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Ciò non significa smettere di promuovere politiche più veloci e ardite.

di James Temple

Negli Stati Uniti, i legislatori conservatori (repubblicani) stanno promuovendo un pacchetto di politiche climatiche. Si tratta di una svolta sorprendente per un partito che ha speso decenni denigrando gli scienziati e diffondendo disinformazione sui cambiamenti climatici. 

A quanto pare, il fatto che gli elettori repubblicani stiano gradualmente accettando la necessità di agire sui rischi climatici rende sempre più insostenibile proseguire con l’assurda pratica di negare il fatto che anche noi esseri umani siamo vincolati dalle leggi della fisica e della chimica.

Non è comunque ancora il caso di distribuire medaglie al merito. Il GOP (Grand Old Party), come viene comunemente soprannominato il partito conservatore dei repubblicani, rimane più che mai interessato agli interessi commerciali dei combustibili fossili, come dimostrato dalle politiche climatiche che ha deciso di promuovere. 

Le misure proposte comprendono piantare alberi, ottimizzare lo sviluppo di reattori nucleari di ultima generazione e rimpolpare i finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nel campo dello stoccaggio dell’energia a livello delle grandi reti di distribuzione e nel campo dei sistemi di cattura dell’anidride carbonica, perchè le emissioni possano essere assorbite prima di sfuggire nell’atmosfera. 

La maggior parte di queste misure rientra nel piano dei repubblicani ormai noto come “innovation agenda”. È una controproposta alle politiche climatiche molto più aggressive richieste dai rappresentanti del partito democratico e dagli attivisti democratici. Favorisce e protegge il libero mercato e viene posto in diretto contrasto con il Green New Deal, una proposta di revisione radicale dell’economia statunitense che vorrebbe ottenere il 100% dell’elettricità della nazione da fonti a zero emissioni, entro un decennio. 

La proposta conservatrice non è solo particolarmente insufficiente a combattere i cambiamenti climatici, ma in assenza di altre politiche climatiche, non rappresenterà che una perdita id tempo prezioso in un momento in cui non abbiamo tempo da perdere

Non a caso, nessuna delle misure richiede che impianti alimentati a combustibili fossili o case automobilistiche inizino immediatamente a ridurre le proprie emissioni. Per quanto i progressi nel campo dei sistemi di cattura dell’anidride carbonica promettano di ridurre, eventualmente, l’inquinamento climatico del settore energetico, la motivazione principale delle ricerche è mantenere in vita il più a lungo possibile l’industria dei combustibili fossili. 

Le lacune tecnologiche renderanno molto costoso e molto difficile conseguire la condizione di emissioni zero. Non sappiamo come realizzare aeroplani a reazione che non emettano CO2. Non disponiamo di metodi immediatamente applicabili su scala industriale e convenienti che permettano di contenere le emissioni di bestiame, fertilizzanti, cemento o acciaio.

Abbiamo, però, tutto ciò che ci serve per riuscire a produrre elettricità e mezzi di trasporto a zero emissioni, come parchi eolici e solari, centrali nucleari e veicoli elettrici. Utilizzarli permetterebbe di limitare notevolmente le emissioni. Non servono innovazioni, è necessario chiudere vecchi impianti e cominciare a costruirne di nuovi. Il programma repubblicano non prevede la chiusura di alcunchè. 

Sono necessarie politiche governative molto più aggressive: mandati sulle emissioni, sussidi di sostegno e, sì, tasse sulle emissioni carbonio (meglio se più pesanti). Su questi punti, la politica climatica federale statunitense si sta generalmente muovendo nella direzione opposta. 

Alcuni legislatori del GOP e un numero crescente di organizzazioni conservatrici sono favorevoli a una carbon tax, ma qualsiasi proposta che contenga la parola “tassa” rimane impopolare tra la stragrande maggioranza dei rappresentanti repubblicani. 

Nel frattempo, l’amministrazione Trump ha fatto di tutto per vanificare ogni possibile impegno climatico e intervento sulle energie pulite, compresi l’accordo di Parigi e il piano di decarbonizzazione della California. Nell’ultimo bilancio federale approvato l’anno scorso, i legislatori hanno rifiutato di estendere i crediti d’imposta per l’energia solare e i veicoli elettrici, li hanno estesi solo un anno per i parchi eolici terrestri e hanno snobbato proposte di nuovi sussidi per lo stoccaggio eolico e dell’energia offshore. 

La linea repubblicana standard sulle sovvenzioni vorrebbe trattare l’industria dell’energia pulita come qualsiasi altra industria, a cui permettere di riuscire o fallire puramente in base ai meriti economici, invece che un settore da promuovere e rendere dominante al fine di preservare il nostro stile di vita (per non parlare del fatto che l’industria dei combustibili fossili. Ha ampiamente usufruito di sovvenzioni governative in tutto il mondo.) 

Evitare che il riscaldamento globale superi il 1,5°C è un sogno irrealizzabile, ma per prevenire i 2° C, il mondo deve ridurre le emissioni del 25% entro un decennio e raggiungere lo zero entro il 2070, secondo il pannello climatico delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti, tra i principali responsabili di emissioni al mondo, hanno bisogno di applicare tagli ancora più importanti. 

Coe dovrebbero rispondere i democratici a queste proposte dei repubblicani? 

C’è chi suggerisce di respingere queste proposte insufficienti, mantenere il primato sulle politiche ambientali e continuare a sostenere azioni molto più aggressive. La proposta è in parte alimentata da gruppi di sinistra contrari alle tecnologie coinvolte nel progetto conservatore, particolarmente all’energia nucleare e agli strumenti di cattura dell’anidride carbonica studiati per garantire una seconda vita agli impianti a combustibile fossile. 

La verità è che a dispetto delle motivazioni sospette dei repubblicani, alcune di queste misure potrebbero aiutare a ridurre le emissioni più velocemente ed a costo ridotto sul lungo termine. Installare a posteriori alcune parti del sistema elettrico piuttosto che ricostruirlo interamente potrebbe essere più efficiente. La prima priorità deve essere ridurre le emissioni, piuttosto che punire le industrie contro cui siamo giustamente furiosi. 

I democratici dovrebbero certamente spingere i repubblicani a compromessi in cambio del loro sostegno. Potrebbero richiedere assistenza su altre tecnologie come il solare, l’eolico e i veicoli elettrici, chiarendo passo per passo che non si tratta che dell’inizio. 

Come spiega Alex Trembath, vicedirettore del Breakthrough Institute, un centro di ricerca ambientale a favore della tecnologia, “Corriamo il rischio di muoverci nella direzione opposta. Se decidiamo di affrontare i cambiamenti climatici come una questione di parte da utilizzare per accumulare potere potere, ne rimarranno danneggiati gli impegni politici a lungo termine.” In altre parole, sostenere che non dovremmo fare nulla finché non si potrà fare tutto significa correre il rischio di non fare nulla in assoluto. 

Anche nel caso in cui il prossimo presidente degli Stati Uniti fosse un democratico, cosa tutt’altro che sicura, ciò non significa che disporrà delle solide maggioranze al Congresso necessarie a far passare importanti pacchetti climatici. 

“Credo che anche per coloro che sono scettici sulla possibilità di un’azione repubblicana aggressiva ed efficace sul clima, scommettere il futuro dell’intero pianeta sul controllo politico di un singolo partito (per tutto il tempo necessario per gestire il rischio climatico) è troppo rischioso”, scrive su Twitter Jane Flegal, del programma ambientale della Hewlett Foundation.

Immagine: Ms Tech, Batibull_Noun Project