Amazon affida a un algoritmo il licenziamento dei dipendenti

Il mondo in cui le persone vengono monitorate e supervisionate dalle macchine non è più confinato alla fantascienza.

di Charlotte Jee

Condizioni pesanti: Negli ultimi anni le segnalazioni di condizioni di lavoro sgradevoli per i lavoratori dei magazzini di Amazon si sono susseguite a un ritmo crescente. I dipendenti vengono fortemente sollecitati a impacchettare centinaia di prodotti ogni ora per evitare il licenziamento.

La novità: Alcuni documenti ottenuti da The Verge dimostrerebbero la l’inaspettata frequenza con cui, secondo gli standard di Amazon, le persone rischiano il proprio posto di lavoro per ridotta produttività. Fra l’agosto del 2017 e il settembre del 2018, all’incirca 300 persone sarebbero state licenziate per questa ragione da un singolo centro di smistamento. Il dato fondamentale è che questi documenti descrivono la misura in cui questo processo di licenziamento è automatizzato.


L’automazione: Amazon traccia la produttività di ogni singolo lavoratore e genera automaticamente degli avvertimenti, o avvia la procedura di licenziamento, senza ricevere alcun input da parte di supervisori umani. I manager possono soprassedere il processo, ma non è chiaro con quale frequenza provvedano personalmente a controllare l’operato di questo sistema automatico. Amazon sostiene che l’istanza di licenziamento possa essere contestata dai dipendenti.

Implicazioni più ampie: Anche i conducenti di Uber si sono lamentati di essere “gestiti da un algoritmo”. Con l’avanzare dell’automazione, le storie di dipendenti licenziati da un algoritmo si diffonderanno sempre di più.

(MO)

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