Intervista a Steven Chu

L’ex segretario per l’energia, che è tornato a rincorrere le tecnologie emergenti, guarda ai suoi successi e fallimenti passati.

di David Talbot

In qualità di scienziato attivo e di rilievo, Steven Chu è spiccato nel 2009 per il suo incarico quale segretario dell’energia degli Stati Uniti.

Nei suoi quattro anni di servizio, Chu ha reso il Dipartimento dell’Energia più innovativo, avviando l’Advanced Research Projects Agency for Energy al fine di supportare progetti non ancora pronti per gli investimenti privati. Oltre ad aver rinvigorito i finanziamenti per la ricerca nel solare, ha anche creato centri di innovazione per riunire persone provenienti da diverse discipline e discutere dei problemi dell’energia.

Chu, che nel 1997 ha condiviso il Premio Nobel per la fisica e diretto il Lawrence Berkeley National Laboratory per il governo, sta ora ricominciando le proprie ricerche da Stanford. In una conversazione con David Talbot, capo corrispondente di MIT Technology Review, ha riflettuto sul suo tempo trascorso con il governo federale e parlato della ricerca e delle tecnologie che lo impegnano oggi.

Cosa l’ha frustrato o deluso maggiormente durante il suo incarico press il Dipartimento dell’Energia?

In alcune occasioni la stampa è stata frustrante da gestire. Spesso, i giornalisti o i loro editori volevano “creare notizie” scatenando dibattiti.

All’interno del dipartimento, i vecchi programmi restavano invariati per inerzia, mentre nuovi approcci creavano spesso attrito. Per le ricerche nei biocombustibili, ad esempio, avrei voluto accogliere nuove idee, ma continuavo a scontrarmi con una resistenza verso tutte quelle ricerche che non rientravano nelle definizioni esistenti di combustibili elencate dal Dipartimento di Agricoltura. Avrei voluto che nuove idee fossero finanziate in merito e che la categorizzazione venisse affrontata successivamente.

Quali sono, secondo lei, il suo più grande successo ed il suo più grande errore?

Il mio più grande successo è stato quello di aver contribuito a reclutare scienziati ed ingegneri molto capaci. Oltretutto, in qualità di scienziato praticante – nelle tarde serate o nei weekend – mi sono trovato nella posizione migliore da cui chiedere le domande giuste. Il mio più grande errore è stato forse quello di affidarmi troppo agli “esperti” per quanto riguardava aspetti non scientifici all’inizio del mio incarico. Questo è valso particolarmente nelle occasioni in cui le persone erano maggiormente preoccupate da reazioni negative che dal fare la cosa giusta.

Per quanto riguarda l’energia, cosa dovrebbe provare a fare il Presidente Obama nei suoi ultimi due anni di carica?

Attraverso la EPA, il Presidente Obama sta facendo la cosa giusta spingendo per degli standard di emissione di mercurio, particolato ed anidride carbonica da parte di centrali elettriche che superano una determinata dimensione. Vorrei che cominciasse un dialogo sulle norme dei paesi che presentano un importante prezzo sulle emissioni o che stanno impegnandosi a ridurre le emissioni di ciascun settore industriale.

Le emissioni di carbonio a seguito della produzione di acciaio di una certa categoria, ad esempio, variano enormemente. Dobbiamo pensare a come impedire che industrie di estrazione e produzione migrino continuamente verso i produttori più economici e inquinanti. La Cina sta lavorando duramente per cercare di ridurre l’intensità di carbonio delle proprie industrie, ed è molto probabile che applicherà una tassa sul carbonio. Credo che Cina e Stati Uniti possano essere figure dominanti nell’avviare questo dialogo.

Quali sono i progetti più emozionanti per lei?

Dopo aver lasciato il DOE, diverse società mi hanno chiesto di unirmi al loro consiglio di amministrazione. Ne ho scelte poche, fra cui la Amprius [una startup di Stanford che sta lavorando a batterie agli ioni di litio]. Il professor Yi Cui [un membro degli Innovators Under 35 di MIT Technology Review nel 2004] ed io ci siamo confrontati a lungo riguardo nuovi approcci per le batterie con anodi in litio-metallo. Abbiamo pubblicato un paio di documenti su alcuni nuovi approcci. è risaputo da tempo che una batteria con catodo in litio-metallo-zolfo ha il potenziale per avere una densità energetica cinque volte superiore. Stiamo cercando anche di realizzare una batteria durevole che possa essere ricaricata dieci volte più in fretta. Ovviamente, come per tutte le ricerche, potremmo riuscire o meno, ma penso che abbiamo buone possibilità

Lei è anche nel consiglio della startup canadese Inventys. Perché?

Sto cercando di aiutare in alcuni degli aspetti più tecnici della cattura dell’anidride carbonica da una centrale a gas naturale – ma anche da centrali a carbone o impianti per la produzione di acciaio o cemento. Attualmente, i metodi convenzionali che utilizzano ammine [sostanze chimiche che assorbono e rilasciano anidride carbonica a temperature differenti] sono troppo costosi. La speranza è riuscire a ridurre i costi a $15 per tonnellata di anidride carbonica; le attuali tecnologie, una volta portate a dimensioni commerciali, costerebbero intorno a $60. Un prezzo di $15 renderebbe il processo fattibile negli Stati Uniti e in Cina.

Qual è la svolta più importante alla quale vorrebbe assistere nel mondo della fisica?

Le svolte, per definizione, sono sorprese impreviste che portano a grandi cose.

(MO)

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