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La tecnologia condiziona il modo in cui leggiamo. Dobbiamo cambiare il modo in cui insegniamo.

Linus Merryman trascorre circa un’ora al giorno sul suo computer portatile nella scuola elementare di Nashville, nel Tennessee, lavorando soprattutto sulle abilità di lettura fondamentali come la fonetica e l’ortografia. Apre l’applicazione di lettura Lexia con facilità, cliccando direttamente sulle lezioni scelte appositamente per rispondere alle sue esigenze. Questa settimana Linus, che frequenta la seconda elementare, sta lavorando sul “chunking”, ovvero sulla ricerca dei punti in cui le parole vengono suddivise in sillabe. La parola scimpanzé appare sullo schermo a grandi lettere e Linus usa il mouse per spostare le colonne romane dei cartoni animati e inserirle negli spazi tra le lettere, come piccoli divisori, dove pensa che debbano trovarsi le interruzioni di sillaba. L’applicazione gli legge le sue ipotesi: “scim-pan-zé”. Ha indovinato.

Dopo aver esercitato queste abilità fondamentali al computer, lui e i suoi compagni chiudono i loro computer portatili e si dirigono verso il tappeto, ognuno con una copia cartacea del loro libro di testo, I Have a Dream, un libro illustrato con il testo del discorso di Martin Luther King Jr. Gli studenti seguono i loro libri mentre l’insegnante legge ad alta voce, fermandosi di tanto in tanto per fare domande e sottolineare cose che notano, per esempio che il discorso è scritto in prima persona.

La mamma di Linus, Erin Merryman, un’insegnante di lettura precoce in un’altra scuola di Nashville, all’inizio era preoccupata per la capacità di suo figlio di imparare a leggere in una classe che faceva così tanto uso di computer. A Linus è stato diagnosticato un disturbo dell’apprendimento, la dislessia, e grazie alla sua formazione Erin sa che gli studenti dislessici hanno spesso bisogno di input sensoriali per imparare come i suoni sono collegati alle lettere. Anche una stretta sorveglianza da parte dell’insegnante li aiuta. Ma dal momento che quest’anno la lettura del bambino è migliorata notevolmente, Erin ha cambiato idea.

“Penso che tante delle attività dell’app siano molto buone e approfondite”, afferma Merryman. “Sono sorpresa di quanto sia efficace”.

Come Merryman, un numero crescente di esperti ed educatori sta cercando di capire quale dovrebbe essere il rapporto tra la tecnologia digitale e l’insegnamento della lettura. Sia la lettura sia la tecnologia digitale sono invenzioni umane che hanno ampliato il mondo, e i computer portatili e gli smartphone hanno probabilmente dato agli esseri umani infinite opportunità di leggere di più; è possibile accedere a praticamente qualsiasi cosa stampata in pochi secondi. Lo scienziato cognitivo Daniel T. Willingham ha affermato che i ragazzi leggono di più oggi rispetto a dieci anni fa. Ma molti esperti di lettura sospettano che la tecnologia stia cambiando anche il modo di leggere: la lettura su uno schermo è fondamentalmente diversa da quella su una pagina.

I ricercatori che studiano il cervello e il comportamento dei giovani lettori sono ansiosi di capire esattamente quando la tecnologia favorisce i progressi dei bambini nella lettura e quando li ostacola. Le domande sono ancora così nuove che le risposte sono spesso poco chiare. Da quando la pandemia di covid-19 ha portato alla chiusura delle scuole nel 2020, quasi tutti gli studenti lavorano utilizzando un computer portatile o un tablet in dotazione alla scuola. Ma gli educatori, che dipendono più che mai dalla tecnologia digitale per l’apprendimento, spesso hanno poche indicazioni su come bilanciare schermi e libri di carta per i lettori principianti abituati a passare dall’uno all’altro. In molti casi, gli insegnanti si trovano a dover improvvisare.

Secondo gli scienziati cognitivi, capire come servire al meglio questi giovani “cervelli bialfabetizzati” è fondamentale, non solo per il futuro dell’insegnamento della lettura, ma per il futuro del pensiero stesso. La tecnologia digitale ha trasformato il modo in cui otteniamo la conoscenza in modi che faranno progredire e modificheranno per sempre la nostra specie. Ma a livello individuale, la stessa tecnologia minaccia di interrompere, o addirittura di ridurre, il tipo di apprendimento lento e attento che si acquisisce leggendo libri e altre forme di stampa.

