Come affrontare il coronavirus

Anche in America ci si sta preparando a rispondere alla diffusione dell’infezione.

di Antonio Regalado

Stai facendo scorta di maschere e sapone e metti la carne nel congelatore? Se è così, potresti essere come me: un survivalista che si prepara attivamente a fronteggiare l’emergenza del coronavirus. La nostra società è efficiente, ma anche fragile. Quante scorte di cibo ha la tua città? Quante macchine di ventilazione extra ci sono nel tuo ospedale più vicino? Forse meno di quanto si pensi.

Un mese fa, fare incetta di qualsiasi prodotto sarebbe sembrato strambo per chi, come me, vive a Boston, lontano dal centro dell’epidemia di coronavirus che si è diffusa in Cina. Quando ho iniziato a indossare tute protettive e guanti sterili, mi sono sentito quasi paranoico. “Ma il virus non è in Cina?” mi chiedeva stupefatto il mio figlio undicenne mentre trascinavo bottiglie di candeggina nello scantinato.

Ora la situazione è cambiata. Questa settimana, sono stati rilevati un maggior numero di infezioni al di fuori della Cina che in quel paese, incluso il primo caso negli Stati Uniti, senza che ci fosse un chiaro collegamento con i viaggi internazionali. I Centers for Disease Control hanno avvertito che una “modificazione significativa” dello stile di vita americana è inevitabile e il dipartimento sanitario delle Hawaii ha consigliato alle persone di avere due settimane di scorte alimentari a casa. Il mercato azionario è in caduta libera. Anche il vice presidente dell’Iran ha contratto il virus. (tweet 1)

Ma prepararsi a cosa? Se ci si trova al centro di un focolaio, è necessario evitare il contatto con le altre persone e ridurre le possibilità di essere esposto al virus. Le quarantene, della durata di 14 giorni o più, sono già una realtà per milioni di abitanti delle città cinesi. I video su Internet girati in Cina mostrano delle persone che escono dalle finestre dell’appartamento per cercare di procurarsi il cibo.

Finora, a Boston, la vita continua a scorrere apparentemente in modo normale. Ma alcuni prodotti stanno scomparendo silenziosamente dagli scaffali. Proprio oggi, la confezione da sei di disinfettante per mani Germ-X che ho messo nel mio carrello Amazon non è improvvisamente più disponibile. Quando ho chiamato Amazon, un portavoce mi ha detto che l’azienda non aveva commenti da rilasciare alla domanda se riscontrasse “panico da acquisti”. Peccato: i loro dati fornirebbero un quadro preciso di quanto il fenomeno dell’accaparramento sia esteso. (tweet 2)

Mentre parlavo con i miei contatti – molti di loro scienziati, fondatori di startup e investitori che seguivano da vicino le tendenze tecnologiche – ho sentito storie di persone che noleggiavano cottage isolati e altri che avevano liquidato i loro interi portafogli azionari. Jamie Heywood, un imprenditore sanitario e cofondatore di PatientsLikeMe, mi ha detto che è pronto a sopravvivere per un lungo periodo senza risorse esterne. Ora è provvisto anche di maschere respiratorie. Ha a casa quella che è di fatto un’unità di terapia intensiva a bassa tecnologia. Se qualcuno nella sua famiglia si ammala, vuole essere in grado di prendersi cura di loro, nel caso in cui gli ospedali siano al collasso.

“Una società basata sulla produzione a ritmo di mercato non sembra avere le giuste caratteristiche di resilienza”, afferma Heywood, preoccupato per le interruzioni della catena di approvvigionamento che significheranno “scorte limitate di cibo sugli scaffali”.

Per prepararsi servono soldi

Fino a ieri, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non ha voluto definire il virus respiratorio una pandemia, sebbene i casi fossero presenti oltre 50 paesi. Circa l’80 per cento di questi casi è lieve, ma il resto è serio. I dati finora mostrano che il tasso di mortalità può arrivare fino al 2 per cento, per insufficienza polmonare e difficoltà organiche. Questo virus non è uno scherzo.

Anche gli ospedali hanno risorse limitate, afferma Heywood, che ha lavorato per diversi anni in un comitato di biosorveglianza per i Centers of Disease Control. In particolare, si potrebbe verificare una carenza di respiratori, necessari per trattare i casi più gravi di Covid-19. “Possono gestire un carico limitato prima di crollare. Non credo che siamo in grado di affrontare una crisi persistente”, afferma Heywood.

Un certo numero di esperti di tecnologia che conosco si stanno preparando da qualche tempo. Uno di questi è Robert Nelsen, un investitore di Arch Venture Partners. A suo tempo, Nelson è stato definito il miglior investitore in capitale di rischio nel settore biotech e si è fatto un nome investendo in nuovi farmaci antitumorali o nel CRISPR. Quindi, quando il suo feed su Twitter ha definito il coronavirus un “incidente ferroviario su scala epica”, ho iniziato a preoccuparmi seriamente.

L’investitore di Seattle mi ha detto di aver giocato a Plague Inc., un videogioco in cui si tenta di annientare l’umanità con un virus pandemico. “È un gioco spaventoso e non particolarmente difficile e mi ricorda da vicino la diffusione di questo virus”, afferma Nelsen. Quando l’OMS stava ancora discutendo se il virus fosse o meno un’emergenza internazionale, Nelsen stava cercando di vendere azioni di aziende aeree. “Faccio queste cose perché è un modo per mantenere la mia mente impegnata”, egli spiega.

