Internet non sta bene

Mozilla Foundation, la società no profit che ha sviluppato del browser Firefox, ha avviato un progetto per monitorare i segnali sulla base dei quali Internet non sarebbe sufficientemente aperto e gratuito.

di Tom Simonite

Da quando Tim Berners-Lee pubblicò la prima pagina Web nel 1991, oltre tre miliardi di persone si sono connesse a Internet. È cambiato il modo di fare affari e socializzare, e sono stati fatti molti soldi. Ma la Mozilla Foundation, responsabile del browser Firefox, sostiene che Internet non stia andando così bene.

In un nuovo “rapporto sulla salute della rete globale”, l’organizzazione no profit cita fenomeni come il dominio di società quali Google e le 56 volte in cui Internet è stato sospeso nel 2016 come dimostrazione che l’apertura e la neutralità che ne avevano favorito la diffusione sono ora in pericolo.

“Ciò che aveva realmente promosso l’imprenditoria e la democrazia rischia di diventare esattamente l’opposto”, spiega Mark Surman, direttore esecutivo della fondazione.

Sebbene la diagnosi di Mozilla descriva anche i lati positivi – come il fatto che quasi la metà dell’umanità sia oggi online – Surman spera di convincere il pubblico a considerare Internet come una delle altre risorse pubbliche oggi in pericolo. “Come l’ambiente, l’Internet è qualcosa che circonda ciascuno di noi e su cui facciamo affidamento”, dice.

Il rapporto di Mozilla è stato redatto sulla base di dati esistenti su quello che le persone, le società e i governi fanno con Internet. La fondazione mira a pubblicare ogni anno degli aggiornamenti, e comincerà a condurre ricerche con il fine di generare nuovi flussi di dati sui segni vitali di Internet.

Surman spera di ottenere dati sui benefici generati dalle inserzioni online che supportano gran parte dei siti e dei servizi online. “La pubblicità democratizza o accentua la diversità fra le pubblicazioni all’interno di Internet, oppure ripaga solamente i giocatori più grandi e consolidati?”, si domanda.

Surman vorrebbe anche ricavare i dati necessari per comparare quello che i clienti di operatori di servizi Internet differenti riescono a ottenere in cambio dei loro soldi, sia che si trovino all’interno del loro paese o dall’altra parte del mondo.

Ellery Biddle, socia del Berkman Center for Internet and Society di Harvard, e direttrice di supporto presso la rete blog anti-censura Global Voices, accoglie il progetto di Mozilla per la composizione di un quadro esteso dei vari problemi spesso osservati dai vari gruppi isolati. Allo stesso tempo, critica l’analisi di Mozilla per l’occasionale confronto fra l’Internet odierno e l’Eden elettronico dei suoi primi giorni di vita.

Ad esempio, Surman descrive i moderni negozi di app e i giganteschi social network come i guardiani messi a prevenzione del genere di libera competizione che era possibile quando il Web era appena stato creato. La Biddle, dal canto suo, sostiene che questi stessi guardiani hanno aiutato milioni di persone online offrendo semplici e pratici spazi sicuri al cui interno comunicare e da cui esplorare Internet. “Mi trovo d’accordo con molti dei timori riguardanti i giardini recintati di Facebook e simili, ma la faccenda è più complessa”, dice.

Surman difende l’idea di utilizzare i dati sui tempi più felici della rete come metro di valutazione, ma non intende ricreare il fenomeno. “È stata un’era d’oro a cui non si può tornare”, dice. “Guardando avanti, però, dobbiamo assicurarci che l’Internet continuerà ad esserci per fornire opportunità e connessioni umane – il genere di cose che lo hanno reso grande all’inizio”.

(MO)

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