Un muro di galassie a solo mezzo miliardo di anni luce

Gli astronomi hanno scoperto una delle più grandi strutture nell’universo conosciuto: un sistema intergalattico di galassie che si allunga per almeno 1,4 miliardi di anni luce. 

di Neel V. Patel

In un articolo pubblicato sull’”Astrophysical Journal”, un team internazionale di scienziati ha riferito della scoperta del Muro del Polo Sud. La struttura è fondamentalmente una cortina che si estende attraverso il confine meridionale dell’universo (dal punto di vista della Terra) ed è composta da migliaia di galassie, insieme a enormi quantità di gas e polvere.

Le galassie non sono solo sparpagliate casualmente in tutto l’universo. Lungo enormi filari di idrogeno, le galassie si raccolgono in grandi gruppi di filamenti massicci, separati da “buchi” giganteschi di spazio quasi vuoto. Ogni filamento è fondamentalmente un muro di galassie, che si estende per centinaia di milioni di anni luce. Sono le più grandi strutture nell’universo conosciuto. Altre mura identificate includono la Grande Muraglia, la Grande Muraglia di Sloan, la Grande Muraglia di Ercole-Corona Boreale e il Vuoto di Boote.

Messi insieme, questi muri costituiscono ciò che gli astronomi chiamano la rete cosmica. Ricostruire questa rete è una delle principali ricerche della cosmologia: non solo ci parlerebbe della struttura dell’universo e del suo interno, ma potrebbe anche aiutarci a capire meglio come si è formato l’universo e come si è evoluto nel tempo.

Il Muro del Polo Sud è particolarmente sorprendente perché si trova a solo mezzo miliardo di anni luce di distanza. Paradossalmente, la sua vicinanza è stata uno dei motivi per cui è stato così difficile da scoprire fino ad ora. Il Muro si posiziona proprio dietro la galassia della Via Lattea, in un luogo chiamato la zona d’ombra galattica, dove le osservazioni dirette sono ostacolate da macchie di polvere e nuvole galattiche in primo piano e dalla luminosità eccessiva. 

Le indagini cosmologiche che hanno permesso di scoprire il Muro vengono spesso eseguite misurando il redshift, vale a dire lo spostamento verso il rosso degli oggetti che determina la velocità con cui tali oggetti sembrano allontanarsi dalla Terra grazie all’espansione dell’universo. A una maggiore velocità di distanziamento corrisponde una maggiore lontananza. 

I ricercatori hanno osservato questo spostamento, collegandolo a misurazioni della velocità di alcune galassie, per capire le loro interazioni gravitazionali. Questa tecnica viene utilizzata per stabilire la presenza di masse invisibili, sia nel caso della materia oscura sia in quello di masse oscurate dalla luce intensa. Interfacciando questi dati, gli astronomi dell’Università delle Hawaii, a Manoa, sono stati in grado di mappare per la prima volta il muro del Polo Sud.

(rp)

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