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I colloqui sul clima delle Nazioni Unite si sono conclusi con un accordo poco brillante e le preoccupazioni per la lenta azione sul clima stanno dando vita alle prime accuse

La conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è appena conclusa nel fine settimana dopo una maratona di negoziazioni che ha allungato i colloqui di quasi 48 ore oltre la conclusione programmata.

Il risultato più notevole della conferenza è stata l’istituzione di un fondo per aiutare i paesi poveri a pagare i danni causati dal clima. Questo particolare rappresenta una importante vittoria, ma al di là di quella esso, alcuni leader temono che i colloqui di quest’anno non abbiano portato a progressi sufficienti.

E tutti puntano il dito, incolpandosi l’un l’altro per non aver agito abbastanza velocemente sul fronte dei finanziamenti per il clima. Gli attivisti chiamano gli Stati Uniti il ​​”fossile colossale” e i leader statunitensi si lamentano di venire incolpati nonostante al girno d’oggi sia la Cina il principale emettitore. Quindi analizziamo alcuni dati e vediamo in che modo i ricercatori e gli analisti del clima calcolano il peso della responsabilità climatica.

Perchè è così importante

Come spiegato recentemente, una delle principali discussioni in corso alla COP27 riguardava la possibilità che i paesi più ricchi avessero la responsabilità di aiutare le nazioni più povere e più vulnerabili a pagare il costo dell’impatto del cambiamento climatico.

I disastri climatici sono stati al centro dei dialoghi di quest’anno, soprattutto dopo che le devastanti inondazioni in Pakistan hanno ucciso oltre 1.000 persone e ne hanno sfollati altri milioni. Le stime dei costi totali hanno superato i 40 miliardi di dollari.

Dopo due settimane di trattative, i delegati alla COP27 hanno raggiunto un accordo sul finanziamento per perdite e danni… più o meno. Un fondo ci sarà, ma quanto sarà ricco e come funzionerà non è chiaro. I dettagli dovranno essere chiariti, l’avete indovinato, alla prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima: la COP28 prevista per il prossimo anno a Dubai.

I paesi che finanzieranno il fondo per perdite e danni non ammettono colpe né accettano responsabilità per i danni climatici. Ma la creazione del fondo e tutte le discussioni sui danni climatici hanno sollevato la domanda: chi ci ha messo in questo pasticcio? E chi dovrebbe pagarlo?

Non molto tempo fa

Quando si tratta di emissioni di gas serra, la storia conta. Ecco perchè:

  • Alcuni gas serra, tra cui l’anidride carbonica, hanno una lunga durata: non sono molto reattivi, quindi restano in giro per molto tempo dopo essere stati emessi
  • Il riscaldamento è una funzione della concentrazione di gas serra nell’atmosfera
  • Quindi, quando parliamo di responsabilità climatica, dovremmo considerare le emissioni totali nel corso della storia

Quando ho iniziato a studiare la scienza del clima, questa logica mi ha sbalordito. È così intuitivo, ma ha riformulato nella mia testa il dibattito sulla responsabilità climatica nazionale. Ho sempre sentito dire che la Cina era il paese di cui tutti dovremmo parlare quando si trattava di emissioni. Dopotutto, sono attualmente i più grandi inquinatori climatici del mondo.

Ma quando si sommano le emissioni totali, è super chiaro: nel complesso, gli Stati Uniti sono di gran lunga il maggior emettitore, responsabile di circa un quarto di tutte le emissioni mai emesse. Segue l’UE, con circa il 17% del totale. Infine abbiamo la Cina, al terzo posto.

Quota di emissioni: da Global Carbon Project, Datawrapper

Ciò significa che gli Stati Uniti e la UE rappresentano insieme il 40% delle emissioni totali mai rilasciate, una porzione enorme del motore che alimenta il cambiamento climatico attuale. Si tratta di un dato importante in quanto proprio l’energia dei combustibili fossili ha contribuito a far crescere le economie di queste aree geografiche per secoli: lo status e la ricchezza di Stati Uniti e Unione Europea sono in gran parte dovuti a tutti quei combustibili fossili bruciati.

E ora, quelle emissioni stanno sovraccaricando dii disastri il mondo intero.

“Un quarto della CO2 nella nostra atmosfera è rosso, bianco e blu”,
Senatore Ed Markey

Recuperare

Le emissioni della Cina sono aumentate vertiginosamente negli ultimi due decenni. È quindi facile porsi la domanda: quando si conquisteranno il primo posto? Ho posto questa domanda a Robbie Andrew, ricercatore senior presso il Centro per la ricerca internazionale sul clima in Norvegia ed esperto di dati climatici.

“Usando solo alcuni scenari semplificati, penso che potrebbero passare altri 30 anni prima che la Cina superi gli Stati Uniti sulle emissioni cumulative”, mi ha detto Andrew in una e-mail. “Gli Stati Uniti hanno un vantaggio notevole“.

Simon Evans ha scpiegato il concetto in un altro modo su Twitter: nel caso in cui le emissioni rimanessero costanti, gli Stati Uniti manterranno ancora un solido vantaggio nelle emissioni totali anche nel 2030. Addirittura, gli Stati Uniti potrebbero cessare di emettere del tutto da qui al 2030 senza essere superati dalla Cina.

Un ultimo dato da considerare: per emissioni pro capite. Anche in questo campo, gli Stati Uniti sono di gran lunga al primo posto nel mondo. Abbiamo presentato questi dati ed altri in 3 grafici pubblicati sul pezzo ‘Chi emette più CO2: la risposta in 3 grafici

Ora, non sto dicendo che tutti gli altri debbano scagliarsi contro gli USA perchè il paese è in testa ad alcune metriche climatiche. Ma penso che sia importante considerare l’intero contesto, sia della storia che dello stato attuale delle cose, mentre avviamo conversazioni su come frenare il cambiamento climatico e affrontarne gli impatti oggi visibili.

Non è giusto che alcuni paesi abbiano emesso molto più di altri e continuino a farlo, mentre altri si ritrovano ad essere colpiti più duramente dagli effeti del cambiamento climatico.

Il fatto da non perdere di vista è quanto il mondo abbia bisogno di ridurre le emissioni a zero nel modo più rapido ed equo possibile, e siamo ancora ben lontani dal riuscirci.

Immagine: AP/ Nariman El-Mofty /MIT TR