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    Lampioni alimentati con energia solare di giorno offrono in Mali un raggio di luce la notte

    Quando la tecnologia sa portare qualcosa di buono anche in territori martoriati dalla guerra. E l’idea viene da un architetto italiano.

    di Alessandro Ovi

    Il Mali oggi fa notizia non per la bellezza sua e della sua gente, e per il fascino del suo immenso deserto, ma soprattutto per la guerra, terribile come tutte le guerre , tra ilo ‘Stato Ufficiale ‘ del Sud e quello dei ribelli e dei terroristi del Nord. La nostra rivista, però, ha trovato una’spigolatura’ di ‘futuro positivo’, bella non solo perché legata alla tecnologia, ma perché lo è a quella Italiana . Ce la racconta il’ Guardian’ e qui la riportiamo.

    Le comunità di Momodou Keita, capoluogo di Sanogola, un piccolo villaggio a 300 km a nord di Bamako, capitale del Mali, vanno orgogliose dei loro ‘lampioni solari’ mobili. Si tratta di strutture semplici, un misto di parti di bicicletta e di lampade, alimentate da batterie che di giorno vengono caricate con pannelli a energia solare. Fanno luce la notte e sono facili da spostare

    Altri Dieci villaggi ora vogliono queste lampioni.

    La tecnologia solare si sta diffondendo in tutti i paesi in tutta l’Africa, ed è sempre più economica e più efficiente. I raggi roventi del sole, unite alla mancanza di reti elettriche su enormi estensioni di territorio la rendono estremamente conveniente. Ma ciò che rende i ‘Foroba Yelen’, o Luce Collettiva, (nome dato ai lampioni dalle donne della zona), così diversi dal solito perché facilmente spostabili su una ruota di bicicletta, è che sono stati progettati specificamente per le comunità del Mali, guadagnandosi un finanziamento presso l’Università di Barcellona, in un concorso che premia iniziative innovative per le comunità di tutto il mondo.

    L’architetto italiano Matteo Ferroni ha trascorso tre anni a studiare villaggi nelle zone rurali del Mali, dove quasi il 90% della popolazione non ha accesso all’elettricità. Voleva creare una luce che gli abitanti dei villaggi potessero produrre per se stessi lavorando per il popolo, non i produttori.

    “Ovunque abbiamo bisogno della lampada , dobbiamo solo spostarla”, dice Assitan Coulibaly, la moglie del capo della città, indicando il figlio che porta in giro il lampione, leggermente piegato all’ indietro, rispetto alla sua ruota. ” bambini, gli anziani, possono farlo. Tutti possono farlo”, dice con un sorriso. E pensa anche di guadagnare qualcosa, affittando i lampioni ad altre comunità che pagheranno per conoscere il valore della luce.”

    Le persone nelle zone rurali non sempre dormono di notte. Al contrario, si svegliano in funzione delle circostanze, ed spesso sono le donne che lavorano tutta la notte con lanterne di paraffina costose e pericolose per finire lavori, come la macina di noci di karité, mais o miglio, da vendere il giorno seguente. La luce è uno strumento per aiutare le donne che svolgono la maggior parte del lavoro nei villaggi . Se si può fare lavoro extra durante la notte, possono portare a casa più soldi per la famiglia e migliorare l’istruzione e la salute dei loro figli.

    I lampioni sono diventati molto più di una semplice fonte di luce per la comunità di Sanogola. Stanno migliorando la vita economica, sociale ed educativa. Stanno creando uno spazio per la gente del villaggio da usare la notte, nel modo che desiderano. E altri 62 lampioni, sono stati consegnati alle comunità nelle zone circostanti a dicembre.

    “Questa luce è l’equivalente della ombra degli alberi durante il giorno,” dice Ferroni.

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