Indossare un dispositivo diagnostico

Un nuovo nanomateriale potrebbe trasformare gli abiti in dispositivi diagnostici lanciando l’allarme su lievi variazioni della temperatura corporea.

di Lisa Ovi

Ricercatori della University of Houston hanno descritto su ACS Applied Nano Materials, un nuovo nanomateriale, abbastanza flessibile da essere intessuto negli abiti, dotato di capacità di rilevamento che potrebbero essere utilizzate al rilevamento di alterazioni dello stato di salute in caso di lesioni o malattie.

Il nuovo materiale si presenta in forma di nanotubi di carbonio ed è in grado di rilevare lievi variazioni della temperatura corporea. La qualità saliente del nuovo nanomateriale è la sua struttura flessibile, ben diversa da una rigida struttura cristallina, che lo rende un buon candidato per la realizzazione di sensori della temperatura corporea indossabili, sia riutilizzabili che monouso.

I cambiamenti del calore corporeo, infatti, alterano la resistenza elettrica del materiale in misura sufficiente da essere rilevabile. Si produrrebbe così la possibilità di monitorare le condizioni di un individuo e intervenire tempestivamente, senza dover aspettare segnali visibili.

Secondo Seamus Curran, professore di fisica della Houston e coautore dello studio, un simile indumento potrebbe essere utilizzato per rilevare una condizione di disidratazione in un atleta, come il principio di formazione di una piaga da decubito in un paziente ricoverato. Il materiale avrebbe anche un ottimo rapporto qualità/prezzo, in quanto è richiesto una concentrazione minima di materie prime.

Il materiale fa parte di una categoria molto utilizzata dalla scienza dei materiali chiamata DCPN (nanocarbon-based disordered, conductive, polymeric nanocomposite). I materiali DCPN non sono solitamente dei buoni elettroconduttori e quindi poco adatti all’utilizzo nelle tecnologie indossabili, dove si richiede che il materiale sia in grado di rilevare anche lievi variazioni di temperatura.

(lo)

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