Turkish stream, addio o arrivederci?

Raffreddati i rapporti economici tra Russia e Turchia dopo l’abbattimento dell’aereo russo da parte di un caccia turco.

di Evgeny Utkin

Come sappiamo, la Turchia ha abbattuto un aereo russo militare, che secondo l’autorità turca avrebbe sconfinato nel suo territorio. Al primo momento la reazione turca è stata durissima (nessuna scusa rivolta alla Russia), poi si è smorzata, con l’argomento che i turchi non avessero capito che si trattasse di un aereo militare russo.  “Anziché cercare di risolvere seriamente il problema, per far sì che queste cose non succedano più, cercano di trovare delle giustificazioni poco chiare e dichiarano di non avere neanche una ragione per chiedere scusa” – ha spiegato il Presidente russo Vladimir Putin, aggiungendo che la Russia informa la coalizione guidata dagli USA per quanto riguarda i luoghi di svolgimento delle operazioni russe.  “Partiamo dal presupposto che la Turchia appartiene a questa coalizione, e che dovrebbe sapere qual è la zona di azione dell’aviazione russa. Chi altro avrebbe dovuto esserci lì? Cosa sarebbe successo se avessero scoperto che si trattava di un aereo americano? L’avrebbero abbattuto?” E quindi, Putin annuncia “serie ripercussioni‘ verso la Turchia, ovviamente non militari, ma economiche. E tra le prime conseguenze c’è il fermo dei grandi progetti energetici tra i 2 paesi.  

Il primo colpo alle forniture di gas 


In bilico innanzitutto il progetto Turkish stream, che aveva sostituito nel dicembre 2014 il South Stream, simile all’ultimo, con una capacità di trasporto di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ma che dovrebbe passare sotto il Mar Nero sul territorio turco, invece che sul territorio bulgaro. Un progetto che interessava sia la Turchia che la Russia; infatti, la Turchia importa oltre il 90% del proprio fabbisogno annuale di gas, con la Russia come primo fornitore (circa il 60%), seguita da Iran e Azerbaijan. La Turchia è il secondo cliente di Gazprom, dopo la Germania. Nel 2014 Mosca ha venduto alla Turchia 27,4 miliardi metri cubi di gas, tramite i gasdotti Blue Stream (direttamente in Turchia, proprietà di Eni-Gazprom) e Transbalcanian (passando per l’Ucraina).  Anche quest’anno, stando ai numeri dell’agenzia doganale russa, nei primi 9 mesi la Russia ha venduto il gas alla Turchia per 6 miliardi di dollari (e per 3 miliardi il petrolio). Quindi, guardando a questi numeri, si capisce l’importanza del progetto, che adesso si trova ormai sotto decreto delle sanzioni russe contro la Turchia. 
Difficile immaginare un’ulteriore escalation, come il taglio di forniture di gas verso la Turchia, perché questo avrebbe conseguenze troppo pesanti per tutti e 2 i paesi. Da un lato, la Turchia non avrebbe trovato un sostituto equivalente in tempi brevi, dall’altra parte anche la Russia ha bisogno di denaro dalla vendita di idrocarburi, e deve inoltre rispettare gli accordi commerciali.  

Un altro progetto in bilico 


Sotto le sanzioni, come ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico russo Alexey Ulyukaev, è al momento sospeso un altro progetto energetico turco, la prima centrale nucleare del paese, L’Akkuyu Nuclear Power Plan di Buyukeceli, nella provincia marittima meridionale di Mersin. La costruzione dovrebbe partire l’anno prossimo, per essere operativa nel 2022. L’appalto per la costruzione è stato affidato ad una società controllata dalla Rosatom, con la formula “build-own-operate‘, ma ha già ricevuto critiche da tutti e 2 i paesi. In Turchia gli ecologisti temono per l’impatto ambientale, in Russia gli economisti dicono che il progetto è stato troppo generoso dalla parte russa. Per i russi, ROI (il ritorno d’investimenti) sarebbe giunto tra 60 anni! Solo a “veri amici‘ si potrebbe fare un regalo del genere.


”Non è una nostra scelta, è una scelta della parte turca”, ha detto Putin circa la situazione corrente dei rapporti tra i 2 paesi.  La Russia ha dichiarato da tempo che non vorrebbe usare il sistema di gasdotti ucraini per il trasporto di gas in Europa nel prossimo futuro. Quindi, apparentemente il Turkish Stream sarebbe servito a Mosca. In realtà però, dopo la firma dell’accordo per la costruzione a settembre 2015 del Nord Stream-2 (il gasdotto che arriva in Germania passando sotto al Mar Baltico), la Russia potrebbe non avere più bisogno di costruire il gasdotto che passa nelle acque di quel paese che ha inferto una “pugnalata alle spalle‘, come ha definito Vladimir Putin l’abbattimento del aereo russo. Ma se questi progetti saranno chiusi definitivamente, dipenderà adesso dal comportamento dei turchi.

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(sa)

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