Le reti della ricerca: dove le idee diventano realtà

La creazione di una rete di eccellenze a livello globale alimenta la cultura dell’economia circolare e della neutralità carbonica, creando un ponte tra know-how e possibilità di investimento.

di Lisa Ovi

Siamo alle prime battute di una rivoluzione tecnologica che vede intelligenza artificiale e robotica assumere quel ruolo cardine nella crescita economica sostenuto in altre epoche da elettrificazione, produzione di massa e telecomunicazioni elettroniche.

Le nuove tecnologie emergenti promettono di sostenere non solo la crescita economica e la ricchezza delle nazioni, ma anche il potenziale umano dei singoli individui, favorendo standard di vita con maggiore sicurezza economica e migliori condizioni di lavoro e salute. La rivoluzione si accompagna inevitabilmente a nuove sfide: come alimentare questo nuovo mondo senza condannare il pianeta a divenire inabitabile, come renderlo sicuro da cambiamenti climatici e pandemie, come limitare le alterazioni al clima del pianeta provocati proprio dall’evoluzione che ha portato la società umana a questo punto.

La promessa del futuro dipende dalle istituzioni, dagli investimenti e dalle politiche che verranno adottate per sfruttare al meglio le opportunità e affrontare le sfide poste da questa nuova era. Nodo chiave del cambiamento è la transizione verso una produzione di energia che sia sempre più sostenibile.

Ecco dunque che la collaborazione tra mondo dell’istruzione, della ricerca e delle corporazioni diventa fondamentale allo sviluppo di direttive strategiche come quelle adottate da una multinazionale come Eni, dove la ricerca tecnologica è da tempo indirizzata a conseguire:

Operational Excellence per ricercare tecnologie per lo sviluppo degli asset, aumentando l’efficienza energetica, garantendo il massimo livello di sicurezza e il minimo impatto ambientale;
Carbon Neutrality per ridurre, catturare, trasformare o immagazzinare CO2, promuovendo il gas naturale come fonte di energia nella transizione verso un mix energetico a basse emissioni di carbonio, integrandolo con le energie rinnovabili e sviluppando tecnologie energetiche innovative;
Economia circolare per ridurre l’uso di materie prime, anche attraverso il riciclo, trasformando i rifiuti in prodotti con valore aggiunto.

Una di queste collaborazioni nasce nel 2008 proprio tra Eni e MIT di Boston, e vede grandi protagoniste proprio le rinnovabili, con attenzione particolare per il solare. Portiamo ad esempio lo sviluppo di Pannelli Fotovoltaici Organici (OPV), seguito nel Centro Ricerche Eni per le Energie Rinnovabili e l’Ambiente di Novara. Qui l’obiettivo è realizzare pannelli solari che utilizzino polimeri al posto del silicio, molto più convenienti e più versatili.

Le ricerche condotte da Eni e MIT toccano inoltre campi fondamentali per un’azienda dell’energia come lo sviluppo di soluzioni che rendono più efficienti e contengono le emissioni sia dei processi di produzione upstream che downstream; con l’obiettivo di sostenere un futuro in cui le emissioni di CO2 potranno essere sia catturate che riutilizzate, Eni partecipa al Low-Carbon Energy Center della MIT Energy Initiative, focalizzato sullo sviluppo di sistemi di Carbon Capture and Storage/Utilization (CCS e CCU), nonché di soluzioni per immagazzinare il surplus di energia prodotto dagli impianti solari.

Il sogno più ambizioso rimane, però, quello di realizzare insieme al Commonwealth Fusion System (CFS), spin-out del MIT, un reattore a fusione dove il plasma è confinato da superconduttori ad alta temperatura, molto più piccolo rispetto agli altri impianti ora in progetto e capace di mettere a disposizione del mondo l’energia virtualmente infinita, sicura ed a basse emissioni delle stelle.

Da nord a sud, simili collaborazioni proliferano in Italia con università e centri di ricerca di tutto il paese. Si parte da ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, impegnata con Eni proprio nella realizzazione del grande polo scientifico-tecnologico sulla fusione Divertor Tokamak Test (DTT), di sede nel Centro Ricerche ENEA di Frascati (Roma). Il progetto DTT esplorerà alcuni aspetti del processo di fusione, come ad esempio la gestione di temperature elevatissime e i materiali da utilizzare, e si propone come supporto e infrastruttura di test per le più avanzate soluzioni tecnologiche che verranno messe in atto dai maggiori progetti internazionali sulla fusione.

Fondamentale ai calcoli necessari allo sviluppo del reattore a fusione è stato l’HPC5 di Eni, il più potente supercomputer non governativo al mondo (nonché il più green), su cui sono state condotte simulazioni all’avanguardia e modellazione dei plasmi. Nel novembre 2020, l’HPC5 è stato protagonista di una collaborazione che ha visto Eni e Cineca condurre il più complesso esperimento di supercalcolo molecolare mai realizzato per identificare farmaci contro Covid-19.

La ricerca sulla trasformazione del settore energetico è al centro di collaborazioni con:

Università di Pavia, che ha sostenuto lo sviluppo delle tecnologie Eni dei Concentratori Solari Luminescenti (LSC) nell’ambito di collaborazioni nel campo del fotovoltaico organico flessibile.

Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con cui nel 2017 è stato firmato un accordo triennale dal valore di 5 milioni di euro per ricerca e sviluppo in ambiti quali fonti di energia alternative e monitoraggio del sistema costiero.

Politecnico di Milano, indirizzata dal 2008 su temi quali economia circolare, carbon neutrality e sistemi di monitoraggio utilizzati nell’Asset Integrity Management.

Politecnico di Torino, da Eni MORE, il laboratorio di ricerca congiunto per l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili marine che permette di ampliare lo studio di tutte le fonti energetiche legate al mare.

Al centro di ogni strategia per il futuro di Eni troviamo la transizione da un modello economico lineare ad uno circolare, ovvero capace di ridurre gli sprechi, trasformare gli scarti e dare nuova vita utile a quanto già esiste.

L’impegno per questa trasformazione si manifesta particolarmente in alcune collaborazioni, come quella con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dedicata ad acqua, agricoltura, Artico e fusione, progetti di ricerca sulla decarbonizzazione e sullo sviluppo di soluzioni per mitigare gli impatti della siccità nel Mediterraneo e in altre aree geografiche strategiche.

Ai temi di economia circolare e transizione energetica, la collaborazione con l’Università degli Studi di Padova affianca l’approfondimento delle strategie per la trasformazione digitale, con l’obiettivo di individuare nuove linee di ricerca per lo sviluppo sostenibile e la decarbonizzazione.

Ed è con l’Università degli Studi di Napoli Federico II che il tema dell’Industria 4.0, con lo sviluppo di tecnologie per l’automazione industriale, la robotica avanzata e i Big Data & Analytics, concretizza la presenza delle nuove tecnologie nel mondo dell’energia, dell’economia circolare e dell’industria sostenibile del futuro.

(lo)

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