Le grandi banche e la valuta digitale

Le criptovalute hanno un nome difficile: blockchain, ma il progetto, guidato dalla banca svizzera UBS, è uno dei progetti di blockchain più ambiziosi e più attesi, presumendo che utilizzi davvero una blockchain.

di Mike Orcutt

Secondo “Wall Street Journal”, UBS e altre 13 finanziarie, tra cui importanti banche negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, hanno creato una nuova società per guidare lo sviluppo della valuta digitale. Le imprese hanno collettivamente investito circa 63 milioni di dollari nell’impresa, il cui scopo è quello di consentire alle banche di regolare le transazioni transfrontaliere più rapidamente e con minori costi. Del progetto si parlò per la prima volta nel 2015.

Se ne conoscono pochi dettagli tecnici, ma il progetto presumibilmente prevede la creazione di una valuta digitale basata su blockchain. Il “Wall Street Journal” parla di «un dispositivo di pagamento che include tutte le informazioni necessarie per completare l’operazione finanziaria». Sarebbe supportato da una moneta di proprietà bancaria, detenuta presso le banche centrali. Rhomaios Ram, amministratore delegato della nuova società, Fnality International, ha dichiarato che la valuta sarà «pienamente operativa» entro un anno.

Le aziende coinvolte stanno lavorando con Clearmatics, una startup di blockchain, confermando che la moneta della utility sarà basata su una blockchain. Tuttavia non sappiamo veramente cosa significhi. Sembra che una blockchain o qualcosa del genere giocherà un ruolo, ma nel 2017 il “Financial Times” ha sostenuto che «non si tratta di un progetto blockchain, ma piuttosto di un progetto di infrastrutturazione del mercato». Inoltre, molti esperti sostengono che una rete controllata e accessibile solo alle banche non è comunque una blockchain, non importa quanto simile a una blockchain possa essere la tecnologia sottostante.

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