La fine della guerra ad alta tecnologia

In un estratto del suo nuovo libro, “The Dragons and the Snakes”, un importante stratega militare spiega come l’Occidente stia perdendo il suo vantaggio tecnologico sui gruppi che portano avanti insurrezioni guerrigliere.

di David Kilcullen

David Kilcullen è stato un ufficiale dell’esercito australiano, poi diventato consulente strategico presso il Dipartimento della Difesa e dello Stato degli Stati Uniti; specializzato nella lotta ai gruppi insurrezionali, è stato uno dei principali architetti dell’invia di truppe del 2007 in Iraq. È autore di quattro libri precedenti: The Accidental Guerrilla, Counterinsurgency, Out of the Mountains e Blood Year. Il suo ultimo libro sostiene che le guerre tecnologiche che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno perfezionato nell’ultimo quarto di secolo non sono più praticabili. Mentre le forze armate americane si sono concentrate soprattutto sull’antiterrorismo, Cina e Russia hanno escogitato strategie per contrastare il potere americano. Allo stesso tempo, nuove tecnologie come il Global Positioning System — originariamente creato per le forze armate statunitensi — hanno offerto a gruppi organizzati non statali come Hezbollah, ISIS e Al Qaeda capacità che un tempo erano riservate alle forze armate high-tech. In diverse occasioni all’inizio di marzo, come riferito da Tom Bowman, una pattuglia West Virginia National Guard nel nord-est della Siria è stato attaccata da droni come quelli descritti da Kilcullen nel brano che segue.

Uno dei cambiamenti fondamentali che hanno avuto luogo dalla fine della Guerra Fredda è la diffusione di sistemi elettronici di consumo intelligenti e portatili. I satelliti GPS (Global Positioning System), così centrali in quasi tutti gli aspetti della vita moderna in tutto il mondo, sono una costellazione di piattaforme spaziali militari statunitensi, mentre Google Earth, originariamente noto come “Keyhole Viewer” in un velato riferimento allo speciale sistema statunitense di satelliti spia per la sicurezza, è stato creato con il finanziamento della CIA nel 2001, prima di essere acquisito da Google nel 2004.

Nel 2011, Google Earth è stato scaricato un miliardo di volte e funzionava su laptop, iPad, smartphone Android e iOS e su una serie di altri dispositivi in tutto il globo. Nel 2017, c’erano oltre cinque miliardi di dispositivi satellitari globali di sistema di navigazione (GNSS) in tutto il mondo e si prevedeva che tale numero salisse a otto miliardi entro il 2020.

Quando il GPS fu introdotto per la prima volta nel 1993, i civili non potevano usarne la versione completa di livello militare, ma solo una di scarsa precisione. Nel maggio del Duemila, il governo degli Stati Uniti ha deciso di favorire il GPS civile e, nel settembre 2007, ha annunciato che i futuri satelliti GPS sarebbero stati in grado di affrontare le diverse situazioni che si sarebbero presentate. 

In effetti, le decisioni bipartisan delle amministrazioni di Clinton e Bush hanno reso la precisione di livello militare disponibile a tutti sul pianeta a spese del governo americano. I risultati sono apparsi in modi sempre più evidenti negli ultimi conflitti.

Durante le rivolte libiche e siriane del 2011, i ribelli hanno usato Skype, Google Earth e smartphone abilitati per GPS (allora in quantità relativamente scarsa) per supportare le loro operazioni. Una foto del periodo mostra i ribelli siriani che usano l’app bussola da un cellulare Android per determinare dove puntare un lanciarazzi multipiano fatto in casa. 

Al di là del livello non particolarmente significativo dell’innovazione, una bussola magnetica verrebbe naturalmente espulsa da un pezzo così grande di metallo, quindi ha un senso pratico ben preciso usarne una elettronica, mantenendo invariato il resto del tradizionale sistema di fuoco. Ma nel giro di pochi anni, la tecnologia e la connettività sono avanzate al punto in cui i guerriglieri hanno potuto costruire un intero sistema di fuoco di precisione basato su smartphone per mortai e razzi.

Nel 2014, le squadre di mortai di Aleppo potevano usare il GPS del proprio iPad o smartphone (che indicava la posizione precisa delle loro armi) insieme alla sua bussola elettronica per determinare l’azimut per un determinato bersaglio e poi fare riferimento a “tabelle da fuoco” scaricate su un browser Internet, oppure usare un’app di elaborazione balistica (anche al telefono) per determinare la corretta elevazione e la carica del propellente per un determinato intervallo. 

Quindi, impostata l’elevazione, utilizzando l’inclinometro dello smartphone, sparare il loro primo colpo a distanza. Un osservatore remoto – sulla scena o, più probabilmente, situato altrove, ma in contatto via telefono o app di messaggistica sicura con qualcuno in grado di vedere il bersaglio – posizionava un perno in Google Earth per contrassegnare il punto di caduta del tiro, che veniva immediatamente fatto apparire sulla versione di Google Earth in esecuzione sullo smartphone del gruppo che si occupava del mortaio, per lanciare altri proiettili per distruggere il bersaglio. 

Per fare un confronto, questo sistema di controllo del fuoco consente ai gruppi armati di raggiungere un livello di precisione pari o migliore di quello che la maggior parte delle forze militari può raggiungere. E’ il sistema di controllo del fuoco che consente quella precisione si trova su un cellulare: una piattaforma molto più leggera, economica, discreta e meno ingombrante di quella usata dalle forze convenzionali.

