Tecnologia e stress 

Cresce il numero dei dirigenti aziendali perennemente connessi, i quali soffrono di veri e propri esaurimenti, in merito a cui l’ultimo “Hays Journal” suggerisce che non bisogna mai rinunciare alle ferie e che va evitato il presenzialismo a tutti i costi. 

di MIT Technology Review Italia

Il crescente impatto delle tecnologie più avanzate sta influenzando i moderni ecosistemi lavorativi: secondo quanto riportato nell’ultimo “Hays Journal”, i manager aziendali devono prestare particolare attenzione al corretto equilibrio tra vita lavorativa e sfera privata dei propri collaboratori se vogliono evitare che la crescente epidemia di burnout (sindrome di esaurimento emotivo) si espanda a macchia d’olio. 

Negli ultimi anni gli ambienti di lavoro sono diventati flessibili: i dipendenti possono lavorare ovunque e in orari che, fino a poco fa, erano considerati come non centrali o poco produttivi. Tuttavia, la cultura del perennemente connesso e sempre raggiungibile ha sviluppato in alcuni casi una costante sensazione di stress, dovuta alla continua lotta per ritagliare dalle ore di lavoro i propri spazi. 

«Le aziende hanno approfittato degli ultimi ritrovati tecnologici, offrendo ai propri dipendenti modalità di lavoro più smart e flessibili», afferma Carlos Manuel Soave, Managing Director di Hays Italia, «e i professionisti hanno accolto questa nuova opportunità con grande slancio ed entusiasmo. C’è però un rovescio della medaglia: con una reperibilità spalmata sull’arco dell’intera giornata, è cresciuto notevolmente il volume di chi soffre o ha sofferto di vere e proprie crisi, che indicano una condizione di eccessivo stress».

Secondo una ricerca condotta da Willis Towers Watson, il 42 per cento degli intervistati dichiara di aver sofferto di un forte stress e 1 su 3 incolpa il lavoro di avere un impatto negativo sul proprio equilibrio mentale. Il 41 per cento non ne ha fatto parola in ufficio per il timore di compromettere le proprie possibilità di fare carriera.

Ma quali sono i sintomi più comuni della sindrome burnout? Eccoli elencati nell’ultimo numero dell’”Hays Journal”: eccesso di cinismo; scarsa energia e insufficiente produttività; mancanza di soddisfazione; svogliatezza; cambiamento nelle abitudini del sonno; male di testa o male di schiena.

“Hays Journal” ha inoltre stilato una serie di suggerimenti che i dirigenti dovrebbero seguire per scongiurare o contrastare l’insorgere della sindrome burnout:
– rendere consapevoli i propri collaboratori che i migliori risultati non dipendono dalla quantità di ore lavorate ma dall’impegno profuso; il presenzialismo fisico (o virtuale) è il più delle volte superfluo;
– valutare gli straordinari: se le ore di lavoro straordinarie sono anormalmente alte, è forse giunto il momento di assumere un nuovo addetto;
– assicurarsi che i dirigenti che lavorano in modalità flessibile si prendano il loro periodo di ferie per ricaricarsi;
– rivedere la cultura aziendale, ponendo al primo posto il benessere dei dipendenti, compresa la loro salute mentale e fisica;
– adottare una policy “no mail” al di fuori degli orari di lavoro standard: per esempio, in Francia, i lavoratori hanno il diritto di “scollegarsi” e le aziende con più di 50 dipendenti sono tenute a indicare le ore in cui il personale non dovrebbe rispondere a messaggi di posta elettronica; 
– assicurarsi che chi lavora in modalità flessibile, imposti chiaramente in quali orari non sarà disponibile.

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