Queste verità apparentemente contraddittorie sottolineano la questione di come dovremmo insegnare ai bambini a leggere nel XXI secolo, afferma la neuroscienziata Maryanne Wolf, autrice di Reader, Come Home: The Reading Brain in a Digital World. La Wolf, che per prima ha usato il termine “cervello bialfabetizzato” (“biliterate brains”), è impegnata nella ricerca dei meriti relativi degli approcci basati sullo schermo e sulla pagina, adottando nel frattempo una posizione che lei chiama di “ignoranza appresa”: indagare a fondo entrambe le posizioni e valutare tutte le evidenze e i risultati.

I ricercatori che studiano il cervello e il comportamento dei giovani lettori sono desiderosi di capire esattamente quando la tecnologia favorisce i progressi dei bambini nella lettura e quando invece può ostacolarli.

“La conoscenza non è progredita al punto da avere il tipo di prove che ritengo necessarie”, afferma Wolf. “Quale impatto genera l’invito all’uso di ogni mezzo – schermo e stampa – sui meccanismi del cervello di chi legge? Le risposte non sono tutte disponibili”.

Ma, continua la studiosa, “ci risulta che la stampa favorisca processi più lenti e profondi nel cervello di chi legge. Si può usare uno schermo per integrare, per insegnare certe abilità, ma non si desidera che un bambino impari a leggere attraverso uno schermo”.

Cosa è meglio per la comprensione, gli schermi o i libri?

Una volta che i bambini hanno imparato a decodificare le parole, la ricerca sul modo in cui comprendono i testi letti su schermo e su carta diventa un po’ più decisiva. Secondo gli esperti, i giovani lettori devono leggere insieme agli adulti, ricevendo commenti e osservazioni, facendo domande e guardando insieme le immagini. Tutto questo li aiuta a costruire il vocabolario e le conoscenze necessarie per comprendere ciò che stanno leggendo. Gli schermi spesso non sono in grado di riprodurre questa interazione umana, e scienziati come Wolf sostengono che i “circuiti di lettura” nel cervello dei bambini si sviluppano in modo diverso quando i giovani studenti sono incollati a uno schermo.

Gli studi sul funzionamento interno del cervello confermano l’idea che l’interazione umana aiuti a sviluppare la capacità di comprensione dei lettori principianti. Ma suggeriscono che anche la lettura di libri cartacei è associata a questo progresso. In uno studio, i ricercatori hanno scoperto che i bambini di tre e quattro anni avevano una maggiore attivazione nelle regioni linguistiche del cervello quando leggevano un libro con un adulto, ad esempio un genitore, rispetto a quando ascoltavano un audiolibro o leggevano da un’app digitale. Quando leggevano su un iPad, l’attivazione era più bassa di tutti. In un altro studio, le scansioni di risonanza magnetica di bambini di otto-dodici anni hanno mostrato circuiti di lettura più forti in coloro che hanno trascorso più tempo a leggere libri cartacei rispetto a quelli che hanno trascorso il loro tempo su schermi.

Per gli studenti più grandi, una ricerca significativa dimostra che la comprensione è inferiore quando leggono da uno schermo. Un’ampia meta-analisi del 2019 di 33 studi diversi ha dimostrato che gli studenti comprendono meglio i testi informativi quando leggono su carta. Uno studio della Reboot Foundation, che ha valutato migliaia di studenti in 90 Paesi, compresi gli Stati Uniti, ha rilevato che gli studenti di quarta elementare che hanno usato i tablet in quasi tutte le loro classi hanno ottenuto un punteggio di 14 punti inferiore in un test di lettura rispetto agli studenti che non li hanno mai usati. I ricercatori hanno definito il divario di punteggio “equivalente a un intero livello di apprendimento”. Gli studenti che hanno usato la tecnologia “ogni giorno per diverse ore durante la giornata scolastica” hanno ottenuto i risultati più bassi, mentre il divario si è ridotto o è addirittura scomparso quando gli studenti hanno trascorso meno di mezz’ora al giorno su un computer portatile o un tablet.

