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    Rappresentanza politica e social network

    I social network non hanno influenza soltanto sulla vita individuale, ma incidono anche sulle modalità di espressione del consenso pubblico. In altre parole, incidono sull’evoluzione della democrazia sia nei paesi di più consolidata tradizione, sia in quelli alla ricerca di nuove forme di partecipazione, com’è accaduto nei paesi del Maghreb.

    di Gianpiero Gamaleri e Eric McLuhan

    La recente visita in Italia di Eric McLuhan, figlio e stretto collaboratore di Marshall McLuhan,, in occasione del Simposio Internazionale dei Docenti Universitari, ha consentito un approfondimento dei rapporti tra nuove tecnologie della comunicazione e assetti socio-istituzionali. Tre le novità principali. In primo luogo, la necessità di arrivare a un’informazione di prima mano e non solo attraverso i giornali, favorendo un rapporto più personale, più coinvolgente. In secondo luogo, un autofinanziamento trasparente. Il terzo punto, fondamentale, consiste nel riuscire a iniettare nel nostro sistema politico ed elettorale una buona dose di etica. Per esempio, il Presidente Obama vi è riuscito, realizzando un movimento collettivo spontaneo che ha trovato riscontri recenti anche in Italia, nella stagione del referendum.

    Eric McLuhan

    Quello dei social network è un mondo totalmente nuovo. Non c’è più uno spostamento di informazioni o di merci da un posto a un altro, c’è una coesistenza simultanea. Le forme tradizionali di politica, di associazionismo, di comunità sono state rimosse; le persone si incontrano di meno e i vecchi sistemi sociali si stanno disgregando. Noi dobbiamo inventare nuove forme di comunicazione e nuove forme della politica. Obama è stato eletto perché è riuscito a controllare l’audience di massa, mediante l’uso di e-mail e social network. Il futuro della politica presuppone una politica senza rappresentanti, con una partecipazione diretta nei processi politici e decisionali.

    Gianpiero Gamaleri

    Ho qualche perplessità su questa prospettiva, perché alla fine bisogna che qualcuno ci rappresenti, sperando che sia degno di farlo. Che si debbano trovare gli strumenti di una nuova rappresentanza di tipo elettronico, è certamente necessario. Tuttavia, ho l’impressione che l’Italia sia uno dei paesi in cui si parla di più delle nuove tecnologie e forse si mettono anche in pratica, ma purtroppo tutto ciò viene inquinato da fattori estranei alla politica: dalla criminalità organizzata o dalle varie forme di corruzione, che hanno in odio la trasparenza etica ed elettronica. Una contraddizione di cui è difficile prevedere gli esiti in termini sia di tempo, sia di assetto del sistema decisionale.

    Eric McLuhan

    Anche secondo me è troppo presto per dire se questa tendenza sia positiva o negativa. Ma so che la posizione dei politici è la stessa che altri settori della vita associata si sono trovati ad affrontare qualche decennio fa. Per esempio, nella scuola, quando si è posto il problema dell’alfabetizzazione interattiva, sono stati adottati nuovi strumenti didattici. I politici, invece, non ci sono ancora arrivati. Nel villaggio globale non abbiamo bisogno di rappresentanti. L’idea della rappresentanza è importante quando le cose si muovono lentamente; oggi non c’è bisogno di movimento perché tutto è a portata di mano. Penso che i social network siano essi stessi, potenzialmente, dei veri e propri partiti politici e ciò significa che il sistema partitico sta per crollare.

    Gianpiero Gamaleri

    Questa è un’intuizione molto stimolante. Noi pensiamo che i partiti si debbano modernizzare, ma se i social network possono costituire delle organizzazioni alternative ai partiti, già ci sarebbero nuovi partiti, nuovi movimenti che coincidono con l’ossatura delle relazioni interpersonali in rete. Con prudenza, ma anche con fiducia, forse riusciremo ad avere una nuova politica.

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