Intervista con Ruggero Frezza
di Silvia Andreoli
Le buone idee nascono giovani, anzi giovanissime. I dati parlano chiaro: oggi in Italia il 15 per cento dei nuovi imprenditori ha meno di 24 anni e oltre il 37 per cento ne ha tra i 25 e i 34. Una percentuale persino superiore a quella di Francia e Gran Bretagna. Però, a differenza degli altri paesi europei, queste realtà operano prevalentemente nel settore dei servizi. Poca tecnologia dunque.
Tra l’altro troppo spesso questo processo si arresta alla fase iniziale. Difficoltà a ottenere finanziamenti, lungaggini burocratiche, pressione fiscale, fatto è che l’imprenditoria cosiddetta early stage di casa nostra crolla e scende sotto la media europea (5,9 per cento).
Qualcosa tuttavia si muove. Da poco più di un anno si è affacciata sulla scena italiana M31. Nata con l’intento di rendere operativi i migliori progetti nel campo delle innovazioni e imprese ad alta tecnologia. Forte di una struttura agile e di massima competenza, oltre che di una rete capillare di contatti, questa società a responsabilità limitata sembra avere tutte le carte in regola per fare da volano all’Italia dei giovani Archimede. Come spiega Ruggero Frezza, professore associato di controlli automatici presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova, nonché presidente e ad di M31.
Qual è la novità che offre M31?
Personalmente mi piace definire M31 una pervasive entrepreneuship. Cerchiamo di trasformare tutto in impresa, soprattutto in collaborazione con le università.
La nostra specificità è il modo in cui farlo. Nella fase iniziale, infatti, sviluppiamo le nuove idee come rami d’azienda di M31. Sono parte di M31 insomma e si scinderanno, diventando imprese a sé solo quando il rischio è controllabile.
I vantaggi di questa scelta sono molteplici. A livello finanziario, possiamo trasferire risorse dall’uno all’altro ramo e chiudere quelli che non mantengono le promesse. Inoltre più rami d’impresa combinati costituiscono aziende più solide, che condividono i costi, inoltre godono dell’accesso alla rete di relazioni e di partner di M31.
Vediamo allora come avviene in concreto il processo, mettendoci nell’ottica di chi ha una buona idea e che voi valutate tale. Poi cosa accade?
Cominciamo a lavorare insieme sul piano di impresa, il cui tempo di preparazione varia a seconda del tipo di progetto. Il piano viene quindi sottoposto al consiglio di amministrazione di M31, che deve approvarlo. A questo punto chi ha avuto l’idea e i suoi collaboratori vengono reclutati in M31 per lavorare al progetto di impresa, percependo uno stipendio che permette loro di dedicarsi allo sviluppo della loro idea senza affanni. Contestualmente stiliamo un accordo che definisce la partecipazione degli inventori all’eventuale futura impresa. Si fissano in questa fase gli obiettivi, raggiunti i quali si costituisce la nuova impresa. Attiviamo intanto una rete di relazioni e offriamo poi competenze di ingegneria e di management.
Se, nel corso del tempo, gli obiettivi sono raggiunti e le imprese sono mature, le costituiamo. Anche la nuova impresa avrà nella compagine sociale gli inventori, M31 ed eventuali investitori.
Poi, ma solo in una fase ancora ulteriore, come se fosse un venture capitalist, M31 cerca una via d’uscita dall’investimento. Per ora M31 è ancora giovane e continua a essere presente in tutti i suoi investimenti.
Insomma chi ha l’idea non corre il rischio di vedersi escludere dal business.
Questo rappresenta per noi un punto fondamentale. Come Andromeda, la galassia M31, di cui abbiamo preso il nome, anche questa nostra società ha due nuclei per attrarre talenti, partner qualificati e idee. Il primo è l’identità aziendale, ancorata a valori etici forti: la trasparenza, la fiducia e l’onestà. Il secondo nucleo si lega al concetto di partnership. Ci ispiriamo a un modello di azienda a redditività condivisa dove i rapporti con partner, fornitori, collaboratori e stakeholders si realizzano sempre secondo il binomio win-win.
Chi compone oggi M31?
Siamo partiti, nel gennaio 2007, in 16 soci con un capitale sociale di 350.000. Abbiamo chiuso il primo esercizio fiscale con un piccolo utile e con più di 15 ?dipendenti. Il primo anno abbiamo goduto di un credito di imposta importante grazie alle forti collaborazioni con le università.
Oggi siamo più di 20 soci e assieme a CenterVue, la prima azienda costituita da M31, raggiungiamo le 30 persone. Da febbraio 2008, poi, Giannino Marzotto ha deciso di investire in M31, permettendoci di accelerarne lo sviluppo.
?Quali risultati avete già conseguito e a che cosa state lavorando ora?
Abbiamo completato un progetto molto importante per un’azienda che opera nel settore della videosorveglianza. Più di venti persone ci hanno lavorato, sette ora sono dipendenti dell’azienda partner, due hanno il dottorato di ricerca, gli altri lauree in fisica e ingegneria. Abbiamo creato un’impresa, CenterVue Spa, che sviluppa sistemi di digital healthcare per lo screening di malattie sistemiche ad alto impatto sociale come il diabete o l’ipertensione.
Attualmente stiamo operando nel settore dei sistemi embedded, in partnership con Avnet e Intel, in quello del digital media e nel campo delle reti di sensori per applicazioni diverse, come il controllo del traffico e la gestione dei carichi e degli impianti energetici negli edifici. Infine abbiamo progetti in corso nel settore dell’ottica adattativa.
Come si potrebbe sintetizzare l’aspettativa che avete per il futuro?
L’auspicio è di divenire una ricca holding di imprese di successo ad alta tecnologia proponendo un nuovo modello di crescita che valorizzi le conoscenze dei nostri laureati e ricercatori.