Perché gli studenti capiscono meglio ciò che leggono quando è scritto in un libro? I ricercatori non ne sono del tutto certi. Secondo Julie Coiro, ricercatrice dell’Università di Rhode Island, parte del problema è la distrazione. Applicazioni di lettura per bambini come Epic! offrono migliaia di libri che spesso contengono immagini, link e video all’interno del testo. Questi elementi sono pensati per migliorare l’esperienza di lettura, ma spesso distolgono i bambini dalla concentrazione sul significato del testo. Tuttavia, anche negli esperimenti di lettura in cui agli studenti non era consentito navigare sul web o cliccare sui link incorporati, i risultati sono stati peggiori.

Virginia Clinton-Lisell, autrice della meta-analisi del 2019, ha ipotizzato che l’eccesso di fiducia potrebbe essere un altro aspetto del problema. In molti studi, gli studenti che leggevano da un computer portatile sembravano sopravvalutare le loro capacità di comprensione rispetto a quelli che leggevano i libri cartacei, forse inducendoli a impegnarsi meno durante la lettura.

Gli studenti dichiarano di imparare di più e di avere un’esperienza di lettura migliore quando leggono libri cartacei. La linguista Naomi Baron, autrice di How We Read Now: Strategic Choices for Print, Screen, and Audio, afferma che quando intervista gli studenti sulle loro percezioni, spesso dicono che leggere da un libro è una “vera lettura”. Piace loro la sensazione del libro tra le mani e trovano più facile tornare su cose già lette rispetto a quando leggono da uno schermo. Sebbene possano preferire i formati digitali per motivi di comodità o di costo, ritengono di avere una maggiore concentrazione quando leggono la carta stampata.

Ma Baron sostiene che i distretti scolastici e gli insegnanti spesso non sono consapevoli delle ricerche che collegano i libri a una migliore comprensione o che confermano le preferenze degli studenti per la carta stampata. La ricerca di Baron riguardava gli studenti universitari, ma l’anno scorso uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sui quindicenni di 30 Paesi ha dimostrato che gli studenti che preferivano la lettura su carta ottenevano in media 49 punti in più nel Programma PISA (Programme for International Student Assessment) – sui quindicenni di 30 Paesi ha dimostrato che gli studenti che preferivano la lettura su carta ottenevano in media 49 punti in più nel Program for International Student Assessment (PISA) – e lo studio accennava a un’associazione tra la lettura di libri cartacei e la passione per la lettura.

Baron ritiene inoltre che si dovrebbe prestare maggiore attenzione allo sviluppo di approcci pedagogici che insegnino esplicitamente il ritmo e la concentrazione della lettura su carta stampata, aiutando poi gli studenti a trasferire queste abilità sullo schermo. Il rafforzamento di queste abitudini sarebbe utile anche per chi legge abitualmente i libri, perché anche chi legge un libro può distrarsi, soprattutto se ha un telefono nelle vicinanze.

L’uso di libri e manuali digitali è esploso durante la pandemia, e potrebbe essere solo una questione di tempo prima che tutta l’editoria scolastica si sposti online. È quindi ancora più importante continuare a migliorare la lettura digitale per gli studenti, afferma Tim Shanahan, docente di alfabetizzazione. Invece di cercare di rendere la tecnologia digitale più simile a un libro, ha scritto Shanahan, “gli ingegneri devono pensare a come produrre strumenti digitali migliori. Gli ambienti tecnologici possono alterare il comportamento di lettura, quindi l’impalcatura tecnologica potrebbe essere usata per rallentare o per muoversi in un testo in modo più produttivo”. In futuro, gli studenti potrebbero leggere di storia o di scienza da qualcosa come un “tap essay“, in cui le parole, le frasi e le immagini vengono rivelate solo quando il lettore è pronto e tocca lo schermo per passare alla parte di testo successiva. O forse il loro materiale di lettura assomiglierà più a un articolo digitale del “New York Times”, in cui testo, immagini, video e clip audio sono distanziati e mescolati in modi diversi.

