di Alessandro Ovi
L’industria delle biotecnologie sta continuando a svilupparsi in tutto il mondo malgrado la crisi degli investimenti nei settori high-tech iniziata nel 2000 e solo ora in via di attenuazione. Il numero delle aziende europee è rimasto stabile. Mentre quello dei prodotti soggetti a sperimentazione clinica ha continuato a crescere. L’Europa ha un numero di aziende operanti in questo settore superiore a quello degli Stati Uniti anche se l’industria americana, avendo una dimensione aziendale media nettamente superiore, ha nel suo complesso, più dipendenti e un fatturato molto più alto.
Le nostre aziende fanno molta più fatica a crescere, e ciò va attribuito a maggiori difficoltà nell’accesso ai finanziamenti alla crescita e a situazioni regolamentari e brevettali meno favorevoli in Europa che negli Stati Uniti. Gli Stati membri hanno scelto per ora sistemi diversi per stimolare lo sviluppo nelle biotecnologie; alcuni come Francia e Italia hanno utilizzato le agevolazioni fiscali o contributive, altri come Irlanda e Spagna si sono concentrati sulla attrazione di investimenti stranieri.
Una risposta abbastanza buona è stata data sul fronte della formazione, con l’inserimento nei programmi di studio delle scuole superiori e delle università di nuovi corsi di scienze della vita. Ma si tratta di una risposta ancora insufficiente e non adeguatamente integrata a livello continentale .
La Commissione Europea ne è ben conscia e, essendo assolutamente convinta della importanza delle biotecnologie come fattore di crescita economica e industriale, già nel 2002 ha adottato una Strategia per l’Europa nelle Scienze della Vita ; ha definito una serie di raccomandazioni e un piano di azione fino al 2010, concentrando la sua attenzione sulla necessità di mobilitare più risorse finanziarie per la ricerca e lo sviluppo e per un completamento del sistema brevettale europeo.
IL Comitato Economico e Sociale Europeo ha condiviso nel giugno del 2003 il punto di vista della Commissione abbastanza pessimistico sul reale impegno degli Stati membri e il Consiglio Europeo sulla Competitività del 22 Settembre 2003 ha ribadito la necessità di uno sforzo significativo per passare dallo stadio concettuale della definizione di una strategia a quello della sua applicazione. A oggi, per esempio, solo sette Stati membri hanno convertito in legge nazionale la direttiva 98/44EC sulla protezione brevettale delle invenzioni nelle biotecnologie, (Danimarca, Finlandia, Irlanda, Inghilterra, Grecia, Spagna, Portogallo).
La mancanza di un quadro legislativo europeo uniforme lascia le aziende in uno stato di incertezza assai delicato sul come e dove le loro produzioni sono protette e questo scoraggia l’innovazione non solo sul fronte della ricerca, ma anche su quello del suo finanziamento.
Su due punti è ancora vivo un dibattito a livello europeo, e cioè sulla estensione dei brevetti relativi a sequenze di geni isolati dal corpo umano e sulla brevettabilità delle cellule staminali umane e delle linee cellulari da loro derivate. Questi due argomenti sono stati sottoposti a un gruppo di esperti indipendenti e la Commissione sta definendo un secondo rapporto che tiene conto delle loro conclusioni.Lo sviluppo delle biotecnologie solleva problemi molto seri di paura e di etica che, se non correttamente risolti, ritarderanno la capacità di innovazione in Europa.
Non meno delicata è la situazione dal punto di vista dell’accesso alle risorse finanziarie. Il Competitiveness in Biotechnology Advisory Group (CBAG) insediato dalla Commissione nel 2003 ha già identificato nella frammentazione del mercato azionario in Europa una delle cause delle difficoltà a crescere delle aziende biotech e raccomanda la istituzione di fondi che coprano il gap tra l’intervento del venture capital e la quotazione in borsa (IPO).
Per dare un aiuto a questa situazione di crisi acuta la Germania e lo European Investment Fund (EIF) hanno creato un fondo ad hoc e nel 2003 la Banca Europea degli Investimenti ha deciso di destinare mezzo miliardo di euro da investire in attività high-tech di cui certamente potrà beneficiare in misura rilevante il settore delle biotecnologie.
