Paolo Franceschetti
di Massimiliano Cannata
L’innovatore parte sempre da una buona idea. Paolo Franceschetti questa idea l’ha avuta, escogitando un sistema (Solwa il suo nome scientifico) che serve a produrre acqua potabile tramite l’utilizzazione “pulita” dell’energia solare. Si tratta di un’innovazione rivoluzionaria che potrà aprire un fronte di decisive applicazioni in un mondo sempre più assetato di acqua e di energia.
Ventinove anni, laureato a Padova in Scienze e Tecnologie per l’ambiente e il territorio, Franceschetti sta frequentando il dottorato di ricerca in energie rinnovabili e microgenerazione presso la Facoltà di Scienze Ambientali dell’Università di Venezia.
Accanto ai suoi aspetti scientifici e tecnologici, quale ruolo hanno giocato i risvolti etici e sociali della ricerca?
La innovazione che, anche grazie a “Technology Review”, sto cercando di fare conoscere anche al di fuori dello stretto ambito degli addetti ai lavori, non potrà non avere una rilevante portata economica e sociale. Poiché non occorrono grandi conoscenze né investimenti per la realizzazione di un sistema a basso costo e per nulla ipertecnologico, il Solwa potrà venire prodotto nei paesi in via di sviluppo, contribuendo a risolvere il problema della sete che oggi attanaglia circa 2 miliardi di persone. L’assunzione di acqua di cattiva qualità, genera delle malattie, che in due milioni di casi, secondo le ultime stime, procurano la morte. Come si vede l’innovazione può cambiare la vita di tanta gente che soffre.
In quali ambienti la sua idea è maturata e ha potuto svilupparsi?
Ci tengo a dire che è nata in Italia. Fin dal primo anno degli studi universitari ho cominciato a guardare con interesse alla possibilità di sfruttare le energie rinnovabili. Ho indirizzato quindi i miei studi in questo particolare settore, che mi hanno portato in Olanda, dove si trovano i maggiori conoscitori di tecnologie per le serre. Per sette mesi ho frequentato dei corsi specifici alla Università di Wageningen, una delle prime al mondo per le scienze ambientali, con la precisa finalità di realizzare il prototipo Solwa, che è una particolare tipologia di serra.
Mestiere complesso, quello del ricercatore. Quali difficoltà ha incontrato nel suo cammino?
Alcune difficoltà le conosciamo tutti. Prima di tutto, il passaggio dalla ricerca alla realizzazione è un nodo critico. Il prototipo su cui sto lavorando è stato costruito e messo in opera nel giardino di casa mia, dal momento che non vi era un laboratorio universitario tecnico-meccanico in grado di realizzarlo. Al problema strutturale si aggiunge quello dei fondi. Ho dedicato molto tempo al fund raising, sottraendolo allo studio, per cercare le risorse necessarie al mio progetto. Trovare finanziatori disposti a sostenere una idea, per quanto buona, non è mai semplice.
Come pensa che possano venire affrontate queste criticità, che sono all’origine della “fuga di cervelli”?
All’estero è proprio la gestione della ricerca che risponde a logiche più avanzate. Sono diverse le retribuzione dei ricercatori, la valorizzazione dei talenti, la fiducia nelle nuove idee. Anche l’incontro di Padova ha messo in risalto la esigenza che, già a livello universitario, maturi e trovi specifici supporti operativi oltre che didattici, una maggiore capacità di trasferimento tecnologico. I ricercatori vanno coadiuvati e sostenuti anche nelle loro concrete prospettive promozionali, mettendoli in contatto con i finanziatori, dando loro l’opportunità di presentare i lavori a chi opera sul mercato. Il momento della start up, particolarmente delicato, in Italia non ha ancora la possibilità di affermarsi.
E ora, anche in conseguenza dei riconoscimenti ottenuti, cosa vede nel suo futuro?
Intendo creare un’azienda per produrre i moduli Solwa e nel contempo avviare un’attività di progettazione a livello internazionale per commercializzare il nuovo sistema nelle aree del mondo che più hanno bisogno del nostro intervento. Questo è il mio sogno, anche se non mi nascondo gli ostacoli e le difficoltà. Tuttavia, lo affermo senza arroganza, ma con determinazione, non sono disposto a mollare neanche per un attimo.