Un po’ di fonetica al computer

Circa due terzi degli studenti americani non riescono a leggere a livello elementare. La colpa è, almeno in parte, di un metodo di insegnamento della lettura molto diffuso che ha dominato le aule scolastiche per 40 anni, ma che non si basava su prove scientifiche su come il cervello impara a leggere: La balanced literacy e il suo parente stretto, il “whole language” hanno trascurato la formazione esplicita delle abilità fondamentali della lettura, lasciando molti bambini in difficoltà. Negli ultimi anni, però, un nuovo metodo fortemente incentrato su queste abilità fondamentali, spesso definito “scienza della lettura” (science of reading), ha portato cambiamenti radicali nel sistema educativo statunitense. Basata su decenni di prove scientifiche, la “scienza della lettura” è organizzato in cinque aree: consapevolezza fonemica (apprendimento di tutti i suoni della lingua inglese), fonetica (apprendimento di come questi suoni sono collegati alle lettere), vocabolario, comprensione e fluency.

Le app e le piattaforme digitali per imparare a leggere hanno il potenziale per insegnare in modo efficace alcune di queste abilità fondamentali. Sono particolarmente adatte alla consapevolezza fonemica e alla fonetica, rendendo l’apprendimento delle lettere e delle combinazioni di suoni un gioco e rafforzando le abilità con la pratica. Lexia, probabilmente la piattaforma digitale più diffusa dedicata alla scienza della lettura, insegna le abilità fondamentali di base e complesse, come le combinazioni di lettere e suoni e le regole ortografiche, utilizzando la tecnologia responsiva. Quando si apprende un’abilità specifica, come ad esempio capire come leggere parole come meal e seam con la combinazione vocalica “ea” nel mezzo, gli studenti non possono andare avanti finché non l’hanno acquisita.

Le piattaforme digitali possono rafforzare alcune specifiche abilità di lettura, ma è l’insegnante a monitorare costantemente i progressi dello studente e ad adeguare l’insegnamento in base alle necessità.

Una nuova serie di piattaforme di lettura predittiva si spinge oltre. Aziende come Microsoft e SoapBoxLabs immaginano un mondo in cui gli studenti possano imparare a leggere interamente al computer. Grazie alla tecnologia di riconoscimento vocale dell’intelligenza artificiale, sostengono le aziende, queste piattaforme digitali sono in grado di ascoltare attentamente la lettura di uno studente. Poi possono identificare i punti critici e offrire aiuto di conseguenza.

Mentre la tecnologia digitale per l’apprendimento della lettura si diffonde nelle scuole – solo Lexia serve più di 3.000 distretti scolastici – alcuni esperti di lettura sono cauti. La ricerca sulla sua efficacia è limitata. Sebbene alcuni vedano la tecnologia svolgere un ruolo utile nelle funzioni legate alla lettura, come la valutazione degli studenti e la formazione degli insegnanti, molti sostengono che quando si tratta di insegnare davvero, gli esseri umani sono superiori.

Le piattaforme digitali possono rafforzare alcune specifiche abilità di lettura, spiega Heidi Beverine-Curry, responsabile accademico dell’organizzazione per la formazione e la ricerca degli insegnanti The Reading League, ma è l’insegnante a monitorare costantemente i progressi dello studente e a adeguare l’insegnamento in base alle necessità.

Faith Borkowsky, fondatrice di High Five Literacy, un servizio di tutoraggio e consulenza a Plainview, New York, non è infastidita dalle applicazioni per la lettura in sé. “Se si tratta di un programma per computer che permette a qualche bambino di esercitarsi in una certa abilità, sono d’accordo, se è in linea con quello che stiamo facendo”, dice. Ma spesso non è così che funziona nelle classi.

Nelle scuole di Long Island con cui lavora la Borkowsky, è più probabile che gli studenti facciano più lavoro di lettura sui computer portatili perché le scuole hanno acquistato una tecnologia costosa e si sentono obbligate a usarla, anche se non è sempre il modo migliore per insegnare le abilità di lettura. “Quello che ho visto nelle scuole è che hanno un programma e dicono: ‘Bene, l’abbiamo comprato, ora dobbiamo usarlo’. Per i distretti è difficile tornare indietro dopo aver acquistato programmi e materiali costosi”, afferma l’autrice.

Alcune piattaforme stanno lavorando per colmare il divario tra l’istruzione online e quella di persona. Ignite! Reading, un programma di tutoraggio intensivo lanciato dopo la chiusura delle scuole a causa della pandemia, insegna le abilità fondamentali della lettura, come la consapevolezza fonemica e la fonetica, attraverso una piattaforma di videoconferenza, dove i tutor di lettura e gli studenti possono vedersi e ascoltarsi a vicenda.

