Isole che vanno a idrogeno

Al nord della Scozia, le Isole Orcadi utilizzano l’abbondante energia eolica per produrre il carburante a zero emissioni tanto ambito.

di Lisa Ovi

Una delle grandi promesse della transizione energetica risiede nell’idrogeno, un vettore energetico che potrebbe fornire energia pulita ed efficiente per i trasporti, migliorando la sicurezza energetica, riducendo la dipendenza dal petrolio, le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico.

Non a caso, si è ha un ruolo di rilievo nel programma europeo per la transizione energetica pubblicato la scorsa estate con il lancio della European Clean Hydrogen Alliance, costituita per favorire lo sviluppo e l’implementazione di tecnologie all’idrogeno entro il 2030.

C’è chi ha però deciso di non spettare tanto. È il caso delle Isole Orcadi, a nord della Scozia, dove l’abbondante disponibilità di vento e onde ed una rivoluzione tecnologica hanno portato gli abitanti delle isole a produrre più elettricità di quanta ne possano usare.

Cosa fare quando il tuo problema è un eccesso di energia pulita? Piuttosto che sprecarla, nel 2017 lo European Marine Energy Centre (EMEC) ha deciso di fare uso dell’ energia delle maree per scindere l’acqua e produrre idrogeno, in un processo noto come elettrolisi.

In passato, il fabbisogno energetico delle Isole Orcadi era interamente dipendente da centrali alimentati a combustibili fossili site sulle coste scozzesi. Oggi, i villaggi delle isole sono alimentati dall’energia di turbine eoliche di proprietà della comunità, gli abitanti si spostano in auto elettriche a zero emissioni e l’EMEC conduce qui molti dei suoi esperimenti sulla produzione di elettricità sfruttando onde e maree.

Nel suo libro ‘Energy at the End of the World‘, edito MIT Press, Laura Watts descrive come le isole stiano facendo da apripista per l’umanità in questa fase di transizione energetica. Il Regno Unito avviò i propri primi esperimenti sulla produzione di energia eolica a partire dagli anni ’80, proprio nelle Isole Orcadi. Quando il governo britannico decise di interrompere i finanziamenti, le isole proseguirono per conto proprio, arrivando a produrre il 120% del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili.

Il problema principale dell’energia prodotta da fonti rinnovabili rimane quello dello stoccaggio. Pannelli solari e turbine eoliche, infatti, sono fonti di elettricità economiche, pulite e affidabili, fino a che il sole non cala il vento continua a soffiare. Solitamente, non possono mantenere un’intera rete elettrica da soli. Nel caso raro delle Isole Orcadi, la necessità di un metodo di immagazzinamento dell’energia si pone per evitare lo spreco di energia in eccesso.

La soluzione per cui hanno optato le isole è quella di sfruttare l’elettricità in eccesso per produrre idrogeno grazie ad un elettrolizzatore sull’isola di Eday. Alimentato da fonti di energia rinnovabile, il dispositivo divide l’acqua nei suoi due componenti elementari: idrogeno e ossigeno. L’idrogeno viene immagazzinato e utilizzato per generare elettricità a richiesta. Una cella a combustibile alimentata da idrogeno di derivazione locale è già in uso per generare elettricità per veicoli, una scuola elementare e le navi ormeggiate ad un primo molo delle isole.

Il progetto prevede di sostituire entro il 2021 tutti i traghetti che collegano le isole con navi a idrogeno e zero emissioni. “Ci siamo resi conto che se avessimo potuto utilizzare l’idrogeno per alimentare i nostri traghetti, avremmo intaccato ancora una volta la nostra dipendenza dal carbonio”, spiegava nel 2018 Neil Kermode, direttore dell’European Marine Energy Centre (EMEC) al Financial Times.

La produzione di idrogeno rimane costosa, ma il successo delle Orcadi nella creazione di idrogeno utilizzando energia pulita dimostra che può essere fatto su larga scala.

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