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    Technology Review 100

    Cento tra i più importanti giovani innovatori nel mondo. Hanno tutti meno di 35 anni. Dall’informatica alla nanotecnologia e alla biomedicina le loro tecnologie probabilmente trasformeranno in maniera rilevante la nostra vita.

    di Neil Savage, CORIE LOK, ERIKA JONIETZ

    L’INNOVAZIONE è DIVENTATA RICERCA GLOBALE.

    La verità dell’ affermazione appare più che mai evidente in TR 100 di questo anno, la selezione dei 100 principali innovatori al di sotto dei 35 anni, che dimostra come le barriere all’innovazione, sia geografiche sia disciplinari, stiano crollando. I protagonisti di TR 100 del 2004, il quarto anno consecutivo che «Technology Review» presenta la sua lista di innovatori, provengono da luoghi diversi come Singapore, Boston, Corea del Sud, Israele, Cina e India e molti stanno sviluppando tecnologie che rifuggono da facili classificazioni, mettendo insieme i progressi nei campi informatico, della medicina e della nanotecnologia. Nella lista sono presenti autorevoli ricercatori universitari, imprenditori, fautori di un uso sociale della tecnologia e persino esperti in intrattenimento high-tech. In sostanza TR 100 mostra quanto sia vario il panorama di contributi di chi usa la tecnologia per cambiare il mondo. La scelta dei giovani innovatori più rappresentativi non è semplice e non è un impegno che abbiamo preso alla leggera. Già oltre un anno fa TR ha cominciato a selezionare i candidati. Come negli anni passati ci siamo affidati al giudizio di un gruppo di esperti (si veda Chi ha scelto a pag. 60) che scrupolosamente riducono la lista, inizialmente superiore a 600 nomi, eliminando chi non ha tutti i requisiti richiesti. Quelli che rimangono sono dotati di maggior talento e nelle pagine seguenti presenteremo una descrizione delle loro scoperte e dei loro progetti. Nell’insieme il gruppo fornisce un quadro preciso del futuro della tecnologia. La previsione del futuro, come ben sappiamo, è oltremodo difficile, ma è una scommessa già vinta dire che le persone di cui parliamo in questo articolo giocheranno un ruolo decisivo nel determinarne la direzione.

    INFORMATICA

    Il mondo informatico è impegnato nella sfida di creare collegamenti migliori, siano essi tra minuscoli transistor o tra esseri umani.

    «Solo la connessione», esortava E.M. Forster nel suo romanzo Casa Howards. Le connessioni sono, ovviamente, l’essenza di Internet. Ma queste connessioni stanno diventando sempre più stringenti, come appare evidente dal lavoro in ambito informatico svolto dai prescelti di TR100. Alcuni sono impegnati a migliorare la comunicazione tra i chip per computer limitrofi o lungo la rete ottica. Altri stanno usando minuscoli computer per raccogliere l’informazione sul mondo. Altri ancora sperano di trasformare i legami tra macchine in legami tra persone, facilitando la formazione di comunità. I chip per computer stanno diventando sempre più piccoli, sempre più raccolti e rapidi, ma i cavi che trasportano i dati da un chip all’altro rimangono relativamente grandi e lenti. «Il collo di bottiglia è ora la larghezza di banda tra le parti di un sistema», dice l’ingegnere Robert Drost, di Sun Microsystems, che ha introdotto un metodo di comunicazione chip a chip che esclude i cavi. Quando un bit fa vibrare un chip, causa un cambiamento nel campo elettrico circostante, che può essere rilevato da un chip adiacente e trasformato in un’inversione di bit. Questo approccio sarà la chiave di volta delle prestazioni dei futuri supercomputer di Sun. Già ora le onde di luce veicolano rapidamente il traffico di dati e vocale lungo Internet e la rete telefonica. Ma, se si cerca di spedire i dati più velocemente, la luce interagisce con le fibre ottiche in vetro in modo da rendere meno forte l’impulso ottico, abbassando la velocità a cui i bit possono essere trasmessi. Una maggiore velocità dei dati sarà necessaria per applicazioni come gli interventi chirurgici a distanza, per non parlare di tutte le persone che decideranno di tenere un blog. «Non tutti ancora usano Internet», afferma Aref Chowdhury dei Bell Labs di Lucent Technologies. «Appena sarà più facile l’accesso, assisteremo a una maggiore domanda di larghezza di banda».

