L’Università di Bologna entra a far parte del progetto Cemphene nel Consorzio Graphene. Fonte: Netval
UNIBO collaborerà con Italcementi al progetto Cemphene, che mira a sviluppare ulteriormente i cementi fotocatalitici mangiasmog di cui l’azienda detiene il brevetto, commercialmente noti con il brand “i.active”. l’Università di Bologna, si occuperà di creare nuovi protocolli per includere il grafene all’interno di questi cementi per migliorarne l’efficacia del principio fotocatalitico, attivato dalla luce del sole. La ricerca coinvolgerà i gruppi di ricercatori e docenti del Dipartimento di Chimica: Matteo Calvaresi, Giuseppe Falini, Marco Montalti e Francesco Zerbetto.
Il cemento i.active contiene già nanoparticelle fotocataliche: Unibo si occuperà di mettere a punto metodi di sintesi che permettano di inserire anche il grafene, “dopando” le nanoparticelle fotocatalitiche.
L’obiettivo è quello di sfruttare le proprietà di questo nuovo materiale, per aumentare ulteriormente l’efficacia del prodotto ed estenderne la sensibilità in condizioni di scarsa illuminazione, come durante i mesi invernali o nei paesi nordici o per applicazioni “indoor” che permetteranno di sanificare l’aria all’interno delle nostre case, uffici e fabbriche.
Il progetto sarà un’occasione per approfondire il meccanismo fotocatalitico alla base del processo, che rimane ancora da esplorare, e provare a creare modelli di questi fenomeni. I materiali bidimensionali come il graphene sono di recente scoperta e potrebbero favorire la crescita di nuove tecnologie in grado di rivoluzionare molteplici settori industriali
Al progetto collaboreranno altri due centri di ricerca accademici: l’Eindhoven University of Technology, in Olanda, ed il Technion – Israel Institute of Technology, in Israele. Unibo si occuperà della coordinazione dei partner accademici e delle relazioni con il partner industriale Italcementi.
Entrando così a far parte del Consorzio Graphene – Graphene Flagship Project, UNIBO diventa protagonista nella rivoluzione del grafene, materiale che promette di portare novità rilevanti nel campo dei materiali in molti settori. Un programma che prevede dieci anni di ricerca e un finanziamento complessivo di un miliardo di euro. , una delle più importanti iniziative di ricerca mai avviate in Europa.
L’obiettivo è quello di sviluppare appieno le potenzialità del grafene e di altri materiali bidimensionali di recente scoperta, favorendo la crescita di nuove tecnologie in grado di rivoluzionare molteplici settori industriali e generare sviluppo economico con la creazione di nuovi posti di lavoro in Europa.
L’ammissione al Consorzio è il frutto di una selezione delle proposte pervenute e valutate da esperti, per la maggior parte accademici. L’Italia, con 16 nuovi partners, acquisisce una presenza nel Consorzio uguale a quella della Germania (ora entrambe a 23 partner), seguita da Spagna (18), Regno Unito (17) e Francia (13), a conferma dell’interesse elevato per questo nuovo materiale.
(AO)