La crescita dimensionale contribuisce anche a migliorare la situazione dal punto di vista della frammentazione dell’industria delle biotecnologie in Europa dove esistono molti clusters regionali con uno scarso livello di cooperazione e di scambio di conoscenze tra un cluster e l’altro, il che rappresenta un problema delicato, dato che la maggior parte di loro ha una dimensione sottocritica ai fini della ricerca, dello sviluppo e dell’accesso al mercato globale.
Al di là degli aspetti industriali e regolatori lo sviluppo delle biotecnologie solleva problemi molto seri di accettabilità sociale; problemi di paura e di etica, comuni ad altre tecnologie innovative, ma per le biotecnologie assai più delicati e profondi. Oltre a sconvolgere in qualche forma la nostra percezione di noi stessi la biotecnologia moderna, infatti, provoca conseguenze che incidono pesantemente sulla vita di tutti i giorni, dalla salute umana all’agricoltura e alla zootecnia. Paure e preoccupazioni di natura etica che, se non correttamente risolte e approfondite, rischiano di ritardare la capacità di innovazione in Europa in settori fondamentali per lo sviluppo.
Il tema della percezione del rischio e delle sue relazioni con la scienza, il dibattito e le politiche pubbliche è stato al centro di una intensa attività della Commissione Europea che ha riconosciuto la grande importanza della comunicazione scientifica e della trasparenza tra mondo dei ricercatori e società fino al punto di inserire come parte integrante del Sesto Programma Quadro la comunicazione al largo pubblico dei risultati delle ricerche.
Viene considerata una precisa responsabilità del programma la applicazione di un sistema di valutazione etica dei progetti che riguardano le scienze della vita e in particolare quelli che toccano gli esseri e i tessuti umani, l’informazione genetica, i dati personali.
Su uno dei temi più delicati, quello delle cellule staminali embrionali, la Commissione ha proceduto con molta cautela, ma non ha ancora ottenuto un risultato definitivo soddisfacente.
– Ha pubblicato un primo rapporto sullo stato della ricerca sulle cellule staminali embrionali il 3 aprile 2003 (SEC (2003) 441).
– Ha organizzato un seminario interistituzionale il 24 aprile 2003 sullo stesso tema.
– Ha adottato procedure per le attività di ricerca sulle cellule staminali embrionali l’11 novembre 2003, al rispetto delle quali condizionare il finanziamento dei progetti nell’ambito del Sesto Programma Quadro.
– Ulteriori linee guida per il finanziamento di ricerche in questo campo però sono per ora state bloccate dal Consiglio anche se approvate dal parlamento.
Il lavoro da fare in materia di comunicazione e dialogo sociale sulle scienze della vita è ancora tanto e a esso sta dando un contributo importante lo European Group on Life Sciences (EGLS), composto di tredici eminenti personalità scientifiche europee. All’EGLS il Commissario Europeo per la Ricerca Busquin ha dato il mandato di fornire linee guida sulle politiche da adottare per raggiungere un punto di incontro tra bioscienze e società. Un compito certamente complesso perché deve tener conto di problemi delicati.
Primo: la necessità di legiferare partendo da basi conoscitive fragili e soggette al conflitto tra l’evidenza di fatti in continuo rinnovamento e la capacità limitata dei gruppi sociali di comprendere i benefici. Secondo: la difficoltà di dare credibilità alle proposte fatte da esperti, spesso rappresentanti di un sistema universitario tradizionale, molto rispettati e credibili nel loro mondo, ma assai meno capaci di servirsi dei media di scrittori, artisti, sportivi dotati di una grande capacità nel condividere col largo pubblico opinioni anche su fatti di natura tecnica e scientifica su cui non sono particolarmente competenti.
Perché le bioscienze moderne sono oggi intrappolate in una discussione a tre voci fra chi ne difende il valore sulla base dei prodotti che ha fin qui offerto, chi invece si sente attaccato nei propri convincimenti dalla nuova visione biologica dell’umanità e infine chi mette in dubbio il concetto di tecnologia o addirittura di scienza occidentale da un punto di vista politico.