    Il coniugatore di fase ottico di Chowdhury è dotato di un elegante sistema per inserire più dati entro le fibre. Normalmente, quando l’impulso luminoso viaggia attraverso una fibra, viene distorto e il segnale si indebolisce. Il coniugatore, invece, rovescia la fase dell’impulso, invertendo di fatto la sua distorsione. Nel prosieguo della sua strada lungo la fibra, l’impulso è soggetto a ulteriori distorsioni che annullano l’inversione, ripristinando il segnale originale. A determinare un maggior bisogno di larghezza di banda contribuiscono le nuove fonti di dati, come i sensori in rete. Sokwoo Rhee, uno dei fondatori e responsabile tecnologico di Millennial Net, a Burlington, in Massachusetts, ha sviluppato un metodo per collegare in modo semplice sensori senza fili in una rete autoadattante che alimenta un computer centrale. Queste reti di sensori possono seguire oggetti e persone, garantire il controllo ambientale in un palazzo d’uffici e monitorare a distanza qualsiasi cosa, dall’umidità locale alla presenza di armi chimiche.

    Un mondo di interconnessioni onnipresenti può suscitare perplessità, quindi alcuni innovatori stanno aiutando le persone a di-sconnettersi. Considerando che la diffusione delle targhette identificative a radiofrequenza (RFID, radio frequency identification) potrebbe permettere di controllare di nascosto le abitudini delle persone, Ari Juels di RSA Security, a Bedford, in Massachusetts, ha prodotto un sistema di blocco che accompagna l’etichetta RFID per prevenire la lettura indesiderata dei suoi singoli codici identificativi. L’etichetta RFID dovrebbe contenere un bit per la privacy. Se questo bit fosse cancellato, qualsiasi scanner potrebbe leggere l’etichetta. Ma una volta che è stato attivato da una cassa, il sistema di blocco dovrebbe confondere gli scanner diffondendo tutti i possibili codici identificativi e rendendo impossibile la lettura.

    Per il timore che la comunicazione tra gli apparecchi in rete riduca ai minimi termini la conversazione umana, alcuni dei TR100 stanno sviluppando meccanismi più avanzati che consentano ai computer di aiutare le persone a collegarsi tra loro. Jonathan Abrams ha creato Friendster per fare costruire alle persone reti di nuovi amici e dati potenziali. Il sistema, con oltre 8 milioni di utenti, semplifica i primi contatti e garantisce che le persone dall’altra parte dello schermo del computer non sono completi estranei, perché l’utente conosce qualcuno che a sua volta le conosce. Scott Heiferman, di Meetup.com, vuole facilitare gli incontri tra utenti offline, in reti faccia a faccia. Il suo modello organizzativo su base Web ha determinato la fulminea ascesa del candidato presidenziale Howard Dean e oltre 1 milione e 400 mila membri lo usano per incontrarsi tra appassionati delle cose più diverse, da Harry Potter alle ceramiche.

