L’app covid del Regno Unito ha fatto la differenza

Fino a oggi le notifiche di esposizione hanno avuto difficoltà a dimostrare quanto siano utili, ma un nuovo studio mostra che hanno contribuito a prevenire centinaia di migliaia di casi di covid.

di Lindsay Muscato

I ricercatori nel Regno Unito hanno calcolato che la loro app di tracciamento dei contatti potrebbe aver prevenuto circa 600.000 casi di covid-19. L’annuncio è una buona notizia per il sistema, che ha incontrato seri problemi nella fase iniziale e rappresenta un passo avanti per i sistemi di notifica dell’esposizione più in generale.

Lo studio, condotto da un team di ricercatori di Oxford, ha modellato l’impatto di 1,5 milioni di notifiche inviate dall’app NHS del Regno Unito tra il primo ottobre e il 31 dicembre, quando quasi 2 milioni di persone sono state infettate dal covid-19. La loro analisi ha mostrato che ogni persona che è risultata positiva e ha utilizzato l’app per avvisare gli altri ha inviato in media 4,4 notifiche; senza questo intervento, a loro avviso, ci sarebbero stati tra i 200.000 e i 900.000 casi in più.

Come già riportato, i dati mostrano che anche un uso modesto di tali app può avere un impatto significativo: “Per ogni aumento dell’1 per cento degli utenti”, hanno detto i ricercatori, “stimiamo che il numero di casi scenderà tra lo 0,8 e il 2,3 per cento”. Questa è una buona notizia per coloro che hanno cercato di stabilire l’efficacia di tali app, qualcosa notoriamente difficile da misurare. 

Raphael Yahalom, ricercatore presso la Sloan School del MIT che ha studiato app come queste durante la pandemia, afferma che il documento “rappresenta l’analisi sistematica più completa fino ad oggi di un’implementazione su larga scala e quindi la prova più convincente dell’efficacia”.

E’ difficile capire se le app di tracciamento dei contatti funzionano perché i problemi di privacy hanno reso le analisi particolarmente impegnative, afferma Jenny Wanger, direttrice dei programmi per la Linux Foundation Public Health. Molte app covid utilizzano il protocollo Google-Apple, che è un sistema che garantisce l’anonimato agli utenti. In questo modo si protegge la privacy degli utenti così bene che è difficile per le autorità sanitarie centrali o i ricercatori rintracciare le informazioni.

Per aggirare questo problema, lo studio britannico ha esaminato il numero di notifiche inviate e ha confrontato i dati con ciò che gli scienziati sanno sul comportamento del virus stesso. Senza sapere esattamente chi ha ricevuto i messaggi, i ricercatori sono stati in grado di modellare se l’app stava facendo la differenza.

Tuttavia, questo approccio non funzionerà in tutti i paesi con un’app per il covid. Tra le altre cose, richiede una sorta di sistema sanitario centralizzato per tenere traccia delle notifiche. Gli Stati Uniti, per esempio, non dispongono di un database centrale nazionale e utilizzano invece un mosaico di app statali, anche se la situazione potrebbe cambiare con l’amministrazione Biden.

Tuttavia, ora che questa tecnologia ha quasi un anno, potremmo vedere più studi sul funzionamento del tracciamento digitale dei contatti. Yahalom afferma che sono in corso ulteriori approfondimenti e uno studio svizzero è stato pubblicato all’inizio di febbraio (anche se avverte che è difficile confrontare direttamente questi studi). 

Le app di notifica dell’esposizione hanno incontrato parecchie difficoltà. Nei paesi in cui sono volontarie, hanno lottato con problemi di scarsa diffusione e privacy. Ma sapere che sono efficaci può incoraggiare alcune persone a decidere di scaricarne e utilizzarne una. Più dati potrebbero portare a maggiori investimenti e più download, afferma Wanger, il cui lavoro supporta lo sviluppo e l’analisi di app di notifica dell’esposizione. E più utenti significano più catene di trasmissione spezzate.

Immagine di: Yui Mok / Pa Wire / Press Association via AP IMAGES

(rp)

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