Un nuovo punto di vista: dal prolungare la vita al prolungarne la qualità

Dalla University of Illinois at Chicago, un’analisi sulle nuove direzioni emergenti della ricerca medica.

di MIT Technology Review Italia

In un articolo pubblicato dal Journal of the American Medical Association, S. Jay Olshansky, epidemiologo della University of Illinois at Chicago e co-fondatore della Lapetus Solutions, si dichiara convinto che la medicina abbia prolungato la vita umana il massimo possibile e sia quindi ora di puntare piuttosto l’attenzione su quel periodo, al termine della vita, caratterizzato da fragilità e malattie, per estendere il numero di anni di benessere.

Olshansky, professore d epidemiologia alla UIC School of Public Health, fa notare come le iniziative sanitarie del 20° secolo abbiano alzato le aspettative di vita media dai 45-50 anni ai 65-95. Di contro, il limite massimo di sopravvivenza per gli individui umani non è mai variato nel corso della storia, a dispetto di recenti voci nei media che vorrebbero la vita umana capace di potenziali prolungamenti senza fine. Olshansky ricorda che i limiti della longevità umana sono definiti dalle caratteristiche biologiche del corpo umano stesso, riconducibili a chiare espressioni matematiche.

Per quanto la scienza e la medicina attuali non supportino aspettative di prolungamenti infiniti alla longevità umana, nulla toglie che approfondimenti in quella che è la biologia dell’invecchiamento non possano, in futuro, aprire nuove porte sull’argomento. Nel frattempo, Olshansky porta l’attenzione sul fatto che, ad ora, prolungare la vita degli individui non significherebbe che prolungare il periodo finale di malattie e disabilità, fattori che tendono ad accumularsi negli ultimi anni dell’esperienza biologica.

Nelle parole di Olshansky: “Non vogliamo vivere oltre i 100 anni se gli ultimi 20 di questa lunga vita devono essere passati nel dolore e nella malattia. Idealmente, dovremmo arrivare a comprimere questo periodo, che ho chiamato la ‘zona rossa’, in un numero di anni il più limitato possibile.”

Il tema dell’invecchiamento sta prendendo un posto di rilievo sul palcoscenico della ricerca medica. L’americana Food and Drug Administration ha approvato svariati test clinici sul tema dell’invecchiamento, mentre l’American Federation for Aging Research si è resa partecipe di numerose iniziative internazionali per raccogliere finanziamenti da indirizzare alle ricerche nel campo della geriatria.

In particolare, Olshansky invita alla cautela ricordando che a dispetto dei progressi sulla longevità, non tutti hanno accesso alla copertura sanitaria, ai cibi nutrienti, alle opportunità di esercizio fisico ed all’educazione che favoriscono il prolungamento della vita.

(lo)

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