    Nuria Oliver di Microsoft ritiene che oltre a incrementare il numero di connessioni tra computer, si dovrebbero migliorare anche i collegamenti con i proprietari umani. «Il nostro obiettivo globale è dotare i computer della percezione e comprensione di quanto avviene», ella sostiene. Mettendo insieme microfoni e telecamere con l’apprendimento meccanico su base statistica, Oliver spera di fornire ai computer la capacità di leggere le espressioni facciali delle persone o i toni vocali ed esprimere giudizi sulle loro intenzioni o sui loro stati emotivi. Le tecniche di Oliver potrebbero aprire nuove prospettive a coloro che non possono usare una tastiera – i bambini o le persone disabili – per comunicare con il computer. Anche Daniel Gruhl dell’Almaden Research Center di IBM vuole dotare i computer di una comprensione del mondo simile a quella umana. Per riuscire a dare un senso alla massa di dati online che si va accumulando, egli ha creato WebFountain, un sistema basato su un supercomputer in grado di esaminare milioni di pagine Web. Impiegando l’elaborazione del linguaggio naturale, la statistica e il riconoscimento di forme, il sistema sviluppa una comprensione del contesto che un motore di ricerca basato sulla parola chiave non può raggiungere. Una banca potrebbe usare WebFountain per effettuare un controllo incrociato su qualcuno con attività sospette sul conto e scoprire, per esempio, che il cugino è legato a una organizzazione terroristica che potrebbe usare il conto per riciclare denaro sporco.

    Grazie ai progressi delle tecnologie proposte dai TR100 di quest’anno, i computer diventeranno sempre più parte integrante delle nostre vite. Con le parole di Forster (che si possono trovare con facilità sul Web): «Solo la connessione tra prosa e passione le esalterà entrambe e l’amore umano raggiungerà il suo apice. è finito il tempo di vivere divisi». ?

    NANOTECH

    Strumenti e materiali del mondo delle nanotecnologie permettono progressi nei settori più svariati, dall’elettronica ai sensori, dalle apparecchiature mediche alla diagnostica.

    La nanotecnologia – la scienza della costruzione e manipolazione delle strutture a livello molecolare – promette di aprire nuove prospettive a soluzioni impreviste per una lunga serie di problemi che colpiscono numerosi settori: semiconduttori, sensori, ottica e biotecnologia. Molti degli innovatori prescelti da TR100 nel 2004, ben decisi a realizzare nuove conquiste, si stanno rivolgendo alla nanotecnologia per guadagnare un livello di precisione, controllo e flessibilità mai visto prima nella creazione di nuovi materiali e apparecchi. I nanomateriali prodotti da questo gruppo d’elite faranno sentire la loro influenza positiva su tutto: da un’elettronica più piccola e rapida a terapie più efficaci e mirate. «Quando si arriva a grandezze su nanoscala, si può lavorare su proprietà uniche», sostiene Yi Cui dell’Università della California, a Berkeley. La categoria Nanotech di TR100 include una lunga lista di innovazioni e ricerche nella scienza dei materiali e nell’energia. Ma è sulla scala dell’ultrapiccolo che molti dei TR100 stanno offrendo i loro maggiori contributi. Gran parte del fermento innovatore è in campo biomedico perché i nanomateriali sono della giusta dimensione per interagire con importanti attori biologici, come le proteine, le molecole di DNA e i virus. L’applicazione della nanotecnologia ai problemi biomedici «è una scelta naturale», dice Darrell Irvine, docente di ingegneria biomedica al MIT. Irvine sta contribuendo alla produzione di vaccini più avanzati per malattie come la malaria e il cancro con progetti di nanoparticelle di un polimero sintetico. Le nanoparticelle, che trasportano molecole stimolanti e antigeni, sono assorbite dalle cellule del sistema immunitario, provocando una risposta immediata. A causa delle loro minuscole dimensioni, le nanoparticelle possono trasportare le molecole con un alto livello di precisione fino agli specifici recettori interni alle cellule. Ciò significa un miglior controllo della forza e del tipo della risposta immunitaria, che dovrebbe consentire la creazione di vaccini più efficaci. Di recente Irvine ha cominciato a collaborare con alcuni ricercatori medici della Harvard University per esaminare i materiali che potrebbero essere usati per trasportare e distribuire nell’organismo un vaccino HIV.