Di qui viene la necessità di esporre i più validi pionieri della conquista del sapere genetico e molecolare ai concetti e agli scenari che una bioscienza in crescita recepisce da altre tradizioni di pensiero quali le scienze sociali e umane.
Su questi presupposti l’EGLS ha proposto e organizzato due giorni di dibattito tra filosofi, scrittori, artisti, tutti «principi» nei loro campi, e una selezione di superesperti delle scienze della vita moderne su temi di cui sia pure da punti di vista spesso molto diversi tutti tendono a occuparsi: l’origine della vita, la diversità genetica, la subordinazione delle risorse naturali alle necessità dell’uomo. Oggetto di studio quantitativo e sperimentale per gli scienziati; manifestazioni della nostra cultura comune per gli studiosi delle scienze umane e dell’arte. Le presentazioni e i dibattiti, ovviamente non conclusivi, ma di un elevato livello di approfondimento si sono sviluppati su quattro linee.
Le bioscienze e la fiducia nel progresso: centrale alla visione del mondo della scienza moderna è la convinzione che l’umanità trarrà vantaggio dalla stessa scienza e dalla tecnologia. A questa visione si contrappone una sensazione abbastanza diffusa di timore dettata anche dal ricordo di due guerre mondiali caratterizzate da un grande impegno tecnologico, delle bombe atomiche sul Giappone, degli incidenti di Chernobyl e Bophal, della mucca pazza, dell’esplosione delle disuguaglianze. Scienza e tecnologia, sia pure potenti in sè, non garantiscono in alcun modo un miglioramento della qualità della vita. Vanno gestite correttamente e questo è un compito della politica e dell’etica.
La sfida e i limiti del riduzionismo nelle scienze della vita: si parte dall’idea che spesso i biologi tendano ad avere una visione troppo ristretta e a ridimensionare il ruolo delle influenze esterne nello sviluppo degli organismi. Il riduzionismo biologico può pertanto prestarsi ad abusi ideologici qualora venga usato per giustificare fenomeni umani riconducibili al modo di essere relazionale, intersoggettivo o individuale dell’uomo. L’ideologia riduzionista trasferisce i problemi sociali all’individuo e quindi colpevolizza la vittima, piuttosto che esplorare le radici e le determinanti sociali dei fenomeni.
Scienze della vita e democrazia: molti ritengono che le scienze moderne e in particolare le bioscienze siano pervase da ideologie di vecchia data che giustificano l’uso di pratiche autoritarie. Gli stessi scienziati non sono esenti dalla manipolazione subita dal mondo che li circonda e che di fatto permea la loro scienza; è significativo che le scienze della vita ricevano un sostegno minimo, se non addirittura una decisa ostilità dai poli opposti del mondo politico contemporaneo, gli ultraconservatori religiosi e gli attivisti antiglobal. Il fatto è che è sempre più difficile distinguere tra i domini dello stato e del mercato, tra la cultura e i mass media, tra la sfera privata e quella pubblica, tanto che neppure la scienza, e men che meno le bioscienze possono considerarsi neutre rispetto alla politica,
Fantasia e scienza: l’immagine popolare delle bioscienze è stata pesantemente influenzata dai romanzieri. Numerosi scrittori di fantascienza hanno riscosso un successo enorme raggiungendo un pubblico molto vasto mentre gli scienziati incontrano spesso difficoltà insuperabili a trasmettere il loro sapere. La domanda è quindi se gli scrittori di fantascienza possano illuminare gli scienziati con la loro capacità di penetrare e stimolare l’immaginazione del pubblico
Su quest’ultimo tema che chiama in campo la fantasia, il quadro degli sforzi per aiutare la comprensione reciproca tra mondi lontani si completa; si allarga su un orizzonte nuovo per chi si occupa di politiche e di controversie legate al mondo delle bioscienze e delle biotecnologie ; dà una idea dell’enorme lavoro da svolgere per preparare la nostra «vecchia Europa» a procedere più speditamente, di quanto non abbia fatto fino ad ora, nell’innovazione «bio»; ma non con minore saggezza.