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    Olivetti, guardando al futuro

    Intervista con Patrizia Grieco, amministratore delegato di Olivetti.

    di Silvia Andreoli

    Bella storia, quella di Olivetti. Iniziata oltre un secolo fa da un’intuizione e cresciuta grazie al sogno e alla creatività di un uomo, Adriano Olivetti, dotato al contempo di un forte senso di realtà e di concretezza. Storia un po’ sofferta, a dire il vero, negli ultimi tempi, fino a quando, lo scorso anno, Franco Bernabè ha scelto di mettere a capo dell’azienda, oggi controllata dall’azionista Telecom Italia, Patrizia Grieco. Ad ascoltarla parlare, questa signora dai modi garbati e determinati, si ha la sensazione che l’immaginazione e il pragmatismo, che hanno fatto di Olivetti una grande nel panorama italiano, siano ancora in perfetto equilibrio, veri trampolini di lancio per la rinascita. Guardando al passato, certo, ma soprattutto al futuro.

    Qual è oggi l’identità di Olivetti?

    Olivetti sta attraversando una fase di passaggio, di transizione, per giungere a un’identità più caratterizzante nel prossimo futuro. Però mi sento di affermare con sicurezza che Olivetti è sempre Olivetti, ha saputo mantenere il nucleo storico dell’azienda di un tempo, con una fortissima cultura aziendale e un intenso senso di appartenenza. A questi due valori fondanti, che ne costituiscono quello che mi piace chiamare il patrimonio «intangibile», dobbiamo e stiamo aggiungendo aspetti di innovazione importanti. Non conosco oggi aziende di successo che non investano in innovazione. Naturalmente innovazione è una parola ampia, si può fare innovazione in modello di business, si può fare innovazione tecnologica. Non è tuttavia possibile prescinderne.

    In termini di strategie, come vi state muovendo?

    Siamo stati finora un’azienda prevalentemente hard, nel senso che l’attività tradizionale di Olivetti contempla essenzialmente una serie di prodotti hardware. Mi riferisco a tutti i sistemi di copying, printing, ai fax, ai sistemi di shop automation, ai terminali, anche in senso ampio. Stiamo infatti pensando a piattaforme sempre più multifunzione, lavoriamo a nuove idee.

    L’attuale strategia mira ad allargare il perimetro delle attività di Olivetti nel mondo dell’informatica, cercando di andare ad aggredire dei comparti di spesa che finora non rientravano nel business tradizionale e che invece sono assolutamente rilevanti. Sono insomma convinta che Olivetti debba guardare al prodotto come a un fattore abilitante per porsi in un mondo di servizi.

    è questa la grande scommessa: penetrare un campo di soluzioni, di applicazioni, dunque di software, che possano girare sui prodotti hard di Olivetti, ma anche di terzi. L’idea è che Olivetti si proponga come un provider di soluzioni e non più solo come provider di prodotti.

    Per questo abbiamo avviato tutta una serie di iniziative che vorrei chiamare di start up, anche se fatte in un’azienda che ha le competenze e le conoscenze di Olivetti. La nuova gamma di PC, per esempio; i nuovi servizi e lo hub documentale, oltre allo sviluppo del caring avanzato di Advalso, senza dimenticare le Internet data cards. Sono questi i tre filoni d’innovazione forte su cui ci stiamo muovendo.

    A proposito di Telecom Italia, che detiene il 100 per cento del capitale Olivetti, quali sono i rapporti e le sinergie tra le due aziende?

    Per Olivetti, in questo momento, i rapporti con Telecom Italia sono chiaramente molto importanti. Come ho detto, stiamo attraversando una fase di transizione e l’azionista Telecom Italia è determinante per il riposizionamento di Olivetti.