    Albena Ivanisevic, docente di chimica alla Purdue University, sta utilizzando una tecnica chiamata nanolitografia a penna immersa per risolvere un problema centrale dell’ingegneria dei tessuti finalizzata al ripristino della funzionalità delle parti danneggiate dell’organismo: il controllo accurato della crescita delle cellule in luoghi specifici. Ivanisevic ricopre punte microscopiche con molecole peptidiche per la nutrizione della cellula; le punte depositano i peptidi su una superficie. La capacità di sistemare queste molecole peptidiche con una precisione su nanoscala garantisce a Ivanisevic un maggior controllo su come e dove le cellule cresceranno sulla superficie, formando infine un nuovo tessuto per l’organismo.

    La nanotecnologia apre anche nuove possibilità a chi è impegnato a sfruttare o manipolare la luce. Come ha già intuito chi ha cambiato qualche volta una lampadina, l’illuminazione a incandescenza tradizionale è basata su una tecnologia vecchia di 150 anni e i ricercatori sono assiduamente impegnati nella ricerca di nuovi modi per incrementarne la durata della vita e aumentare l’efficienza dei materiali che emettono luce. Uno degli strumenti preferiti dai ricercatori del settore è rappresentato dai punti quantici, vale a dire le nanoparticelle di materiale semiconduttore che emettono colori differenti di luce a seconda delle loro dimensioni. Vladimir Bulovic, professore di ingegneria elettrotecnica al MIT, sta utilizzando questi nanopunti dai colori brillanti e audaci per reinventare la lampadina. Partendo dai punti quantici Bulovic ha di recente costruito diodi a emissione luminosa che possono essere incorporati in materiali flessibili come la plastica e che dovrebbero durare molto più a lungo delle lampadine tradizionali. Anche se oltre a lui anche altri hanno già sviluppato nuovi diodi organici a emissione luminosa, Bulovic sostiene che i punti quantici possono estendere la loro durata di vita effettiva, migliorando anche la loro diffusione. Egli spera di produrre un materiale flessibile per l’emissione di luce a lunga durata e alta efficienza entro un anno o due.

    Marcel Bruchez, responsabile del settore sviluppo prodotti a Quantum Dot, di Hayward, in California, sta impiegando le nanoparticelle brillanti per la formazione di immagini biologiche e lo sviluppo della diagnostica. I punti quantici emettono luce più a lungo dei coloranti tradizionali usati per seguire le attività delle cellule viventi e i loro svariati colori permettono al ricercatore di avere un’idea simultanea di eventi multipli e di comprendere più a fondo i meccanismi interni alle cellule. Per Bruchez, il vantaggio di lavorare con i nanomateriali è che essi aprono la strada a modi completamente nuovi di affrontare i problemi. «Ti garantiscono maggiore flessibilità nel manipolare i materiali e nel collocarli dove li si vuole mettere», spiega Bruchez.

    I ricercatori di elettronica che vogliono produrre circuiti ancora più piccoli e rapidi stanno a loro volta facendo importanti progressi con l’aiuto della nanotecnologia. «L’industria del silicio è già un nanoregno», puntualizza Kinneret Keren, un ricercatore della Stanford University. «Ora stanno preparando l’avvento del regime molecolare». Ciò significa usare le molecole come i nanotubi al carbonio per costruire i circuiti elettrici di prossima generazione. Mentre altri ricercatori hanno già prodotto transistor al di fuori di singoli nanotubi semiconduttori, Keren ha deciso di affrontare la fase di montaggio di questi transistor. La sua idea è stata quella di fissare pezzi complementari di DNA a un nanotubo e a una fetta di silicio; dato che i due pezzi di DNA si legano naturalmente uno all’altro, la loro unione ha permesso di collegare il nanotubo e la fetta di silicio in modo da dar vita a un transistor. Anche se rimane un’impresa da laboratorio, il processo ideato da Keren potrebbe offrire un nuovo metodo per produrre efficacemente circuiti minuscoli in cui ogni transistor è una singola molecola.

