La pornografia in rete può fare molto male

Un giovane programmatore ha usato il riconoscimento facciale per abbinare le fotografie dei social media con le immagini di siti pornografici: una operazione illegale in alcuni paesi, ma non in altri e, quindi, potenzialmente pericolosa.

di Angela Chen

Un programmatore anonimo che vive in Germania ha provocato indignazione la scorsa settimana per avere presumibilmente usato la tecnologia di riconoscimento facciale allo scopo di individuare le donne presenti nei siti pornografici.

Nonostante affermi di avere cancellato i dati raccolti, non si è trattato di un atto di altruismo, in quanto un simile progetto avrebbe comunque violato la legge europea sulla privacy, anche se sarebbe stato accettabile altrove.

Non ci sono prove del fatto che il progetto in realtà funzionasse. Tuttavia, da un punto di vista tecnologico è possibile e potrebbe avere conseguenze preoccupanti: «Farebbe molto male alle persone», sostiene Carrie A. Goldberg, avvocato specializzato in violazioni della privacy sessuale e autore del libro di prossima pubblicazione Nobody’s Victim: Fighting Psychos, Stalkers, Pervs e Trolls: «Alcuni dei miei clienti più ferocemente molestati erano stati registrati in situazioni pornografiche, spesso una sola volta nella vita e, a volte, non consapevolmente. Sono stati rovinati o rovinate perché molti oggi per gioco o per sfregio postano online le loro prestazioni pornografiche, coinvolgendo anche i loro partner.

La legge sulla privacy dell’Unione Europea proibisce questo tipo di operazioni. Anche se il programmatore che ha pubblicato il progetto sul social network cinese Weibo, ha precisato di non avere reso pubbliche le informazioni, la stessa raccolta dei dati è illegale se le persone coinvolte non acconsentono esplicitamente, a giudizio di Börge Seeger, esperto di protezione dei dati e socio dello studio legale tedesco Neuwerk.

Le leggi relative si applicano a qualsiasi informazione proveniente da residenti nell’UE, quindi avrebbero avuto efficacia anche se il programmatore non vivesse nell’UE.

Secondo il Regolamento UE 2016/679, noto come GDPR (General Data Protection Regulation) e relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento e alla libera circolazione dei dati personali, questi ultimi, e in particolare i dati biometrici sensibili, possono venire raccolti solo per scopi specifici e legittimi.

Raccogliere ed elaborare i dati per capire se qualcuno è apparso in siti pornografici non è consentito. Inoltre, se il programmatore avesse richiesto denaro per consentire l’accesso a queste informazioni, secondo Seeger avrebbe potuto venire condannato fino a tre anni di carcere secondo la legge penale tedesca.

Anche negli Stati Uniti esistono protezioni del genere. Per quanto non vi sia alcuna legge federale in merito, la California possiede una forte legislazione sulla privacy che bloccherebbe questo tipo di raccolta di dati, precisa Christina Gagnier, avvocato e docente a contratto alla UC Irvine School of Law. Poiché la California ha così tanti residenti e industrie, e i dati viaggiano attraverso linee statali, la California finisce per incidere legalmente sulla privacy anche nel resto della nazione. Per esempio, sarebbe illegale anche nel Sud Dakota impostare un simile database utilizzando i dati della California, per altro inevitabile dato che l’industria del porno ha sede per lo più nella contea di Los Angeles.

Tuttavia, continua Gagnier, in molti altri paesi le persone sono più vulnerabili, anche perché l’applicazione di queste leggi è complicata.

Raggiunto via Weibo, l’anonimo programmatore ha insistito sul fatto che la tecnologia esiste, ma ha riconosciuto che sollevava gravi problemi legali. Per altro, non è l’unico in grado di costruire di realizzare un progetto del genere, per cui i politici che si occupano della privacy devono cominciare a pensare in chiave prospettica e globale.

(GV)

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