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    Politica e new media

    Pubblichiamo alcuni passaggi significativi della prefazione con cui Gianpiero Gamaleri presenta una raccolta delle mail che hanno costituito uno degli strumenti innovativi del dialogo con il pubblico, intrattenuto dal presidente degli Stati Uniti e dal suo staff a partire dalla competizione elettorale per giungere ai confronti parlamentari sulle riforme sanitaria e finanziaria. Non mancano, infine, i riferimenti agli eventi più recenti del Golfo del Messico e dell’Afghanistan. Le considerazioni di Gamaleri offrono una utile occasione per riflettere sia sui cambiamenti della politica a contatto con i new media sia, viceversa, sul modo in cui questi ultimi si adeguano alle crescenti istanze relazionali e partecipative della politica.

    di Gianpiero Gamaleri

    Questa raccolta esce nel momento in cui Barack Obama soffre una duplice crisi. Quella pubblica, data dalla caduta della sua immagine nei sondaggi, che lo collocano intorno al 40 per cento, specie dopo le sue dichiarazioni a favore della moschea di New York. E quella privata, più intima, in cui sembra avvertire un forte sentimento di solitudine, dopo la paradossale vittoria in grandi battaglie – dalla sanità alla finanza – per le quali paga un sostanziale isolamento.

    Si intuisce lo smarrimento di un uomo che, venuto dal nulla, con eccezionale capacità e tenacia, ha combattuto e sta combattendo contro i poteri economici più forti al mondo che, provvisoriamente battuti, preparano la rivincita per sconfiggerlo, con tutte le loro armi esplicite e sotterranee, tramite un enorme apparato lobbistico.

    è in questo contesto che ci si chiede se l’ampio uso da parte di Barack Obama di nuove tecnologie della comunicazione, come appunto le mail, sia una semplice integrazione di un modo classico di far politica, oppure se costituisca un fattore determinante dei successi ottenuti e della possibilità di sopravvivenza e di rilancio nel futuro. In altre parole, un canale capace di assicurare un flusso permanente di dialogo e di consenso, creando forme di solidarietà e di partecipazione dagli esiti imprevedibili e non misurabili con i parametri tradizionali.

    Tre barriere infrante: razza, tecnologie, riforme

    La lettura di queste mail conferma e approfondisce le ragioni che hanno portato Barack Obama a superare nello stesso tempo tre barriere: la barriera razziale, quella informatica e quella delle riforme. Un cambiamento simultaneo e complesso che ha come requisito indispensabile un contatto costante con i cittadini, affinché nessun successo importante sia risucchiato dalla reazione contraria delle forze della conservazione.

    L’elezione di Obama alla Casa Bianca non è stato soltanto il punto apicale dell’integrazione razziale negli Stati Uniti, ma anche il primo sistematico impiego delle tecnologie informatiche nell’agone politico. Si è chiuso il ciclo dell’utilizzo meramente propagandistico dei media e si è iniziato, anche nella formazione del consenso, il tempo del rapporto interattivo con i cittadini-elettori.

    Naturalmente non è un’interattività piena. I messaggi via Internet sono stati e sono tuttora costruiti da parte dello staff di Obama, con una logica redazionale e quindi unilaterale. Tuttavia si può dire che con Obama si sia iniziata una fase irreversibile di partecipazione telematica, per cui il percorso di un leader viene sentito dai suoi interlocutori come qualcosa di coinvolgente, rispetto al quale si è dato e si dà un contributo personale, corrispondentemente a un’informazione avvertita come direttamente indirizzata a ciascuno.

    L’effetto di tutto ciò è duplice. Da una parte, Obama ha rafforzato in modo estremamente significativo il consenso politico attraverso una logica e una prassi di fidelizzazione. Dall’altra, ha guadagnato un consenso diffuso e attivo, che l’ha affiancato in modo probabilmente determinante nell’avviamento di due riforme che toccano il punto fondante della nazione americana: la conciliazione tra libera iniziativa e quel minimo di controllo e di solidarietà sociale che evita i rischi di collasso del sistema, come nel caso della crisi dei mutui subprime si era paventato.

    La politica degli “amici”

    Chi in un primo momento ha pensato che le mail costituissero solo un canale di propaganda elettorale è stato contraddetto. Esse non si sono arrestate con la cerimonia di insediamento. Hanno avuto certo un rallentamento, ma sono ben presto ricomparse con un’intensità proporzionale alle difficoltà incontrate dal Presidente nella gestione del suo incarico da parte delle lobby, e quindi anche delle istituzioni che dovevano assicurare l’approvazione delle sue riforme.

    C’è quindi un’evoluzione della loro funzione rispetto alla campagna elettorale: da canale di raccolta di voti a quello di sostegno diffuso da parte di una componente di opinione pubblica costituita dagli “amici” che gli sono più vicini, perché sono quelli con cui egli si confida, non sottacendo anche le difficoltà del momento. La parola “amico” (friend) con cui si aprono tutti i messaggi è eloquente a questo proposito. Questa correlazione tra nuove tecnologie e Rete di amici è esattamente corrispondente al travolgente successo di Facebook,

    Per altro, quanto tutti questi elementi costituiscano un effettivo cambiamento nel campo della comunicazione politica lo diranno soltanto, in ultima analisi, i risultati elettorali futuri, che restano la verifica determinante sia della politica sia dei new media.

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