    D’altra parte, se e quando, come io spero, questa transizione sarà positivamente completata, anche Olivetti si proporrà a sua volta come una forza importante per il gruppo Telecom Italia. Per chiarire vorrei fare un esempio: Olivetti detiene una quota di mercato significativa nel mondo dei registratori di cassa e dei POS in generale. Basti pensare all’evoluzione che stanno conoscendo ora i sistemi di pagamento. Lo sviluppo di nuovi prodotti, di nuove soluzioni in questo settore può essere sinergico con l’attività di un operatore di telecomunicazioni. Un ragionamento analogo vale per alcune tipologie di soluzioni e applicazioni informatiche, come lo hub documentale che abbiamo appena lanciato.

    Insomma pensiamo che Olivetti debba sviluppare piattaforme per erogare soluzioni e applicazioni software in volume, secondo un modello easy service o cloud. è questa la strada scelta per il rilancio di Olivetti.

    Siamo fiduciosi di poter veicolare queste soluzioni non soltanto sulla rete distributiva Olivetti, ma anche sulle reti di Telecom Italia, aprendo un’altra importante sinergia, non soltanto tecnologica o di servizi, ma anche di mercato.

    Se si ragiona in questa logica, dunque, appare chiaro che l’azionista Telecom Italia è fondamentale per supportare la fase di transizione di Olivetti, ma altrettanto che, in un futuro nemmeno troppo lontano Olivetti, in termini di contenuti, sia tecnologici sia di mercato, potrà a sua volta rappresentare un asset importante per il gruppo Telecom Italia.

    Dal punto di vista del mercato, qual è l’utente di riferimento cui si rivolgono principalmente queste nuove applicazioni?

    Il focus di Olivetti si rivolge al mondo delle imprese. Ai large accounts, di cui Olivetti è sempre stata un fornitore importante, ma soprattutto al mondo dello small/medium business, la piccola e media impresa. Un obiettivo che riguarda l’Italia ma anche l’estero. Non dimentichiamo che dei 350 milioni di ricavi di Olivetti, dato 2008, il 50 per cento è realizzato fuori dall’Italia. Abbiamo quattro Olivetti in Europa: Olivetti Spagna, Francia, Germania e Inghilterra. Godiamo di una buona presenza in Sudamerica, dove il brand Olivetti vanta un’awareness molto alta, senza dimenticare Cina e Australia, specialmente per prodotti, come le stampanti specializzate per banche o poste, per cui Olivetti copre una quota di mercato del 70 per cento a livello mondiale.

    Oggi ci stiamo concentrando sull’universo delle piccole e medie imprese, che non sta attraversando un periodo particolarmente felice, è vero, ma crediamo anche che sia un settore che ha bisogno di maggiore automazione. è quello dove il modello cloud appare più suscettibile di ottenere successo. Naturalmente, questa categoria va interpretata in senso allargato, ossia ricomprendendo nel concetto di PMI anche tutta una serie di enti locali di piccole e medie dimensioni. D’altra parte si tratta di un mercato che è sempre stato di riferimento per Olivetti, dove, quindi, il brand è riconosciuto e sono riconosciute le nostre capacità di soddisfare i bisogni specifici. Che sono cambiati, certamente, e che attendono nuove risposte.

    Mi metto nei panni di un piccolo imprenditore. Se dovessi affidare un’applicazione software come quella della gestione documentale, francamente preferirei avere un partner vicino che mi aiuta a customizzare la soluzione, a calarla nella mia realtà aziendale e che me la assiste direttamente dagli help desks e dalle strutture di supporto, ma anche fisicamente. Insomma se avessi un’applicazione critica del mio sistema di business preferirei affidarla a qualcuno che mi supporta anche come prossimità.

    Anche la fiducia ha un ruolo fondamentale e su questo aspetto garantiamo un valore aggiunto molto forte per i nostri clienti, grazie alla rete dei concessionari e a quella di assistenza tecnica, che comprende anche Advalso, il nuovo centro di caring avanzato appena inaugurato. Proprio questa rete, che speriamo in futuro di allargare, attraverso anche delle azioni di recruiting basate sulla nuova tipologia di offerta di servizio, ci permette di capire meglio quali sono davvero le difficoltà in campo e di che cosa hanno bisogno davvero i nostri clienti finali.