Il 25 febbraio, Nelsen aveva fatto parlare di sè con la pubblicazione su Twitter di una foto di un carrello Costco carico di acqua in bottiglia, Frosted Flakes e sei macro bottiglie di vodka Grey Goose. “Guardate attentamente”, ha consigliato ai suoi follower. La foto era stata scattata quasi un mese prima. (tweet 3)

Il suo tweet ha suscitato alcune reazioni aspre: “Attento! Troppi carboidrati”, ha detto uno. “Con quel cibo hai buone probabilità di morire…” “Solo un uomo ricco comprerebbe la vodka di prima qualità come disinfettante!”, hanno commentato altri. Il fatto è che molti americani non sarebbero in grado di accumulare scorte, anche se lo volessero. Probabilmente ho speso 1.000 dollari nell’ultimo mese per non rimanere senza caffè, patate, tovaglioli di carta, candele e latte in scatola.

Cosa c’è nella lista della spesa di un survivalista

Ho sentito altri “esperti” prepararsi per il virus, ed ecco una lista di cosa avevano messo da parte:

*  un mese di alimenti a lunga conservazione
*  Prescrizioni mediche, antibiotici e antinfluenzali
*  tovaglioli di carta, cibi secchi
*  materiale di lettura
*  disinfettanti, come l’alcol

Brian Pardy, un esperto di database che ho conosciuto sui social media, mi ha inviato un elenco molto più completo di preparativi che ha distribuito agli amici. Comprende oltre 70 articoli, tra cui rasoi da barba, la gelatina combustibile Sterno, un congelatore a pozzetto, tamponi di cotone, medicine per la tosse, vitamina C, lattine di succo di V8, muesli, carburante e trappole per topi per proteggere i rifornimenti.

Alcuni sostengono che fare scorte è antisociale, specialmente se in preda al panico. Se il coronavirus si diffonde in una grande città degli Stati Uniti, le prime persone da proteggere saranno gli operatori sanitari. Loro avranno bisogno delle mascherine e dei respiratori, non il singolo cittadino. La corsa al supermercato – come quelle in banca o in borsa – è un sintomo di paura e di mancanza di fiducia.

I critici degli acquisti dell’ultimo minuto includono i survivalisti “integralisti”. Su “Reddit”, i moderatori hanno iniziato a rimuovere post sul coronavirus da r / Preppers, un subreddit su come ci si prepara alle emergenze. “Stiamo rimuovendo questi post il più velocemente possibile, poiché non aggiungono assolutamente alcun valore a questo sub nel suo insieme”, scrive l’utente u / webdoodle, uno dei moderatori. “La preparazione consiste nell’anticipare le emergenze, non nel creare una carenza di prodotti perchè si è convinti di avere bisogno di 3 scatole di maschere N95 per uso personale”.

I moderatori suggeriscono di guardare i vecchi post sulla SARS per “vedere lo sviluppo della paura e del panico e rendersi conto di quante di quelle persone hanno ancora un mucchio di cose inutili nei loro scantinati e garage”.

Alcuni altri modi per ridurre il rischio di infezione da coronavirus

Per Alistair Miles, che studia la malaria all’Università di Oxford e si definisce un biohacker, anche il cambiamento comportamentale è una parte importante della riduzione del rischio. A suo parere, le mascherine forniscono un falso senso di sicurezza (anche se effettivamente impediscono alle persone che sono già malate di diffondere germi). Egli consiglia di prendere questi semplici accorgimenti:

* Non toccarsi il viso, in particolare gli occhi, il naso o la bocca
* Lavarsi spesso le mani, con sapone, per almeno 20 secondi
* Usare un disinfettante per le mani a base di alcol

Se il virus continua a diffondersi senza un serio contrasto, c’è la possibilità che alla fine tutti possano entrarci in contatto. Per Heywood e Miles, più a lungo si rimanda questo “incontro”, meglio è. Più passa il tempo, più i medici sapranno come affrontare i casi gravi. Entro poche settimane potrebbe esserci qualche farmaco utile e tra due anni un vaccino. Inoltre, più lentamente il virus si diffonde in generale, meno acuti saranno i suoi effetti sulla società.

Qualche giorno fa, il presidente Donald Trump ha cercato di rassicurare gli americani, tenendo una conferenza stampa in cui ha affermato che il virus era sotto controllo e attribuendo il ruolo di supervisore governativo al vicepresidente Mike Pence. “C’è la possibilità che la situazione possa peggiorare”, ha dichiarato Trump

E se succedesse? Gli esperti dicono che la preparazione degli Stati Uniti non è quella che dovrebbe essere. Inoltre, è scoraggiante vedere che le informazioni sulla salute si stanno già politicizzando. Se la società americana si dimostrasse impreparata, potrebbe esserci un contraccolpo negativo per il presidente Trump, replicando quanto successe a George W. Bush quando venne accusato della debole risposta all’uragano Katrina.

Nel corso degli anni, i funzionari della sanità pubblica hanno chiesto a gran voce finanziamenti per la prepararsi a eventi simili e per accumulare le scorte. È così che il sistema può gestire un’ondata di malati. Ma non è facile convincere nessuno a spendere soldi per “possibili” minacce. Heywood afferma che dopo l’esperienza con i CDC si è chiesto se la nostra società, abituata a muoversi in un ambiente stabile, sappia reagire a una pandemia.

È possibile che i preparativi di Heywood, come il mio, si dimostrino inutili. Ma tutte quelle lattine nel seminterrato sono almeno uno spunto di riflessione. “Vedo un lato positivo in questa situazione. Penso che non sia una brutta cosa che il mondo ci ricordi che siamo una specie su un piccolo pianeta e che gli strumenti della scienza, della diplomazia e della politica sono fondamentali per sopravvivere”, dice Heywood. “Riconoscere che l’umanità è vulnerabile e che Wall Street non governa la biologia, è una cosa positiva”.

Immagine: Ms Tech / Getty, Unsplash

(rp)

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