    Se da una parte Keren recupera le biomolecole a tutto vantaggio della costruzione elettronica, dall’altra Mayank Bulsara è alle prese con il tradizionale silicio, anche se lo manipola in forme originali. Bulsara, cofondatore e responsabile tecnologico di AmberWave Systems, di Salem, nel New Hampshire, sta sviluppando una nuova forma di silicio che promette di rendere i chip per computer il 20 per cento più rapidi e di abbassare il consumo di energia del 30-40 per cento. Il processo consiste nell’allungare un cristallo di silicio tendendo i suoi atomi di qualche millesimo di manometro. «Come un elastico», chiarisce Bulsara. Questo allungamento altera le proprietà del materiale in modo che gli elettroni che lo attraversano hanno meno probabilità di entrare in collisione con gli atomi di silicio, disperdersi e rallentare. Prima della fine del 2005, Bulsara spera di immettere in grandi quantità sul mercato chip contenenti il silicio in forma allungata.

    I TR100 di quest’anno stanno solo offrendo le prime dimostrazioni dei vantaggi dell’uso delle nanotecnologie in nuovi settori, ma è indubbio che il passaggio al mondo reale pone seri problemi. «La sfida più grande è escogitare sistemi originali per la produzione di nanomateriali su aree sufficientemente grandi», conclude Bulovic. Una volta, però, superato questo ostacolo, non ci si dovrà sorprendere se gli innovatori di cui parliamo in queste pagine saranno i protagonisti del futuro. ?

    BIOTECH+MEDICINA

    I ricercatori stanno abbattendo il muro tra le scienze biologiche e la tecnologia dell’informazione.

    Biologi e medici sono conosciuti per la loro ciberfobia, ma i prescelti di TR100 nei campi delle biotecnologie e della medicina stanno cancellando questo stereotipo e con esso i confini tra le scienze biologiche e la tecnologia dell’informazione. Molti sono all’avanguardia in settori intimamente connessi o influenzati dall’informatica: aree diverse come la bioinformatica e le interfacce computer-cervello. Alcuni dei progressi più importanti si stanno verificando nell’assistenza sanitaria elettronica, nella biologia sintetica e nella diagnostica ultrasensibile. Con il contributo dei computer, «Tutto il processo di assistenza medica mi sembra molto differente, assai meno rischioso, decisamente più razionale», afferma Colin Hill, fondatore di Gene Network Sciences, che utilizza modelli computerizzati di cellule per prevedere come funzioneranno i farmaci potenziali. «In definitiva mi prefiguro un mondo futuro della medicina nel quale i medici potranno misurare l’attività molecolare dell’organismo, inserire i dati in un modello computerizzato e decidere la giusta terapia per quella persona». Ancor prima che questo giorno arrivi, i computer mobili cambieranno la natura della disciplina medica, sostiene Vikram Kumar, un internista del Brigham and Women’s Hospital di Boston. Egli ritiene che semplici programmi per computer portatili possano incoraggiare le persone ad aderire a un regime terapeutico, un passaggio che rappresenta una delle sfide più grandi per la medicina attuale. Da studente di medicina Kumar ha avviato un’azienda chiamata Dimagi per sviluppare questi strumenti. Un esempio è il gioco su PDA che aiuta i bambini diabetici a capire come il loro comportamento influisca sui loro livelli di glucosio nel sangue. Kumar spera che in futuro il suo sistema di controllo insieme a test diagnostici economici e da fare a casa che forniscono ai pazienti i dati aggiornati sulle loro condizioni fisiche manterranno le persone con malattie croniche lontane dagli ospedali. «Il mio sogno più grande è che un giorno si possano chiudere tutti gli ospedali», egli conclude.

    Lauren Meyers potrebbe aiutarlo a realizzare il sogno. Con la costruzione di modelli relativi a come le persone interagiscono in scuole, ospedali e altri luoghi, la matematica dell’Università del Texas, ad Austin, è in grado di fare previsioni dettagliate sulla diffusione di una malattia. Ella può anche usare questi modelli per definire quali forme di intervento – per esempio, vaccinazione dei lavoratori del settore sanitario, chiusura delle scuole – contribuiscono più efficacemente a ostacolare l’epidemia. Il British Columbia Centre for Disease Control collabora con lei per la creazione di strategie di controllo di future epidemie di SARS: i suoi modelli hanno mostrato che l’uso delle maschere in ospedale, per esempio, potrebbe essere una misura efficace quanto quelle più drastiche, come la chiusura delle scuole.

