Una componente fondamentale per la guida autonoma sta per diventare molto più economica

Velodyne, leader mondiale dei sensori lidar per le automobili a guida autonoma, ha appena annunciato un nuovo design.

di Jamie Condliffe

La giovane industria delle automobili a guida autonoma è in difficoltà. La maggior parte dei modelli in via di sviluppo fa affidamento su sensori laser per vedere l’ambiente circostante, ma non esistono molti sensori a disposizione. Si tratta di un fattore positivo, ovviamente, per le poche società che producono questi sensori, e Velodyne, la società leader nello sviluppo di tali componenti, ha appena annunciato un nuovo sensore più economico.

Molte automobili a guida autonoma utilizzano sensori lidar per mappare lo spazio circostante facendo rimbalzare fasci laser contro gli oggetti. Come avevamo riportato in precedenza, il boom della guida autonoma ha comportato non poche difficoltà per le società che erano abituate a sviluppare hardware di nicchia e che si ritrovano oggi a dover rispondere a un crescente volume di ordini. Persino le società che hanno sviluppato personalmente alcune alternative sono nei guai: Uber e Waymo sono attualmente impegnate in una causa legale sulla proprietà intellettuale dei loro hardware.

Solitamente, un impianto lidar rappresenta l’elemento più distintivo di una vettura autonoma: sembra una caffettiera sproporzionata, montata sul tetto dell’auto, che ruota su sé stessa per emettere i suoi impulsi laser. I sensori meglio conosciuti sono quelli della Velodyne, i cui dispositivi migliori arrivano a costare diverse decine di migliaia di dollari.

La società, però, ha appena annunciato un nuovo genere di sensore lidar allo stato solido che promette di essere più piccolo ed economico rispetto alle attuali versioni meccaniche. Invece di ruotare, questo dispositivo guida i raggi laser attraverso un sistema di controllo elettronico. Pur riducendo il campo visivo a 120 gradi, per cui una vettura necessiterebbe di tre sensori per raggiungere le prestazioni delle controparti rotanti, questi sensori sono in grado di distinguere oggetti entro 200 metri di distanza.

Il designo allo stato solido presenta diversi vantaggi. Anzitutto, i dispositivi sono molto più piccoli – con appena una decina di centimetri di lunghezza per 5 centimetri di altezza e profondità – per cui potrebbero essere posizionati all’interno degli specchietti retrovisori o dei paraurti; Sono anche più robusti; l’aspetto più importante, certamente, è il notevole risparmio economico.

Velodyne si troverà a competere con altre società impegnate nello sviluppo di sensori lidar allo stato solido. La startup Quanergy ha sviluppato un modello che dovrebbe entrare in commercio a settembre a un prezzo di $250, mentre l’israeliana Innoviz ha promesso un dispositivo da $1.000 entro il 2018. Velodyne, nel frattempo, mira a distribuire unità più semplici entro la fine dell’anno ed avviare la produzione in massa entro la fine del 2018.

La carenza di sensori nel mercato è certamente destinata a finire, specialmente considerato l’impegno di società come Luminar a far breccia in questo mercato con una propria versione di lidar.

Non è ancora chiaro quale società avrà la meglio, ma forse non ha importanza: il premio più importante andrà alla società che saprà siglare un accordo per la fornitura di sensori da installare all’interno di automobili prodotte in massa. Non dipenderà esclusivamente dalla disponibilità o dal prezzo del sensore, ma anche dalla sua longevità – qualcosa che l’industria delle automobili a guida autonoma non è ancora riuscita a testare.

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