alla prima sfida fra computer quantistici.

Un team di ricercatori ha descritto gli esperimenti che, per la prima volta, hanno messo a confronto due dispositivi quantistici sviluppati secondo tecnologie differenti. I qubit – l’equivalente quantistico dei bit binari – nel dispositivo di IBM sono realizzati in metalli superconduttori, mentre quelli nel dispositivo dell’Università del Maryland sfruttano campi elettromagnetici per intrappolare ioni di itterbio.

L’esperimento è stato possibile perché i due chip, pur utilizzando processi differenti, elaborano gli algoritmi allo stesso modo. Siccome IBM ha messo a disposizione il suo chip, permettendo ai ricercatori di programmarlo online, il team dell’Università del Maryland ha potuto sottoporre entrambi i dispositivi alle stesse prove.

Alla fine, il dispositivo IBM è stato più veloce – ma si è anche rivelato meno affidabile. Il dispositivo dell’Università del Maryland, infatti, utilizza qubit interconnessi fra loro, per cui possono condividere le informazioni. Il dispositivo IBM, invece, deve trasferire le informazioni passando per un hub centrale, e il processo può portare alla distruzione dei delicati stati quantistici.

I due chip hanno una potenza di calcolo ancora modesta, e il risultato non dimostra ancora quale delle due tecnologie vincerà la prova del tempo. La possibilità di comparare direttamente le loro capacità si rivelerà sempre più utile in futuro, man mano che i ricercatori si adopereranno per stringere il campo sulla vasta gamma di approcci oggi in fase di ricerca.

In passato, i computer quantistici sono stati messi a confronto con hardware convenzionali, piuttosto che fra loro. Il controverso dispositivo sviluppato da D-Wave, ad esempio, è stato confrontato in più occasioni con normali processori in silicio, ed ha dimostrato di essere più veloce in una manciata di operazioni molto specifiche.

Come precisato da Science, i risultati del nuovo test potranno destare meno interesse al di là della loro semplice natura simbolica. In passato, non era stato possibile comparare direttamente a questa maniera le prestazioni di dispositivi quantistici differenti. Il fatto che oggi sia possibile farlo è un altro segno che i computer quantistici continuano ad avanzare verso la realtà.

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