Rendere comunque più facile l’Exit verso i mercati azionari contribuirà a innescare il processo di scale-up dell’ecosistema europeo.
di Alessandro Ovi
L’Europa presenta grandi differenze, tra i suoi maggiori paesi, nella nascita e nello sviluppo delle Start Up. Lo si vede bene nell’ultimo rapporto di SEP (Startup Europe Partnership): “A five country comparison of EU scaleups”. Ne riportiamo qui in coda un breve sommario.
“I motivi sono tanti, ma uno va evidenziato”, ci ha detto Marco Mrinucci, fondatore di Mind the Bridge (vedi “La magia di mind the bridge”). Ancora più della disponibilità di capitali, per la sua fondazione, quello che più conta per una Start Up è l’insieme di possibilità di arrivare in buona salute al mercato e permettere a chi vi ha investito di recuperare con profitto i propri capitali.
Si parla di Exit le cui modalità storicamente più note sono la quotazione in borsa (IPO) e la acquisizione da parte di un’altra società, normalmente più grande, operante nello stesso settore o in uno vicino (M&A).
“Per l’Exit”, continua Marinucci, “non tutti i paesi offrono le stese possibilità, e allora si assiste al fenomeno di società che nate in uno, ad esempio l’Italia, emigrano a Londra, o Berlino, dove le opportunità di exit sono migliori”.
Oggi, ci pare che il modo più efficiente di aiutare le Start Up sia mettere le più promettenti in relazione con grandi aziende che le possano seguire fin dall’inizio (Early stage). A volte sono le stesse grandi aziende che generano start up scorporando attività presenti al loro interno mettendole in grado di vivere di vita propria all’esterno (Spin Off) o addirittura al loro interno per poi riassorbirle (Spin In). Abbiamo creduto in questa strategia al punto di affiancare la Commissione Europea nella creazione di SEP e poi di gestirne le attività. Grande il lavoro fatto dalla parte Italiana di Mind the Bridge, Alberto Onetti, a Pavia.
Da luglio 2012 avremo ospitato nelle nostre attività di formazione (Startup School, 3 settimane di lezioni teoriche e apprendimento pratico per studenti, phd, dottorandi, aspiranti imprenditori; Executive Program, una settimana intensiva per middle-upper manager; Angel School una settimana per Angel Investor e aspiranti tali, imprenditori, manager ed executive di piccole e medie imprese) circa 200 studenti di ‘vario tipo’ e provenienti da una quindicina di paesi di tutto il mondo
Viste le origini della fondazione, c’è stata nei primi anni una forte componente italiana (il primo anno 28 Italiani, 1 Brasiliano, 1 Bulgaro). “Ma negli ultimi due anni”, ci dice Irina Pesterean, Global Program Coordinator di Mind the Bridge, “abbiamo registrato iscrizioni assai diversificate come provenienza, (UK, US, Cile, Grecia, Kuwait,Francia, Spagna,Arabia Saudita) fino ad arrivare nell’ultimo anno a soli 15 Italiani su 30”. Con SEP il lavoro più interessante è stato quello di mettere in contatto Start Up Europee col mondo di imprenditori e investitori di Silicon Valley. Nella terza settimana di Settembre abbiamo organizzato ‘Startup Europe Comes to Silicon Valley’, cinque giorni di incontri tra una delegazione di Policy Makers, Aziende, Imprenditori Europei e i loro omologhi in Silicon valley per incoraggiare e agevolare scambi di idee e rapporti di collaborazione.
SEP, annunciata ufficialmente a Davos a gennaio 2014 dalla Vicepresidente della Commissione Europea/Commissario per l’agenda digitale Nellie Kroes, è la prima piattaforma pan-europea nata per aiutare le startup a superare gli ostacoli di crescita e sviluppo (scale-up) e concepita per realizzare alcune delle raccomandazioni contenute nello Startup Manifesto.
SEP è guidata da Mind the Bridge Foundation con il supporto di Nesta (charity per l’innovazione del Regno Unito) e The Factory (campus per startup e aziende tecnologiche di Berlino). Partner dell’iniziativa da parte industriale sono Telefónica, Orange, BBVA (Founding), Microsoft, Gruppo Unipol, Telecom Italia ed Enel (SEP Corporate Member), con il supporto istituzionale di European Investmen Fund/European Investment Bank Group, Cambridge University, IE Business School e Alexandervon Humboldt Institute for Internet and Society, e ai principali fondi e incubatori europei
“A five country comparison of EU scaleups”
SEP ha pubblicato nel Giugno 2015 la prima ricerca cross-country (UK, Germania, Francia, Italia, Spagna) su scale-ups europei nel settore ICT che sono giunti all’Exit negli ultimi 5 anni. Sono stati identificati e analizzati, 990 scale up e quasi 40 scaler (cioè le i start-up che sono state in grado di raccogliere, rispettivamente, più di $1 e $100 milioni di euro), che hanno raccolto un totale di 23.mia $ in finanziamenti.
Il Regno Unito è il paese più prolifico in Europa, sia in termini di numero di scale-ups e capitali raccolti. Germania e Francia seguono, mentre la Spagna e l’Italia sono nettamente più indietro.
▪ La maggior parte dei finanziamenti provengono da venture capitalist, piuttosto che IPO.
Il 7% degli scale-ups ha raccolto il 56% nel capitale di rischio, Il mercato azionario ha un ruolo rilevante solo nel Regno Unito ($ 4B raccolio attraverso il canale IPO).
Sono state identificate in totale 374 Exit: 24 IPO e 350 M&A. Mentre ci sono stati solo 20 M&A nel 2010, questo numero è cresciuto di sei volte nel 2014.
▪ Solo un terzo degli scale-ups sono stati acquisiti da società nazionali, mentre il 14% è stati acquisito da una società di un altro Stato membro dell’UE. In generale, circa 1 su 2 rimane in Europa dopo l’acquisizione.
Le differenze tra i cinque paesi della quantità di capitale raccolto sono molto grandi. Il Regno Unito è il paese più “ricco” tra i cinque; Le sue scale-ups hanno raccolto 11 mia $, quasi il 50% del totale: (1,7 volte di più di quelle tedesche, 3,6 volte di più rispetto a quelle francesi, 8 volte più di quelle spagnole e 28 più di quelle Italiane).
Quanto al capitale medio raccolto per scale-up: 27,8 mil $ UK, 31,7 mil $ Germania, 15,1 mil $ Francia, 17 mil $ Spagna, 5,6 mil $ Italia.
Il caso Italiano mostra l’esistenza di un “problema strutturale” complesso che sarà trattato separatamente in un prossimo articolo. “Rendere comunque più facile l’Exit verso i mercati azionari contribuirà a innescare il processo di scale-up dell’ecosistema europeo. Il progetto europeo Capital Markets Union svolge un ruolo fondamentale in questo senso”.
(MO)