L’istruzione di Ignite cerca di fondere i vantaggi della tecnologia digitale e dell’interazione umana. In una sessione di tutoraggio, un’alunna di prima elementare di nome Brittany di Indianapolis, Indiana, pronunciava semplici parole, sollecitata dal suo tutor di lettura, che poteva vedere attraverso la telecamera del suo portatile. Brittany ha letto “map” e “cup”, toccando la lavagna con la mano ogni volta che emetteva un suono: tre suoni in una parola, tre tocchi. Allo stesso tempo, anche la lavagna digitale sullo schermo del suo computer portatile batteva i suoni: uno, due, tre. Mentre Brittany pronunciava ogni parola, il tutor osservava la bocca della bambina attraverso la telecamera del computer, apportando le dovute modifiche.

Jessica Sliwerski, cofondatrice e CEO di Ignite, dice che sta radunando un esercito di tutor di lettura a distanza per assistere gli insegnanti nell’aiutare i ragazzi a recuperare il ritardo dopo gli anni della pandemia. Gli studenti ricevono sessioni di 15 minuti durante la giornata scolastica e, al termine delle sessioni, i tutor ricevono una formazione su come rendere più efficaci le brevi sessioni.

Sliwerski ritiene che la tecnologia possa essere incredibilmente utile per dare a un maggior numero di studenti un’esperienza formativa individuale. “Stiamo adottando un approccio diverso alla tecnologia”, dice. “Stiamo mettendo il bambino al centro del lavoro di una persona altamente qualificata e responsabile. Questo è il nocciolo della questione, e non c’è nulla di tecnologico in ciò”.

Preservare la lettura profonda

Una volta che gli studenti riescono a decodificare le parole e a comprenderne il significato, inizia il vero lavoro di lettura. Si tratta di ciò che Wolf chiama “lettura profonda”, un insieme specifico di processi cognitivi e affettivi in cui i lettori sono in grado di assimilare intere porzioni di testo alla volta, di fare previsioni su ciò che verrà dopo e di sviluppare una percezione fulminea. Questi processi interattivi si alimentano a vicenda nel cervello, accelerando la comprensione.

Ma poiché la maggior parte della lettura che i giovani d’oggi fanno – ammettiamolo, la maggior parte di quella che facciamo tutti – è una scrematura di un articolo online, di un post su Facebook o di un messaggio di un amico mentre si passa da una scheda all’altra, la lettura profonda come processo cognitivo è a rischio. Secondo Wolf, se i bambini di oggi leggono solo dagli schermi, potrebbero non imparare mai la lettura profonda: l’elaborazione del circuito cerebrale di lettura potrebbe non essere mai costruita. La lettura sugli schermi potrebbe “disturbare e diminuire proprio le capacità che dovrebbe far progredire”.

“Stiamo raccogliendo dati che indicano che ci sono cambiamenti nel cervello che legge che diminuiscono la sua capacità di usare i processi più importanti e sofisticati nel tempo quando lo schermo domina”, dice Wolf. La lettura profonda è qualcosa che veniva naturale a molti lettori prima della tecnologia digitale e dei personal computer, quando avevano molto tempo da dedicare alla lettura di un libro; ma non si può dare per scontato che i giovani lettori di oggi, con il loro “cervello bialfabetizzato”, imparino automaticamente il processo.

Alcuni insegnanti stanno prestando maggiore attenzione a come aiutare gli studenti a iniziare a imparare la lettura profonda. Doug Lemov, fondatore di una scuola privata che forma insegnanti con i suoi libri e corsi “Teach Like a Champion”, è fortemente preoccupato dal fatto che molti studenti delle scuole medie e superiori non sembrano più avere la capacità di attenzione necessaria per concentrarsi su un testo per lunghi periodi di tempo. Per questo incoraggia gli insegnanti che forma ad adottare nelle loro classi “ambienti a bassa tecnologia e ad alto contenuto di testo”, con libri di carta, matite e fogli. In un ambiente di questo tipo, gli studenti migliorano lentamente la loro capacità di attenzione non facendo altro che leggere un libro o scrivere un pezzo, anche se questo significa iniziare con pochi minuti alla volta.