Seguici
Iscriviti alla nostra newsletter

    Quegli anni che non passano

    di Massimiliano Cannata

    “Cosa resterà di questi anni Ottanta?”: la domanda che probabilmente ai più rievoca un motivo di successo del noto cantautore Raf, sembrava un innocuo flatus vocis, destinato ad alimentare le classifiche discografiche. Invece oggi quell’interrogativo diventa pregnante, trovando una puntuale e documentata risposta nel bel saggio di Giovanni Ciofalo (Infiniti anni Ottanta, Mondadori Università), docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza di Roma.

    «Il titolo», spiega Ciofalo, «è una provocazione: quel periodo della nostra storia è un punto di svolta decisivo che però non è stato realmente compreso neppure dagli stessi politici che hanno cercato di gestire quel cambiamento, ma anche dalla società e dalla cultura, che in qualche modo sono state travolte da una serie di mutamenti, originati principalmente dalle trasformazioni registrate nel campo comunicativo».

    Definiti “anni di fango” da Montanelli e “anni favolosi, di meraviglia”, da Umberto Eco, probabilmente la scommessa risiede nel riuscire a tenere insieme entrambi i giudizi, per proporre un’analisi più accurata, che tenga in considerazione soprattutto gli effetti successivi.

    «Per capire lo studio di Ciofalo», precisa nell’introduzione Mario Morcellini, «bisogna calarsi nel decennio di una mutazione radicale, il cui ritmo vorticoso e disorientante ha contrassegnato, nel bene e nel male la storia recente del nostro paese, culminata nella sua metamorfosi in una società del consumo e della comunicazione. L’autore propone in definitiva un’ipotesi guida: quella secondo cui l’Italia rimane legata a un passato da cui non riesce a liberarsi, che continua ciclicamente a tornare»: un passato che non passa e che spesso non ci consente di guardare e capire l'”oltre”.

    Related Posts
    Total
    0
    Share