Il verde urbano salva vite umane

Dagli Stati Uniti una conferma sull’importanza dei programmi di arricchimento delle aree verdi. Un aumento della vegetazione nelle città avrebbe potuto risparmiare fino a 38 mila morti nell’ultimo ventennio

Lisa Ovi

Abbiamo spesso parlato dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile pubblicati dall’ONU come mappa verso un mondo equo, prospero e sano per tutti. In prima fila tra questi obiettivi troviamo la necessità di affrontare temi pressanti come povertà, fame, salute, istruzione parità di genere, accesso all’acqua e all’energia e lotta al cambiamento climatico.

Al numero 11, però, ecco comparire una voce forse più inaspettata: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, ONU

Quanto è importante il verde urbano

Secondo un rapporto dell’ONU, infatti, se già oggigiorno metà della popolazione umana globale abita in contesti urbani, arrivati al 2050 si prevede che questa percentuali raggiunga almeno i due terzi. Il dato posiziona le città in prima linea sul fronte della sostenibilità.

Quali elementi possono rendere una città sostenibile e supportare il benessere dei suoi cittadini? Tra i più accreditati troviamo l’invito a creare spazi verdi e blu liberamente accessibili, un obiettivo centrale nella politica urbana europea.

Sia la scienza che la politica riconoscono ormai il potenziale degli spazi verdi nel sostenere la salute e il benessere dei cittadini. Le aree verdi accessibili sono particolarmente importanti per i bambini, gli anziani e le persone a basso reddito, a cui spesso manca l’opportunità di entrare facilmente in contatto con la natura.

Come affrontare il problema

Ecco dunque proliferare programmi volti a creare nelle città spazi verdi e blu di qualità, come parchi, orti, sponde dei fiumi e coste, fondamentali per la salute e il benessere. Dalla Green Cities Initiative della FAO, alla missione europea che sfida 100 città del continente (9 italiane) a decarbonizzarsi entro il 2030, con 20 anni di anticipo rispetto alla scadenza del 2050 definita dal Green Deal Europeo.

Tra le città italiane selezionate troviamo realtà urbane complesse come Firenze e Milano, divenuta icona globale dell’aspirazione al verde con il suo bosco verticale firmato Stefano Boeri.

Entrambe le città hanno messo in campo ambiziosi progetti di riforestazione. Firenze, il cui sindaco Dario Nardella è anche presidente di Eurocities, prevede di piantare 1 milione di alberi entro i prossimi dieci anni, mentre il progetto di arricchimento del verde urbano milanese, Forestami, vedrà il capoluogo lombardo piantare 3 milioni di alberi entro il 2030.

Lo studio che conferma tutto

La conferma di quanto sia urgente e carico di promesse per il futuro arricchire il patrimonio naturale delle città ci viene da uno studio condotto sul territorio statunitense dalla Boston University e pubblicato su Frontiers in Public Health. Secondo i dati raccolti dai ricercatori, infatti, un incremento del verde urbano nelle grandi aree metropolitane avrebbe potuto prevenire dai 34.000 ai 38.000 morti nel primo ventennio degli anni 2000.

“Sappiamo che vivere in aree più verdi può avere un impatto positivo sulla nostra salute fisica e mentale, ma mancano dati su come i cambiamenti nella distribuzione del verde possono influenzare i tassi di mortalità in tutto il paese”, afferma l’autrice principale dello studio Paige Brochu, dottoranda presso il Dipartimento di Salute Ambientale della BU. “Il nostro studio quantifica l’impatto dell’espansione del verde nelle aree urbane e mostra come possa aumentare l’aspettativa di vita delle persone. Queste informazioni sono a disposizione di politici ed urbanisti interessati alla creazione di piani d’azione locali sul clima in cui siano incluse iniziative di inverdimento.”

Secondo i ricercatori, rinfoltire il verde urbano potrebbe non essere semplice in ogni città, a causa di differenze nel clima, fonti d’acqua, grado di urbanizzazione e tipo di paesaggio.

Serve l’intervento di agronomi e paesaggisti specializzati come la dott.ssa Francesca Neonato: “È possibile studiare le condizioni locali e sviluppare progetti adatti alle caratteristiche di ciascun luogo per creare città più resilienti ai cambiamenti climatici, aumentare il comfort dei cittadini, ridurre gli sprechi energetici e migliorare il paesaggio urbano”.

La dott.ssa Neonato è autrice del libro ‘Oro Verde. Quanto vale la Natura in Città​, Il Verde Editoriale, e rappresentante italiana alla IFLA Europe (Federazione internazionale degli architetti paesaggisti), la cui missione è promuovere una visione olistica dell’architettura del paesaggio a sostegno di un’Europa sostenibile, culturalmente ricca e diversificata.

C’è ancora tanto da studiare

I ricercatori di Boston sperano di esplorare più a fondo quali cambiamenti si associano alla distribuzione del verde urbano e come questi cambiamenti possano informare i piani di resilienza delle città contro i cambiamenti climatici.

Queste analisi sono rese possibili anche a livello globale grazie ai rilevamenti satellitari di programmi che monitorano il manto verde del pianeta come Copernicus, dell’Ente Spaziale Europeo.

“Uno dei grandi vantaggi dell’utilizzo di misure satellitari è che possiamo mettere a confronto l’impatto sulla salute e sulla mortalità del verde urbano tra Stati Uniti ed Europa o altre aree ancora, andando a creare così un quadro globale,” afferma l’autore senior dello studio di Boston, il dott. Kevin Lane. “Questo lavoro ci consentirà di quantificare se una determinata strategia di adattamento ai cambiamenti climatici possa avere impatti non solo le aree urbane degli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo”.

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