Nel 2016, gli ufficiali di artiglieria ucraini che utilizzavano il venerabile obice D-30 122mm (un pezzo di artiglieria di epoca sovietica diffuso nelle ex nazioni del Patto di Varsavia) avevano creato un sistema simile utilizzando lo smartphone Android, che, come l’app del mortaio, si affidava alla assoluta precisione della posizione delle postazioni armate sul telefono, consentendo loro di dispiegarsi in schieramento disperso e di mimetizzarsi mentre sincronizzavano il loro fuoco per garantire che più colpi da postazioni diverse arrivassero sul bersaglio contemporaneamente. 

Pertanto, nel giro di sei anni, sono stati riproposti i sistemi intelligenti di consumo per passare dal semplice utilizzo di strumenti civili in un ambiente di combattimento (Libia, 2011), allo sviluppo di sistemi di tiro di precisione più avanzati in molti casi di quelli militari (Siria, 2014).

I droni per hobby hanno offerto opportunità simili per riutilizzare la tecnologia di consumo e combinarla con l’hardware militare esistente per generare qualcosa di nuovo e migliore rispetto alla maggior parte dei prodotti ufficiali. Dall’inizio del 2007, i veicoli aerei autonomi, alimentati dalla stessa suite di tecnologie che guidano lo sviluppo negli smartphone, sono esplosi in numero e migliorati in modo esponenziale in termini di qualità. 

Ogni passo in avanti dello smartphone ha portato un relativo progresso nella tecnologia dei droni. Nel 2015, i “droni kamikaze” che trasportavano esplosivi hanno preso di mira truppe e installazioni; nel 2016, lo Stato Islamico ha schierato quadricotteri che potevano far cadere granate e poi tornare alla base per riarmarsi come bombardieri in miniatura; nel 2017, i proiettili appositamente progettati sono stati lanciati da droni più grandi ad ala fissa in Siria e Iraq, e nel 2018 si sono verificati attacchi di sciami di droni in Siria.

Un rapporto pubblicato alla fine del 2018 dalla National Academy of Sciences degli Stati Uniti rilevava che i moderni droni per hobby funzionano sempre più senza radio, utilizzando sistemi automatizzati, i chip GPS, per il riconoscimento e il tracciamento degli obiettivi, e l’evitamento degli ostacoli e altri software che li rendono relativamente invulnerabili agli intercettamenti.

Per il 2025, lo stesso rapporto prevede che le capacità disponibili in commercio avrebbero consentito ai gruppi di organizzazioni guerrigliere di schierare sciami e reti collaborative di decine o centinaia di droni armati e miniaturizzati.

Questa situazione ha favorito chi combatteva il sistema occidentale e allo stesso tempo ne ha abbracciato la componente tecnologica, usando le capacità (Google Earth, smartphone, droni per hobby, iPad, GPS) su cui facevano affidamento anche forze militari avanzate, rendendo così estremamente difficile per i governi eliminare questi sistemi senza ostacolare anche le proprie operazioni.

Utilizzando gli stessi sistemi avanzati dei militari, i gruppi organizzati di guerriglia hanno proliferato e le loro tecniche sono state replicate da altri, mentre quelli che non si adeguano sono destinati a sparire. I gruppi che hanno potuto applicare con successo questa strategia sono quelli che hanno un accesso più semplice alla connettività (poiché la ricezione del cellulare è migliore nelle città, significa che erano generalmente urbani) e alle capacità tecniche e meccaniche necessarie per hackerare l’hardware, riutilizzare tecnologie di consumo o integrare hardware militare in sistemi improvvisati. 

Di solito avevano anche una certa familiarità con la codifica dei computer, i sistemi elettronici e l’hacking del software, cioè ancora una volta una popolazione urbana con un buon grado di istruzione tecnica. Pertanto, l’urbanizzazione del campo di battaglia nel ventunesimo secolo ha favorito questi gruppi, anche se a ben vedere ha accelerato una tendenza già esistente a privilegiare il conflitto nelle zone urbane.

In Occidente si è migliorata continuamente la nostra capacità di attacchi di precisione, guerra di droni, azioni di contro insurrezione, raid di operazioni speciali e una miriade di altri strumenti e tecnologie. L’adeguamento alla controparte è stato necessario per fronteggiare la pericolosità dell’avversario. Ma ogni innovazione ha portato un corrispondente miglioramento nel nemico, in una corsa agli armamenti che sembra infinita (e sempre più costosa). E più ci si è rivolti ai gruppi organizzati non statali, focalizzandoci su questo tipo di lotta, meno ci si è preoccupati delle nazioni avversarie, anche quando le minacce si moltiplicavano.

L’erosione dell’efficacia militare occidentale dopo la Guerra Fredda non ha solo una ricaduta sul piano militare. Piuttosto, quell’inefficacia – il nostro ripetuto fallimento nel convertire la vittoria sul campo di battaglia in un successo strategico o nel tradurre quel successo in una pace migliore – è una ragione chiave per la serie apparentemente infinita di guerre continue e inconcludenti che hanno indebolito la nostra energia mentre i nostri rivali hanno prosperato. In termini evolutivi, non solo il nostro modello militare esistente è inefficace, ma è del tutto inadatto a fronteggiare le sfide intorno a noi.

(rp)

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