    Mentre ricercatori come Meyers e Kumar stanno utilizzando i computer in senso letterale, altri impiegano le idee prese in prestito dal mondo informatico per comprendere e persino «programmare» le cellule viventi. In questo nuovo settore della biologia sintetica «stiamo prendendo geni esistenti e ben caratterizzati e li stiamo mescolando in nuove combinazioni che mostrano comportamenti particolarmente interessanti», dice Michael Elowitz, biofisico del Caltech. I biologi sintetici chiamano queste originali combinazioni di geni «circuiti genetici», perché forniscono uno strumento per ridefinire, o riprogrammare, il comportamento della cellula. L’obiettivo finale di questi ricercatori è programmare le cellule per far loro svolgere compiti cruciali. Tim Gardner, bioingegnere della Boston University, vuole programmare i batteri per sviluppare nuovi antibiotici, bonificare l’ambiente o generare elettricità. In ogni caso, egli sta preparando una mappa delle vie genetiche che controllano il metabolismo batterico per provare poi a manipolarle e trasformare, per esempio, le tossine in composti innocui.

    Anche nella diagnostica medica d’avanguardia ci sono situazioni paragonabili a quelle del settore informatico. Alcuni ingegneri elettrotecnici hanno scoperto che la luce è il medium pressoché perfetto per trasferire i dati rapidamente e precisamente; allo stesso modo gli ingegneri biomedici stanno usando la luce per ottenere informazioni sull’organismo a livelli più accurati di quelli precedenti, in modo da rivelare le malattie con grande anticipo e con maggiore accuratezza. «Prima vengono scoperte, meglio è, commenta Vadim Backman, bioingegnerie della Northwestern University. Molte forme di cancro sono curabili se i medici le scoprono abbastanza presto, e Backman vuole aiutarli a realizzare questo obiettivo. Con la sua tecnica, un medico si limita a illuminare un tessuto biologico. Raccogliendo e analizzando i dati sulla lunghezza d’onda, la direzione e la polarizzazione della luce che rimbalza su tessuti differenti, Backman ha sviluppato «impronte digitali» dei minimi cambiamenti strutturali delle cellule cancerose. Questo livello di accuratezza gli ha permesso di rivelare tumori al colon nei ratti prima di ogni altro metodo; le sperimentazioni sull’uomo sono già cominciate. Inserendo per alcuni centimetri una sonda della grandezza di 1,5 millimetri nel retto di un paziente, un medico dovrebbe essere in grado di prevedere se il paziente ha qualche formazione precancerosa in qualche parte del colon. Backman spera di garantire un tipo di analisi semplice, veloce ed economica per la diagnosi del cancro del colon-retto.

    Vasilis Ntziachristos della Harvard Medical School persegue obiettivi simili. Egli ha sviluppato hardware e software necessari per la produzione di immagini 3-D che rivelano la posizione di molecole spia, come le proteine legate al cancro, nelle parti profonde dell’organismo. Oggi la tecnologia, che è simile alla tomografia assiale computerizzata, ma utilizza marcatori fluorescenti e fasci di luce visibile e a infrarossi invece di coloranti radioattivi e raggi X, viene usata per osservare le molecole al lavoro negli animali viventi, aiutando i ricercatori a capire il normale funzionamento delle cellule e cosa non va per il verso giusto in occasione di una malattia. Entro pochi anni i medici impiegheranno questi strumenti di imaging molecolare per rivelare i tumori inferiori a un millimetro di grandezza.

    Questi ricercatori pensano in grande e alcuni dei loro obiettivi potrebbero richiedere decenni prima di realizzarsi. Tuttavia entro un tempo ragionevole, dice Kumar, l’assistenza sanitaria elettronica, la biologia sintetica, la diagnostica ultrasensibile e altre tecnologie si combineranno per creare un modo completamente nuovo di esercitare la medicina, consentendo ai medici di personalizzare le terapie e persino di prevenire le malattie prima che colpiscano. ?

