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Google ha fornito la prima chiara dimostrazione di un computer quantistico che supera come prestazioni quello classico.

di Gideon Lichfield

I computer quantistici archiviano ed elaborano i dati in modo completamente diverso da quelli a cui siamo abituati. In teoria, potrebbero affrontare alcune classi di problemi che il più potente supercomputer classico risolverebbe in tempi biblici; per esempio, violare i codici crittografici attuali o simulare il comportamento preciso delle molecole per aiutare a scoprire nuovi farmaci e materiali.

Esistono computer quantistici funzionanti da diversi anni, ma il loro limite è che solo a determinate condizioni superano le performance di quelli classici. In ottobre, Google ha rivendicato la prima dimostrazione di “supremazia quantistica”. Un computer con 53 qubit – l’unità base del calcolo quantistico – in poco più di tre minuti ha fatto un calcolo che, secondo Google, avrebbe richiesto 10.000 anni di lavoro al più grande supercomputer di oggi, ovvero 1,5 miliardi di volte in più.

IBM ha contestato la “pretesa” di Google, affermando che l’accelerazione sarebbe stata al massimo di mille volte; anche così, questo calcolo rappresenta una pietra miliare e, in prospettiva, ogni qubit aggiuntivo renderà il computer due volte più veloce.

Tuttavia, la demo di Google è stata uno studio di fattibilità rigoroso, l’equivalente di fare somme casuali su una calcolatrice e mostrare che le risposte sono giuste. L’obiettivo ora è quello di costruire macchine con qubit sufficienti per risolvere problemi con applicazioni pratiche.

Si tratta di una sfida formidabile: più qubit ci sono, più è difficile mantenere il loro delicato stato quantistico. Gli ingegneri di Google credono che l’approccio che stanno utilizzando permetta loro di arrivare a un numero di qubit compreso tra i 100 e i 1.000, il che potrebbe essere sufficiente per ottenere risultati importanti, anche se nessuno ne è abbastanza sicuro.

Le macchine per decifrare la crittografia odierna richiederanno milioni di qubit e probabilmente ci vorranno decenni per arrivarci. Invece, per il modellamento delle molecole l’obiettivo dovrebbe essere più facile da raggiungere.

Immagine: Yoshi Sodeoka

(rp)