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di Alessandro Ovi

Sul fatto che la ricerca e l’innovazione tecnologica siano grandi motori di sviluppo sono più o meno tutti d’accordo. Ma se in momenti di grave crisi economica sia da loro che debba venire la forza necessaria ad avviare e sostenere la ripresa, non è invece affatto ovvio.

Questo fascicolo della nostra rivista si apre appunto con un articolo che si domanda : «Può la tecnologia salvare l’economia?». La risposta è sì, ma con le dovute cautele sui tempi e i modi. Comunque è sì, e la politica, negli Stati Uniti, ne sta prendendo atto per combattere la grande crisi economica.

Già nello scorso fascicolo avevamo riflettuto sul grande stimolo che il presidente Obama sta dando alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico, e avevamo fatto anche notare la reazione molto positiva e piena di speranza del mondo accademico e in generale di quello che vive sull’innovazione.

Ci era parso però anche che a tale atteggiamento ottimista del mondo americano non ne corrispondesse uno altrettanto positivo del mondo della ricerca Italiano, quasi quest’ultimo vivesse in uno stato di rassegnazione.

Le sei interviste che seguono, confermano in gran parte questa sensazione. Sono una interessante testimonianza di operatori del settore su quanto sia importante «lo stato della mente» dei ricercatori per fare della tecnologia un vero motore di sviluppo, non solo intellettuale e culturale, ma anche economico.