    CHI HA SCELTO

    Howard Anderson

    Senior managing director, YankeeTek Ventures

    Angela Belcher

    Associate professor of materials science and engineering, MIT

    Gordon Bell

    Senior researcher, Microsoft Media Presence Research Group

    Alexis Borisy

    Founder, president, and CEO, CombinatoRx

    Joe Chung

    Cofounder, Art Technology Group

    James Collins

    Professor of biomedical engineering, Boston University

    Sanjay Correa

    Global technology leader for energy and propulsion technologies, GE Global Research

    Ernest Cravalho

    Professor of mechanical engineering, MIT

    Tejal Desai

    Associate professor of biomedical engineering, Boston University

    Richard Friend

    Professor of physics, University of Cambridge

    Kent Fuchs

    Dean of engineering, Cornell University

    Irene Greif

    IBM fellow and department group manager, Collaborative User Experience, IBM

    Edward Jung

    Cofounder and managing director, Intellectual Ventures

    Lionel Kimerling

    Professor of materials science and engineering, MIT

    Christina Lampe-Onnerud

    Director of power technologies, Tiax

    Tod Machover

    Professor of music and media, MIT Media Laboratory

    Chad Mirkin

    Professor of chemistry, Northwestern University

    Richard Mulligan

    Professor of genetics and professor of pediatrics, Harvard Medical School

    Nicholas Negroponte

    Professor of media technology and founding chairman, MIT Media Laboratory

    Stephen R. Quake

    Associate professor of applied physics, California Institute of Technology

    Micah Siegel

    President and CEO, Concept2Company

    Michael S. Tomczyk

    Managing director, Emerging Technologies Management Research Program, University of Pennsylvania

    Sophie V. Vandebroek

    Chief engineer, Xerox

    Susie Wee

    Principal research scientist and R&D department manager, Hewlett-Packard Labs

    Chelsea C. White III

    Professor of transportation and logistics, School of Industrial and Systems Engineering, Georgia Institute of Technology

    Jackie Ying

    Executive director, Institute of Bioengineering and Nanotechnology, Singapore

    Daphne Zohar

    Founder and managing general partner, PureTech Ventures

    Ethan Zuckerman

    Cofounder, Geekcorps

    Victor Zue

    Codirector of the Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory and professor of electrical engineering and computer science, MIT