    Per il momento non annoveriamo nel nostro target, invece, il mercato consumer.

    Per la ricerca e lo sviluppo com’è organizzata Olivetti?

    Olivetti conta circa duecento persone impiegate nel settore della ricerca e sviluppo. Una parte si occupa del settore dell’ink jet, che è una tecnologia storica di Olivetti, oggi impiegata soprattutto per applicazioni industriali e intermedie rispetto al mercato finale. L’altra parte delle persone di R&S è focalizzata sullo sviluppo dei prodotti tradizionali. Mi sembra però importante aggiungere che la ricerca e sviluppo di Olivetti è ovviamente un asset fondamentale per il riposizionamento della società. Io credo che la ricerca e lo sviluppo più efficaci siano quelli che non si pongono il problema make or buy, ma che operano, invece, make and buy.

    In un mondo così accelerato bisogna saper cogliere tutte le opportunità con un time to market efficace e tempestivo. Il che vuol dire che non si deve verticalizzare la ricerca e lo sviluppo pensando di fare necessariamente tutte le componenti del prodotto.

    Oggi la vera efficacia sta nel governare componenti make, perché ovviamente sono quelle a maggior valore, e componenti buy. Olivetti deve insomma ideare i prodotti con la migliore tecnologia e il miglior costo possibili, con la migliore efficacia in termini di uscita sul mercato, scegliendo le migliori finestre temporali.

    Quale spazio c’è nel nuovo assetto per le forze giovani?

    Speriamo che ce ne sia tanto. Non credo che un’azienda possa essere fortemente innovativa senza avere la carica che all’innovazione portano i giovani. Certo, siamo all’inizio di un percorso e un anno passa molto rapidamente. Un anno, tra l’altro, piuttosto complesso, sia per le congiunture del mercato sia per l’avvio di questa fase di transizione che ho chiamato di start up. Cominciamo a vedere i primi risultati. La crescita di quello che abbiamo seminato si sta già realizzando in parte, cosa di cui sono naturalmente felice, e Olivetti tornerà a essere una grande opportunità per i giovani.

    L’ultima domanda, un pochino più personale: se dovesse dirlo con tre sostantivi, che cosa ha trasferito di sé, del suo modo di essere, in Olivetti?

    Sicuramente l’entusiasmo: l’entusiasmo per le cose che faccio non mi manca. Spero anche di aver trasferito le competenze e la determinazione nel raggiungere quanto mi propongo. Dico subito però che ho anche trovato un terreno molto disponibile ad accoglierle. Le competenze e il senso di appartenenza e la voglia di essere, di tornare a essere parte di una grande Olivetti, qui, sono davvero straordinarie. Non sarebbe stato altrimenti possibile fare quello che abbiamo fatto insieme in questo anno se non avessi trovato queste straordinari componenti soft: le persone che lavorano in Olivetti.

    Un anno in pillole

    Nel luglio 2009 Olivetti presenta Hub Documentale, per la gestione digitale dei documenti aziendali, rivolta alle imprese e alla pubblica amministrazione. Grazie a una piattaforma che integra digitalizzazione e gestione dei documenti, l’offerta comprende anche il servizio di fatturazione elettronica e la posta elettronica certificata ed è disponibile in modalità on demand attraverso i Data Center di Telecom Italia.

    All’inizio di ottobre viene inaugurata a Ivrea la nuova sede di Advalso che si affianca a quella di Carsoli, per potenziare i servizi di assistenza e supporto IT per i clienti Olivetti e Telecom Italia. Importante passo nel rafforzamento della strategia di caring al cliente, uno degli asset centrali nella rinascita dell’azienda.

    Sempre a ottobre, durante l’annuale fiera SMAU, a Milano, vengono illustrate le novità per il settore retail, IT, Office e dei servizi per le PMI: oltre al POS touch screen integrato, si possono ammirare in anteprima due modelli della nuova linea di Netbook e Notebook: l’Olibook P1500 e Olibook M1020.

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