La crisi della catena di approvvigionamento non è finita

Durante l’anno passato si sono verificate alcune situazioni limite, come la carenza nella produzione industriale di chip, che potrebbero essere aggravate dalla diffusione della nuova variante omicron.

di MIT Technology Review Italia

Come riportato da “The Conversation”, nel corso del 2021, una serie di carenze nei sistemi di approvvigionamento si sono verificate per una serie di ragioni. Durante i lockdown di inizio 2020, un’improvvisa corsa a prodotti essenziali come carta igienica e pasta hanno svuotato i supermercati di tutto il mondo. Esemplare è il caso di Singapore, con le immagini degli scaffali vuoti della catena NTUC, che ha esaurito le uova perché i consumatori le accumulavano, e i rivenditori sono stati costretti a ordinarne in eccesso, arrivando al punto di doverne buttare al macero 250.000.

Minimi cambiamenti nella domanda dei clienti possono quindi comportare un’enorme domanda aggiuntiva di materie prime. Si tratta del cosiddetto effetto frusta, che comporta appunto una amplificazione della domanda in senso positivo o negativo che si ripercuote, alle volte in maniera disastrosa, lungo l’intera catena di distribuzione.

Per esempio, una combinazione del crollo della domanda di auto nuove e della maggiore domanda di dispositivi come laptop e console di gioco per l’intrattenimento in blocco ha contribuito alla penuria di microchip. Tra le concause di questo shortage un ruolo non irrilevante lo ho giocato anche l’emergenza climatica. Le calamità naturali in questo ultimo anno, infatti, hanno coinvolto le regioni dove è concentrata la maggior parte degli impianti di produzione di semiconduttori.

Con le auto moderne che a volte contengono 3.000 chip, le case automobilistiche sono i principali clienti di questo bene. Ma poiché le vendite di auto sono crollate nel 2020, le forniture di chip sono state reindirizzate ai produttori di articoli elettronici più piccoli. Quando la domanda di auto ha subito un rialzo nei mesi successivi, i chip erano insufficienti e le case automobilistiche sono state costrette a interrompere le linee di produzione, senza poter soddisfare la domanda di automobili. Inoltre, hanno iniziato ad accumulare chip, rendendo ancora più acute le carenze.

Anche altri settori hanno risentito della crisi strutturale degli approvvigionamenti. Solo i container marittimi spostano 1,9 miliardi di tonnellate all’anno di merci via mare, inclusi praticamente tutta la frutta, i gadget e gli elettrodomestici importati. Le gravi interruzioni del commercio derivanti da lockdown e chiusure delle frontiere hanno interrotto il loro ciclo naturale di carico e scarico.

La capacità di spedizione si è ridotta notevolmente e le navi sono arrivate in porti congestionati e hanno avuto problemi con lo scarico tempestivo e il proseguimento del trasporto. Oggi, in media, un container trascorre il 20 per cento in più del tempo in transito rispetto a prima della pandemia.

Le tariffe di spedizione sono aumentate vertiginosamente: i prezzi sulle principali rotte commerciali est-ovest sono aumentati dell’80 per cento anno su anno, il che è una cattiva notizia per la ripresa economica. Infatti, anche un aumento del 10 per cento delle tariffe di trasporto dei container può ridurre la produzione industriale di circa l’1 per cento.

Il prezzo in termini di occupazione

Le ondate di licenziamenti nella produzione a causa dei lockdown hanno provocato carenza di manodopera quando la domanda è aumentata. Un esempio eclatante è il caso dei conducenti di camion in diversi paesi e soprattutto nel Regno Unito, anche a causa della Brexit. Il settore ha già dovuto affrontare problemi per reclutare e trattenere autisti a causa delle pressioni dell’aumento della domanda, dell’invecchiamento della forza lavoro e del peggioramento delle condizioni di lavoro. 

Ci sono stati almeno i primi segnali dell’attenuarsi dei problemi dei conducenti nel periodo che precede il Natale, ma non sembra che la crisi della catena di approvvigionamento abbia raggiunto un punto di svolta nel 2022. La variante omicron sta portando a una maggiore carenza di personale poiché le persone si congedano per malattia e i fornitori affrontano nuove restrizioni. È probabile che la strategia zero-covid della Cina continui a interrompere sia la produzione che il trasporto di merci, forse per l’ intero anno.

Non è neanche da escludere la possibilità che si presentino problemi nella direzione opposta. La domanda dei consumatori potrebbe raffreddarsi in concomitanza con la più che probabile risalita dei tassi di interesse, per cui alcune aziende potrebbero ritrovarsi con un’offerta eccessiva di beni. Per evitare questa situazione, dovranno livellare i loro tassi di produzione con la domanda.

Tuttavia, una qualche variante del virus potrebbe portare a nuove chiusure commerciali spingendo le persone a ridurre i consumi. In sintesi, è probabile che diversi settori sperimenteranno sia carenze che problemi di offerta eccessiva per tutto il 2022.

Un problema a lungo termine è in che misura cambiano le catene di approvvigionamento. La pandemia ha sollevato nuovi dubbi sull’esternalizzazione della produzione in paesi lontani con costi del lavoro inferiori. Allo stesso modo, i problemi sono stati aggravati dalle strategie per massimizzare l’efficienza della catena di approvvigionamento, come la produzione just-in-time, in cui le aziende mantengono le scorte al minimo per ridurre i costi.

Uno dei temi principali del 2021 è stato come rendere le catene di approvvigionamento più resilienti. Ma costruire capacità aggiuntiva, tenere l’inventario e rispondere alle interruzioni non è economico. Con l’allentarsi degli ingorghi marittimi e l’aumento delle assunzioni, alcune aziende si limiteranno a rivolgersi al just-in-case, vale a dire la produzione, il rifornimento o lo stoccaggio di materia prima e prodotti finiti in anticipo, per disporre di scorte sufficienti in ogni momento. Altri porteranno la produzione di alcuni prodotti più vicino ai mercati interni, mantenendo anche gli impianti di produzione offshore per servire i mercati locali. 

In definitiva, in attesa di capire l’influenza del covid sui mercati globali, le catene di approvvigionamento sono guidate dalle persone e il 2021 ha mostrato i limiti del sistema. Man mano che le aziende e i consumatori si adattano, i nodi attuali si districheranno un po’. Ma mentre la pandemia va avanti e la realtà di mantenere le attività redditizie torna alla ribalta, sembra difficile aspettarti una risoluzione del problema nel 2022.

(rp)

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