    CHI è STATO SCELTO

    Jonathan Abrams

    Friendster

    Guido Appenzeller

    Voltage Security Palo Alto, California

    Alyssa Apsel

    Cornell University

    Vadim Backman

    Northwestern University

    Anuj Batra

    Texas Instruments

    Serge Belongie

    University of California, San Diego

    Yaakov Benenson

    Weizmann Institute of Science Rehovot, Israel

    Vance Bjorn

    DigitalPersona, Redwood City, California

    Marchel Bruchez

    Quantum Dot Hayward, California

    David Brussin

    TurnTide Conshohocken, Pennsylvania

    Vladimir Bulovic

    MIT

    Mayank Bulsara

    AmberWave Systems Salem, New Hampshire

    J.J. Cadiz

    Microsoft

    Dustin Carr

    Sandia National Laboratories

    Selena Chan

    Intel

    Tianqiao Chen

    Shanda Interactive Entertainment Shangai, Cina

    Aref Chowdhury

    Lucent Technologies

    Raffaele Colombelli

    University of Paris-Sud

    Adrian Colyer

    IBM

    Yi Cui

    University of California, Berkeley

    Martin Culpepper

    MIT

    Laetitia Delmau

    Oak Ridge National Laboratory

    Rebekah Drezek

    Rice University

    Robert Drost

    Sun Microsystems

    Ryan Egeland

    Oxamer, Oxford, Inghilterra

    Michael Elowitz

    Caltech

    Robert Frederick

    Amazon.com

    Martha Gardner

    General Electric

    Tim Gardner

    Boston University

    Verena Graf

    Daimler Chrysler

    Dan Gruhl

    IBM

    Ali Hajimiri

    Axiom Microdevices, Orange, California

    Yu Han

    Institute of Bioengineering and Nanotechnology, Singapore

    Stefan Hecht

    Freie Universitat, Berlino

    Scott Heiferman

    Meetup.com New York

    Michael Helmbrecht

    Iris AO, Berkeley, California

    Aaron Hertzmann

    University of Toronto

    Colin Hill

    Gene Network Sciences,

    Ithaca, New York

    Kurt Huang

    BitPass, Palo Alto, California

    Darrell Irvine

    MIT

    Rustem Ismagilov

    University of Chicago

    Albena Ivanisevic

    Purdue University

    Ari Juels

    RSA Security

    Ravi Kane

    Rensselaer Polytechnic Institute

    Shana Kelley

    GeneOhm Sciences, San Diego, California

    Richard Kent

    University of Virginia

    Kinneret Keren

    Stanford University Medical School

    Gloria Kolb

    Fossa Medical, Needham, Massachusetts

    Andre Kulzer

    Bosch

    Vikram Kumar

    Dimagi, Boston, Massachusetts

    Joerg Lahann

    University of Michigan

    Eric Leuthardt

    Washington University School of Medicine

    Golan Levin

    Carnegie Mellon University

    Jamie Link

    University of California, San Diego

    David Liu

    Ensemble Discovery, Cambridge, Massachusetts

    Lynn Loo

    University of Texas, Austin

    Frank Lyko

    Cancer Research Center, Germania

    Massimo Marchiori

    Università di Venezia

    Wojciech Matusik

    Mitsubishi Electric

    Tyler McQuade

    Cornell University

    Lauren Meyers

    University of Texas, Austin

    Ananth Natarajan

    Infinite Biomedical Technologies, Baltimora, Maryland

    Vasilis Ntziachristos

    Harvard University

    James O’Brien

    University of California, Berkeley

    Teri Odom

    Northwestern University

    Leroy Ohlsen

    Neah Power Systems, Bothell, Washington

    Nuria Oliver

    Microsoft

    Shayn Peirce

    University of Virginia

    Maria Petrucci-Samija

    DuPont

    Ramesh Raskar

    Mitsubishi Electric

    Jennifer Rexford

    AT&T

    Sokwoo Rhee

    Millennial Net

    Shad Roundy

    Australian National University

    Sandra Waugh Ruggles

    Catalyst BioSciences, South San Francisco, California

    Christoph Schaffrath

    Onyx Scientific

    Jesse Schell

    Carnegie Mellon University

    Kees Schep

    Philips Electronics

    Erik Scher

    Nanosys

    Monisha Scott

    Inimex Pharmaceuticals

    Chaitali Sengupta

    Texas Instruments

    Pierre Sillard

    Alcatel

    Simeon Simonov

    Polaris Venture Partners

    Charlotte Skourup

    ABB

    Christina Smolke

    Caltech

    Molly Stevens

    Imperial College London

    Michael Strano

    University of Illinois, Urbana-Champaign

    Kahp-Yang Suh

    Seoul National University

    Bill Taylor

    ArvinMeritor

    Olga Troyanskaya

    Princeton University

    Ben Trott

    Six Apart, San Mateo, California

    Mena Trott

    Six Apart, San Mateo, California

    Srinidhi Varadarajan

    Virginia Polytechnic Institute and State University

    Smruti Vidwans

    University of California, San Francisco

    Lei Wang

    University of California, San Diego

    Min Wu

    University of Maryland

    Tsuyoshi Yamamoto

    NEC

    Shu Yang

    University of Pennsylvania

    Qian Zhang

    Microsoft

    Xiaowei Zhuang

    Harvard University

    Yuankai Zheng

    Data Storage Institute, Singapore

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